I grandi protagonisti dei Mondiali
San Juan ’74: Modestas Paulauskas

Il lituano più famoso insieme a Sabonis e Marciulonis… Recalcati: «Un’ala grande che si adattava a tutto»… La vittoria sugli Usa nel ’72…

Modestas Paulauskas, con la canotta rossa della Nazionale sovietica e il suo inseparabile n° 5, in azione contro gli Stati Uniti (da “facebook.com”).

In Lituania è venerato come uno dei più grandi sportivi della storia. Sicuramente è stato, per almeno vent’anni, il cestista più rappresentativo di quella regione baltica: bandiera dello Zalgiris Kaunas, stella della Nazionale sovietica. Mito di una generazione, Modestas Paulauskas, ancora oggi sul gradino più alto nel podio della popolarità; i campioni più recenti Arvydas Sabonis e Sarunas Marciulonis – che tra l’altro lo hanno avuto come allenatore – gli si sono al massimo affiancati.

La prima vetrina internazionale, Paulauskas, la trovò proprio in Italia. Nell’aprile del 1964 si inaugurava a Napoli il Campionato Europeo Juniores, con otto squadre partecipanti, compresa l’Italia. L’Unione Sovietica sbaragliò il campo, e il giovane Modestas (che già militava nello Zalgiris) fece vedere cose fenomenali, mettendo a segno più di venti punti di media a partita (36 contro la Jugoslavia) e raccogliendo il suo primo riconoscimento come MVP.

Carlo Recalcati, che gli fu avversario in quella occasione come in tante altre poi con la Nazionale maggiore, ce lo descrive così: «Era un 1 e 94, non altissimo quindi, ma giocava vicino a canestro e aveva un repertorio di movimenti ricco e imprevedibile; sapeva muoversi come un pivot spalle al tabellone, giro e tiro, ma anche palleggi e entrata, senza disdegnare il tiro dalla distanza; oggi potremmo definirlo come un’ala grande, ma in realtà si adattava a fare tutto; la cosa che più colpiva era la sua potenza, oltre che la buona tecnica».

1982, Campionati juniores dell’Unione Sovietica. Nella formazione della Lituania, Paulauskas in veste di allenatore (il quarto da sinistra); nella stessa prima fila, si riconoscono i diciottenni Sabonis e Marciulonis (rispettivamente il secondo e l’ultimo da sinistra) (dal sito “esba-basket.com”).

Il destino volle che fosse Napoli a lanciarlo, e in qualche modo anche a condizionare la sua vita. Quella volta, infatti, la comitiva che doveva partire da Mosca alla volta dell’Italia perse l’aereo, e dovette ritardare il viaggio. Si venne a sapere – chissà con quale sgomento – che proprio quell’aereo si era andato a schiantare, non lasciando alcun sopravvissuto!
Già dall’anno dopo, il 1965, Paulauskas si presentava come un elemento di punta della Nazionale dell’URSS (ne sarebbe diventato anche capitano), e avrebbe dato avvio alla sua lunga e luminosa carriera in canotta rossa. L’elenco è lungo: cinque Europei, tre Mondiali, due Olimpiadi; sette medaglie d’oro, tre di bronzo (praticamente sempre sul podio!). MVP al suo debutto europeo nel ’65 a Mosca, quattro volte nel “Tournament Team”, due di queste ai Mondiali del ’67 e del ’70, mentre a quelli del ’74, a Portorico, risultò ancora determinante, alla soglia dei trent’anni, per la conquista del titolo.

Tra tanti successi, quello che lo ha reso più felice è stato sicuramente la prima medaglia d’oro olimpica per il basket sovietico, quando vennero clamorosamente sconfitti, nel ’72 a Monaco, gli avversari di sempre degli Stati Uniti: vittoria e medaglia rimaste storiche nell’Unione Sovietica, e nei paesi in cui si è poi disgregata, Lituania compresa.

Nunzio Spina

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