Mondiali: Saitama ’06
Il racconto di… Carlo Recalcati

Un modo per prepararsi a Pechino 2008, con 7 esordienti… La sfida onorevole contro gli Stati Uniti… Peccato non essere arrivati ai quarti…

Carlo Recalcati è tornato sulla scena dei Mondiali da allenatore, dopo avere preso parte a due edizioni da giocatore, nel ’67 in Uruguay e nel ’70 in Jugoslavia. Chiamato sulla panchina della Nazionale nel settembre del 2001, ottenne il bronzo agli Europei del 2003 in Svezia e l’anno dopo l’argento alle Olimpiadi di Atene. Seguirono altre due partecipazioni agli Europei, inframmezzate dal Mondiale in Giappone nell’agosto del 2006. La sua lunghissima carriera di allenatore si era iniziata nel 1980 (quando per una stagione, a Parma, aveva ricoperto il doppio ruolo). Partito dalla serie B, può vantare due promozioni nella massima serie, la militanza in ben quattordici squadre, e soprattutto il record (in comune con Valerio Bianchini) di tre scudetti con tre società diverse (Varese, Fortitudo Bologna e Siena). La sua attività di allenatore non ha conosciuto sosta fino al 2018, cioè fino all’età di 73 anni.

Carlo Recalcati impegnato in un time out al Mondiale in Giappone (dal periodico “Superbasket, settembre 2006”).

«Un Mondiale senza pretese e senza ambizioni, che però si è rivelato positivo sotto vari punti di vista: questo ha significato per me quel Mondiale in Giappone del 2006… Non avevamo guadagnato sul campo il diritto di qualificarci, utilizzammo una wild card; ma, al di là di questo particolare, il mio preciso intento era di inserire la manifestazione in un programma che avrebbe dovuto portarci alle Olimpiadi di Pechino di due anni dopo… L’argento olimpico di Atene era ormai alle spalle, avevo bisogno di rinnovare la squadra, e ne parlai chiaramente in consiglio federale: proposi di andare in Giappone non con la formazione più forte del momento, ma con una in cui potevo verificare il valore di qualche giovane (o anche non più giovane) sul quale contare per l’immediato futuro… Decisi di dare un po’ di respiro a gente come Bulleri o Galanda, che da quattro anni ormai si spremevano in una attività intensa, e di affidarmi a giocatori che scalpitavano per entrare in scena… Così buttai nella mischia ben sette esordienti!»

«A dire il vero, ci fu anche qualche infortunio che condizionò le mie scelte… Come ad esempio quello di Andrea Bargnani, che era stato appena chiamato dai Toronto Raptors, e che sicuramente avrebbe aumentato le nostre quotazioni… Però, ripeto, il mio proposito andava al di là del risultato, e le mie scelte non sono state di ripiego: conoscevo benissimo gli uomini ai quali mi affidavo… Le risposte sul campo sono state davvero incoraggianti da parte di tutti; certo, sul piano della qualità non abbiamo espresso un basket esaltante, come magari era successo ad Atene, ma su quello dell’impegno, della combattività, della mentalità giusta per affrontare qualsiasi avversario, senz’altro sì …»

Coach Recalcati accoglie con un sorriso ironico una avversa decisione arbitrale; attorno a lui (da sinistra) Mordente, Michelori e l’assistente Frates (dal periodico “Giganti del Basket, ottobre 2006”).

«Andando comunque a rivedere il nostro cammino nel torneo, possiamo dire che, praticamente, è bastata una sconfitta a sbarrarci la strada, quella rimediata agli ottavi con la Lituania… Fino a quel momento avevamo vinto quattro partite su cinque, cedendo solo agli Stati Uniti; loro magari non erano uno squadrone in quel momento, ma c’era pur sempre gente come LeBron James o come Carmelo Anthony, che contro di noi ha finito col fare la differenza… Se penso però alla maniera con cui Fabio Di Bella ha messo in difficoltà uno come Chris Paul o ai tanti canestri realizzati in quella partita da Marco Belinelli (che l’anno dopo, guarda caso, andò in NBA), non posso ancora oggi che provare orgoglio… La soddisfazione più grande, forse, se la prese Mason Rocca, che si fece valere sotto i tabelloni; lui era nato e cresciuto, anche cestisticamente, negli States, ma i giocatori americani non sapevano neanche chi fosse (o forse facevano finta di non saperlo!) e quindi lo ignoravano persino quando ci si trovava insieme dentro l’ascensore dell’albergo dove entrambe le squadre alloggiavano…»

«Certo è rimasto il rammarico di non essere riusciti ad arrivare tra le migliori otto, come a quel punto sarebbe stato nelle nostre possibilità… Contro la Lituania i ragazzi hanno lottato così come avevano fatto con Portorico, Slovenia e con le altre avversarie da noi battute; è stata una partita piena di errori da entrambe le parti, e a noi quella volta è mancato lo spunto giusto per avere la meglio nel finale… Mi è dispiaciuto soprattutto per i miei giocatori, che avrebbero meritato di più; da parte mia avevo raggiunto l’obiettivo che mi ero prefissato…»

a cura di

Nunzio Spina

 

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