Il lituano più famoso insieme a Sabonis e Marciulonis… Recalcati: «Un’ala grande che si adattava a tutto»… La vittoria sugli Usa nel ’72…
In Lituania è venerato come uno dei più grandi sportivi della storia. Sicuramente è stato, per almeno vent’anni, il cestista più rappresentativo di quella regione baltica: bandiera dello Zalgiris Kaunas, stella della Nazionale sovietica. Mito di una generazione, Modestas Paulauskas, ancora oggi sul gradino più alto nel podio della popolarità; i campioni più recenti Arvydas Sabonis e Sarunas Marciulonis – che tra l’altro lo hanno avuto come allenatore – gli si sono al massimo affiancati.
La prima vetrina internazionale, Paulauskas, la trovò proprio in Italia. Nell’aprile del 1964 si inaugurava a Napoli il Campionato Europeo Juniores, con otto squadre partecipanti, compresa l’Italia. L’Unione Sovietica sbaragliò il campo, e il giovane Modestas (che già militava nello Zalgiris) fece vedere cose fenomenali, mettendo a segno più di venti punti di media a partita (36 contro la Jugoslavia) e raccogliendo il suo primo riconoscimento come MVP.
Carlo Recalcati, che gli fu avversario in quella occasione come in tante altre poi con la Nazionale maggiore, ce lo descrive così: «Era un 1 e 94, non altissimo quindi, ma giocava vicino a canestro e aveva un repertorio di movimenti ricco e imprevedibile; sapeva muoversi come un pivot spalle al tabellone, giro e tiro, ma anche palleggi e entrata, senza disdegnare il tiro dalla distanza; oggi potremmo definirlo come un’ala grande, ma in realtà si adattava a fare tutto; la cosa che più colpiva era la sua potenza, oltre che la buona tecnica».
Il destino volle che fosse Napoli a lanciarlo, e in qualche modo anche a condizionare la sua vita. Quella volta, infatti, la comitiva che doveva partire da Mosca alla volta dell’Italia perse l’aereo, e dovette ritardare il viaggio. Si venne a sapere – chissà con quale sgomento – che proprio quell’aereo si era andato a schiantare, non lasciando alcun sopravvissuto!
Già dall’anno dopo, il 1965, Paulauskas si presentava come un elemento di punta della Nazionale dell’URSS (ne sarebbe diventato anche capitano), e avrebbe dato avvio alla sua lunga e luminosa carriera in canotta rossa. L’elenco è lungo: cinque Europei, tre Mondiali, due Olimpiadi; sette medaglie d’oro, tre di bronzo (praticamente sempre sul podio!). MVP al suo debutto europeo nel ’65 a Mosca, quattro volte nel “Tournament Team”, due di queste ai Mondiali del ’67 e del ’70, mentre a quelli del ’74, a Portorico, risultò ancora determinante, alla soglia dei trent’anni, per la conquista del titolo.
Tra tanti successi, quello che lo ha reso più felice è stato sicuramente la prima medaglia d’oro olimpica per il basket sovietico, quando vennero clamorosamente sconfitti, nel ’72 a Monaco, gli avversari di sempre degli Stati Uniti: vittoria e medaglia rimaste storiche nell’Unione Sovietica, e nei paesi in cui si è poi disgregata, Lituania compresa.
Nunzio Spina
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