Tre mondiali, un record mai raggiunto… Due partite della Francia da ricordare… La grande atmosfera della Turchia… L’esordio in Giappone…
Guerrino Cerebuch è nato a Trieste il 27 maggio 1964. Due ex arbitri internazionali (il triestino Gastone Cenni e il napoletano Ninì Ardito) lo invogliarono, tra i 15 e i 16 anni, a indossare la maglietta grigia. Da allora, una carriera che si è protratta per ben trentacinque anni, nel corso dei quali il suo curriculum si è arricchito di un notevole numero di finali scudetto e di finali di Coppe europee, tra cui la finalissima di Eurolega maschile del 2013 a Londra. Nelle manifestazioni per Nazionali ha finora stabilito un record di tre partecipazione ai Mondiali (Giappone 2006, Turchia 2010, Spagna 2014) che nessun altro arbitro italiano ha raggiunto. Da segnalare anche la presenza a tre Europei maschili (2005, 2009, 2013) e a una Olimpiade (Londra 2012). Da quattro anni ricopre il ruolo di responsabile degli arbitri di serie A.
«Quando ho ricevuto la convocazione per il Mondiale in Spagna del 2014, la mia felicità è stata enorme! Non me l’aspettavo; di Mondiali ne avevo già disputato due, ero stato presente alla recente Olimpiade di Londra, ma a 50 anni pensavo che non arrivasse più nessuna chiamata dalla FIBA… E invece mi sono ritrovato ancora là, con le Nazionali più forti dei vari continenti, il massimo che potessi chiedere alla mia carriera per chiuderla in bellezza… Forse si è trattato proprio di un riconoscimento nei miei confronti, e questo mi ha procurato una grande emozione, come se fosse la prima volta… Del resto, sapevo che era la mia ultima apparizione, il regolamento di allora non permetteva di andare oltre, a nessun livello…»
«Questo Mondiale del 2014, per me, si è fermato al girone di qualificazione di Granada, ma è stata comunque una esperienza gratificante. Anche perché in quel gruppo c’erano squadre come la Spagna, grande favorita per la finale, o come la Serbia e la Francia, che poi sono salite sul podio alle spalle degli Stati Uniti… Ho diretto Francia-Serbia, una partita accesissima, decisa solo allo scadere con un solo punto di scarto per i francesi, e potete capire la grossa responsabilità che un arbitro ha nelle mani quando si tratta di prendere una decisione negli ultimi secondi… E poi mi è toccato Spagna-Francia, con i padroni di casa che hanno vinto nettamente, e sembrava potessero tranquillamente arrivare fino in fondo: mi ha un po’ sorpreso il loro quinto posto finale…»
«C’erano tanti giocatori della NBA in queste tre squadre, diciamo personaggi da gestire in qualche modo… Ho sempre cercato di instaurare un rapporto sereno, improntato al rispetto reciproco, e devo ammettere che, in gran parte dei casi, sono stato aiutato dalla loro correttezza… I francesi Batum e Parker, per esempio, o anche lo spagnolo Pau Gasol, erano degli esempi di signorilità… Ho concluso in Spagna con Brasile-Egitto, e sinceramente un pensierino sulla convocazione alla fase successiva l’avevo fatto; non è arrivata, pazienza, l’importante per me era concludere senza alcun rammarico, e così è stato…»
«Da questo punto di vista era andata decisamente meglio quattro anni prima in Turchia. Là di partite ne avevo arbitrato sei, e quella che mi è rimasta più impressa è stata Lituania-Argentina, ai quarti di finale… La Lituania aveva tanti giovani interessanti, ricordo soprattutto il loro micidiale tiro da tre; non per niente vinse la medaglia di bronzo… Che grande atmosfera a Istanbul, al Sinan Erdem! Arbitrare in Turchia è sempre stata una cosa splendida, l’organizzazione e l’ospitalità che si trova da quelle parti credo che non abbia eguali…»
«Andando ancora indietro di altri quattro anni, arriviamo al mio primo Mondiale, in Giappone nel 2006… Quella volta, a differenza delle due successive, non avevo Gigi Lamonica come compagno di avventura, ma Fabio Facchini, altro collega da me molto stimato… Ebbi il piacere di arbitrare una partita degli Stati Uniti; era il quarto di finale contro la Germania di Nowitski, che fu battuta nettamente… Ricordo le prodezze di Lebron James, di Carmelo Anthony, di Chris Paul: allora forse erano solo giovani di belle speranze, poi sono diventati quello che sappiamo… Gli Stati Uniti, comunque, non andarono al di là del terzo posto, perdendo così la qualificazione diretta alle Olimpiadi di Pechino 2008; e così me li ritrovai al torneo pre-olimpico di Las Vegas dell’anno dopo…»
a cura di
Nunzio Spina
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