I grandi protagonisti dei Mondiali
Rio de Janeiro ’63: Wlamir

Un talento precoce… La generazione dei fenomeni… MVP e miglior marcatore… Le medaglie internazionali… Il commento di Rubini…

Wlamir Marques: con la maglia del Brasile ha partecipato a quattro edizioni del Mondiale, vincendo due medaglie d’oro e due d’argento (dal sito “WriteOpinions.com”).

Faceva parte di una generazione di fenomeni, e lui forse lo è stato più degli altri. Era il Brasile che a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta ha conquistato ben sei medaglie in altrettante manifestazioni intercontinentali: due ori e due argenti ai Mondiali, due bronzi alle Olimpiadi. In tutte, la firma di Wlamir Marques, considerato uno dei migliori cestisti brasiliani di tutti i tempi; un concentrato di potenza (in un metro e 85 cm), dinamismo, inventiva. Per queste e altre virtù era soprannominato “Diablo Loiro” (diavolo biondo).

A spianargli la strada del successo fu sicuramente la precocità con la quale riuscì a imporsi. Nato nel 1937 a São Vicente, all’età di 15 anni aveva già addosso la maglia a strisce verticali verde-oro della Nazionale brasiliana, con la quale partecipò nel ’52 alla prima manifestazione continentale in Argentina. Nel ’54 la prima delle sue quattro partecipazioni ai Campionati Mondiali, due anni dopo la prima di altrettante alle Olimpiadi. Per vent’anni e più sulla cresta dell’onda, diede definitivamente addio alla carriera di giocatore (per dedicarsi esclusivamente a quella di allenatore) solo a 36 anni.

Entrata acrobatica di Wlamir, miglior marcatore del Brasile e MVP ai Mondiali del ’63 a Santiago del Cile (dal periodico “Pallacanestro, 1963”).

Dei due ori Mondiali fu sicuramente l’artefice principale, risultando in entrambi i casi (Santiago del Cile ’59 e Rio de Janeiro ’63) il miglior realizzatore della sua squadra. Nel ’63 fu anche eletto MVP, dopo aver mandato in visibilio il pubblico di casa, al Maracanãzinho. Il grande Cesare Rubini, che in quella occasione era al seguito della Nazionale italiana come dirigente accompagnatore, restò talmente impressionato dal gioco di Wlamir da scrivere di lui, in un resoconto giornalistico per il periodico “Pallacanestro”: “…ha un palleggio meraviglioso e un tiro infallibile”.

Nel Mondiale, come detto, aveva debuttato a 17 anni, sempre a Rio de Janeiro (’54), facendo vedere di essere un’ala di grandi potenzialità; la medaglia d’argento conquistata quella volta (dietro gli USA), venne replicata a sedici anni di distanza, nella edizione di Lubiana ’70 (stavolta alle spalle della Jugoslavia). Carriera olimpica iniziata a Melbourne ’56 e conclusa a Città del Messico ’68: in mezzo le due medaglie di bronzo di Roma ’60 (questa a spese proprio degli azzurri) e a Tokyo ’64 (dove fu portabandiera nella cerimonia d’apertura). Lui, Wlamir Marques sempre protagonista, assieme ora all’uno ora all’altro dei fenomeni di quella generazione: Amaury, Dos Pasos, De Souza, Ubiratan, Rosa Branca.

Nunzio Spina

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