I grandi protagonisti dei Mondiali
Buenos Aires ’90: Oscar

Ai livelli più alti del basket… Il miglior marcatore  mondiale… Record su record… Mai con una grande squadra… Lo sguardo di Tanjevic…

Oscar Schmidt. Pur di vestire la maglia della nazionale brasiliana, e per ben vent’anni, ha rinunciato a giocare in NBA. Nel 2013 è stato inserito nella Naismith Hall of Fame (dal sito “esporte.ig.com.br”)

 Una vita spesa a collezionare record. Tanti. Guadagnati tutti facendo una sola cosa, naturale per lui, straordinaria per chi lo stava a guardare: mettere il pallone dentro un canestro da qualunque posizione, chiunque fosse l’avversario! Oscar Daniel Bezerra Schmidt, semplicemente “Oscar”, ha stupito così, con la monotona precisione del suo tiro, con i grandi numeri dei suoi tabellini. E alla fine il suo nome ha trovato collocazione lassù, ai livelli più alti del basket mondiale.

Brasiliano con qualche residuo di gene tedesco, ha prestato al ruolo di ala il suo fisico robusto di due metri e 04. E tanto ha lavorato in palestra per correggere e perfezionare la tecnica di tiro da farla diventare la sua prerogativa, diremmo quasi la sua identità. Repertorio vario, partenza fronte e spalle a canestro, avvicinamento al tabellone o arretramento, il tiro per lo più in sospensione, da media o lunga distanza, con avambraccio destro ben alto sopra la testa (al sicuro da stoppate) e mano morbida (“A Mão Santa” l’avrebbero chiamato dalle sue parti); e poi, una volta lasciato il pallone, movimento verso canestro per un possibile rimbalzo, che praticamente non c’era mai, o quasi.

Per ventisei lunghe stagioni così, una macchina spara-canestri che non si è mai inceppata. Dai primi anni a San Paolo del Brasile a quelli in Italia (otto a Caserta, tre a Pavia), agli ultimi in Spagna. E in mezzo le presenze, tante anche queste, con la Nazionale carioca, dove è entrato a 19 anni ed è rimasto titolare fino ai 38, attraversando quattro campionati Mondiali e ben cinque Olimpiadi (un primato, come lui solo il cubano Teofilo Cruz).

Il tiro infallibile di Oscar, scagliato con la sua “Mão Santa”. È il giocatore che ha segnato più di tutti nella storia del basket mondiale: 49.737 punti (dal sito “elpais.com”).

Rifacendo i conti, sono risultati 49.737 punti in totale: più di tutti al mondo, nella storia del basket. E dentro questo record, i tanti altri sparsi qua e là. Alle Olimpiadi: media punti più alta nella storia, record dei punti segnati in totale e segnati in un solo incontro (55 contro la Spagna a Seul ’88). Ai Mondiali: media più alta nella storia, con la quale si è aggiudicata la classifica dei marcatori a Buenos Aires ’90. In Italia: più triple nella storia, numero più alto di partite (28) in cui ha realizzato 50 punti e più. E via di questi record…

Quasi a voler esaltare le sue prodezze personali, modesto si è rivelato il suo palmares come successi di squadra. Con la Nazionale, diverse medaglie d’oro nei campionati continentali americani, ma solo un bronzo ai Mondiali (quello di Manila ’78, strappato proprio all’Italia all’ultimo secondo) e nessuna medaglia olimpica. Con le squadre di club non è andata molto meglio. In Brasile una Coppa Intercontinentale nel ’79, col Sirio di San Paolo vincitrice sul Bosna Sarajevo allenato da Boscia Tanjevic (che restò così impressionato da quella “mano” da volerlo a Caserta qualche anno dopo). In Italia ancora meno: due finali scudetto perse con Caserta (che avrebbe invece vinto nel ’91, quando lui era già a Pavia), una Coppa Italia nell’88. Del resto, non ha mai giocato in una grande squadra, e ha sempre rifiutato di andare in NBA, per non perdere la possibilità – a suo dire – di vestire la maglia verde-oro della Nazionale. Forse aveva il timore di diventare un giocatore come tanti, o comunque di non essere più… un Oscar!

  

Nunzio Spina

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