Diresse la squadra per otto gare nel 1961-’62, in Serie A… Il comunicato Fidal con la sua carriera nell’atletica: fu anche ct della Nazionale…
È morto Bruno Cacchi: famoso in Italia per il suo lavoro nell’atletica (è stato anche Ct della Nazionale), nacque a Forlimpopoli e crebbe a Catania, dove ebbe una fugace esperienza nella pallacanestro. Nel 1961-’62, infatti, fu chiamato ad allenare la Grifone in Serie A Seconda Serie. La squadra era in difficoltà economiche e senza allenatore, dopo la partenza di Amerigo Penzo.
A campionato iniziato, l’8 novembre, fu ingaggiato il prof. Cacchi, che nel basket aveva solo esperienze in squadre scolastiche ed era appena reduce da un corso da allenatore. Durò otto giornate, nelle quali la squadra non vinse alcuna partita, e così tornò Penzo per provare un’impossibile salvezza. Da lì a poco, Cacchi sarebbe emigrato al Nord, per dedicarsi interamente all’atletica.
Roberto Quartarone
Twitter: @rojoazul86
Una triste notizia per l’atletica italiana. Se n’è andato a 88 anni Bruno Cacchi, commissario tecnico della Nazionale italiana dal 1971 al 1974 e storico allenatore del mezzofondo. Cresciuto a Catania, è tra Roma e Milano che ha coltivato la propria passione di tecnico e trasmesso i valori dell’atletica a decine di giovani leve. Con il cronometro in mano seguì passo dopo passo gli allenamenti di sua moglie Paola Pigni, bronzo olimpico nei 1500 a Monaco di Baviera nel ’72. Alla famiglia vanno le condoglianze del presidente FIDAL Alfio Giomi, del Consiglio federale e di tutta l’atletica italiana.
I funerali si terranno giovedì 18 aprile alle 15, a Roma, nella parrocchia di San Gaetano in via Tuscania 12.
IL RICORDO (di Giorgio Cimbrico)
Alfredo Berra lo chiamava u liotru, l’elefante, per quella sua nascita catanese (u liotru è l’elefante che regge un obelisco, il simbolo della città etnea) che tutti davano per scontata, anche se all’anagrafe il luogo natale di Bruno Cacchi risultava Forlimpopoli e l’anno era il 1930. Il trasferimento in Sicilia avvenne quando il piccolo romagnolo aveva un anno o poco più. Il soprannome berriano dipese forse anche da quei lineamenti marcati, dietro i quali non faceva fatica a nascondersi un atteggiamento riflessivo sin dai tempi delle prime esperienze tecniche al Cus Catania, maturate quando, nel 1955, tornò a casa, dopo il diploma all’Isef di Roma.
Dieci anni dopo, l’emigrazione verso il Nord lo portò alla Pro Patria che, già gloriosa, stava per inoltrarsi negli anni ruggenti di Beppe Mastropasqua. La ricerca e lo studio, specie nella sfera del mezzofondo, lo avvicinarono all’orbita del professor Rodolfo Margaria, fisiologo di fama internazionale, che gli fece ottenere la cattedra di atletica dell’Isef Milano.
Fu in quegli anni, di studio e di campo, che conobbe Paola Pigni che sino a ieri, e per quasi mezzo secolo, gli è stata compagna di vita dopo averne seguito i consigli tecnici nella sua carriera di rivoluzionaria – di pasionaria, ha scritto qualcuno – di un mezzofondo femminile che stava uscendo dalla zona d’ombra in cui per troppo tempo era stato imprigionato.
Tra i tanti riconoscimenti che Paola Pigni-Cacchi, primatista del mondo di 1500, del miglio e dei 3000, ricevette, rimane piacevolmente memorabile il commento dell’Equipe di fronte a uno dei suoi successi nel cross dell’Humanité, al tempo una sorta di mondiale femminile: “Ma chi è questa ragazza italiana che riesce a battere le atlete dell’est?”. I titoli con l‘etichetta mondiale sarebbero venuti tra il ’70 e il ’74 a Vichy, Waregem e Monza. Il giorno del bronzo olimpico dei 1500, a un battito di ciglia dall’argento (la tedesca ddr Gunhilde Hoffmeister la piegò per un decimo, in realtà due centesimi, sul piede dei 4’02”) rimane uno dei più lieti generati da quell’unione.
Cacchi diventò commissario tecnico (il titolo era al tempo coordinatore della commissione tecnica) il 15 marzo 1971, succedendo a Marcello Pagani – il cammino del rinnovamento nebioliano era appena iniziato – e avrebbe tenuto quella carica sino agi Europei del ’74 a Roma, quando Paola, approdata all’appuntamento in incerte condizioni fisiche chiuse al quinto posto i 3000 andati alla finlandese Nina Holmen. Per lunghi anni il professor Bruno ha fatto parte del settore tecnico della federazione di pentathlon moderno, con particolare attenzione alla prova di corsa campestre sui 4 chilometri. Le stagioni dei successi olimpici e mondiali di Daniele Masala, Pier Paolo Cristofori e Carlo Massullo costituirono altri momenti indimenticabili della sua lunga carriera.
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