Un gigante di 221 cm per 140 kg… Una figura dominante e vincente… Da Kiev al CSKA… Apripista per Sabonis…
Tutto di lui appariva enorme, quando lo si vedeva sui campi di gioco, persino i baffi, carattere distintivo perenne del suo volto. I centimetri in altezza erano 221, i chili di peso 140: il prodotto equivaleva a un gigante! E siccome sapeva cosa fare con un pallone di basket in mano, era inevitabile che ne venisse fuori anche un campione. Vladimir Tkachenko: nel pronunziare il suo nome si finiva spesso per scandire le sillabe (Tka-chen-ko), quasi per riflesso condizionato dalla vista.
Una figura dominante – come altrimenti non poteva essere – per il basket sovietico degli anni settanta e ottanta. Con lui in squadra, la Nazionale dell’URSS è praticamente salita sempre sul podio nelle varie manifestazioni disputate: due medaglie di bronzo alle Olimpiadi (Montreal ’76 e Mosca ’80), tre d’oro e due di argento agli Europei, una d’oro (Cali ’82) e due d’argento (Manila ’78 e Madrid ’86) ai Mondiali. Spesso e volentieri inserito nel quintetto ideale.
Nato a Sochi nel 1957 (quando la città turistica sul Mar Nero era sotto l’amministrazione dell’Ucraina, repubblica dell’URSS), all’età di 12 anni ne aveva già 190 di centimetri, e da quelle parti non si perdeva tempo ad aprire le porte di una scuola di sport con indirizzo basket. A 16 anni era pronto per il massimo campionato con la maglia della Stroitel di Kiev, dove sarebbe rimasto otto stagioni, prima di trasferirsi a Mosca nelle file del CSKA. Il debutto in Nazionale a 19 anni, a sviluppo scheletrico ultimato.
Non era solo grande e grosso, sapeva anche come muoversi tra compagni e avversari, per quanto i suoi movimenti apparissero lenti e goffi. In difesa la sua stoppata era sempre in agguato, oppure bastava un suo tagliafuori per scoraggiare ogni speranza di rimbalzo offensivo. In attacco non dovevi fargli ricevere palla, altrimenti gli bastava allungare il braccio per metterla dentro; e anche dalla distanza il suo tiro non era male. Al Mondiale di Cali, tanto per fare un esempio, risultò tra i migliori realizzatori dell’URSS vincitrice.
In qualche modo, Tkachenko, è stato il primo rappresentante di una classe di cestisti in grado di esprimere doti atletiche e tecniche nonostante la loro spropositata altezza. Uno di questi lo tenne a battesimo proprio lui: il lituano Arvydas Sabonis. Stessi centimetri, ma qualche chilo in meno, e soprattutto tanta agilità e classe in più. Per qualche anno si ritrovarono compagni in Nazionale e avversari in campionato, prima che la differenza di età (sette anni) facesse prendere loro strade diverse.
Nunzio Spina
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