Camillo Sgroi e la sua PGS Sales, un amore cinquantennale

Nell’estate 1972, il playmaker del Gad Etna Catania appena promosso in Serie B entra nel cortile dei Salesiani di via Cifali. Si chiama Camillo Sgroi, ha 21 anni e ha voglia di allenare. Lì ci sono dei ragazzi, tutti in età da minibasket, che cercano una guida, un mentore, che insegni loro il gioco e li faccia divertire. Iniziò così un decennio che ha rappresentato la nascita del gruppo giovanile catanese migliore almeno fino a quello degli anni novanta della Grifone. Sulle mattonelle di via Cifali, impararono a giocare tutti quei ragazzi che avrebbero retto il basket nei successivi vent’anni.

Camillo Sgroi e i suoi ragazzi dei Salesiani di via Cifali, copertina di Basket Catanese del 14 aprile 2009

La PGS Sales Basket partecipò alle finali nazionali FIP e PGS, permettendo ai suoi ragazzi di fare esperienze impensabili. Il 3×3 catanese nacque in quel cortile, con i giocatori di tutte le età sempre presenti per interminabili pomeriggi che si concludevano al buio della notte. Per le trasferte, si partiva con tre macchine: quella di Wilson Sgroi, papà di Camillo e Luigi, quella di Granata, dirigente accompagnatore tuttofare, e quella di un genitore. Le altre squadre avevano giocatori più alti, più forti, più grossi; ma quello che avevano i ragazzi della PGS era il gruppo e una voglia smisurata. La stessa voglia che ha permesso ad Angelo Destasio di arrivare fino in Serie A e in Nazionale juniores. Gli altri si sono fermati a categorie più basse, ma molti hanno formato la spina dorsale del Gad Etna anni ottanta-novanta.

Camillo Sgroi (foto Roberto Quartarone)

Ieri sera, a Valverde, quasi una trentina di ex cestisti di Camillo Sgroi ha celebrato i 50 anni dall’inizio di quella piccola epopea che ha portato alle finali nazionali di Roseto degli Abruzzi e Forlì. Le anime dell’incontro sono state Giuseppe Nicolosi e Pippo Strazzeri, il primo plasmato dal suo coach fino a diventare titolare in Serie C, il secondo che ne avrebbe raccolto l’eredità quando gli impegni lavorativi lo avrebbero obbligato a fare un passo indietro. I fratelli Sgroi e Strazzeri hanno anche ricevuto una targa ricordo e tutti i presenti una foto che li ritraeva nelle formazioni di Camillo, con le maglie gialle e le tute blu.

L’esempio di Sgroi è vivissimo: credere nei giovani, trasmettendo valori e passione. I risultati possono anche non arrivare, ma se dopo 50 anni ancora ci si ritrova è sintomo che queste esperienze vanno ben oltre le vittorie sul campo.

Roberto Quartarone

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