Il derby tra Cus Catania e Gravina rilancia le quotazioni dei gravinesi ma lascia anche un grande interrogativo di Alessandro Randazzo: «Dov’è finito lo spirito della partita?»…
“C’è aria di derby al Palacus, un sabato sera scoppiettante, le scintille in campo fra due squadre che hanno dato spettacolo sul parquet.”
E’ così che avrei voluto iniziare quest’articolo, ma purtroppo non è così che è andata.
Per me, ex giocatore nelle giovanili dello Sport Club Gravina, cresciuto a pane e finali provinciali contro il Cus Catania, quello di ieri non è stato un vero derby, e non lo è stato neanche per i giocatori in campo.
La partita tra Cus Catania e Gravina (vinta dagli ospiti per 58-68) è stata meno coinvolgente del terzo quarto di un sabato pomeriggio al PalaCatania. I soliti Barbera e Santonocito hanno portato avanti il Gravina garantendo un vantaggio per tutta la partita. Dall’altra parte Cuccia “cuor di leone” prova a tenere a galla i suoi, Lo Faro aiuta con qualche penetrazione ma l’attacco cussino si spegne e non è costante.
Da segnalare il minuto di show time di Arena, Vasta che segna in faccia a Santonocito e Saccà che con la sua esperienza dà una mano importante alla squadra.
Si vedono anche i due under Mazzoleni e Patanè che verranno scritturati per fare il sequel di “Mamma ho perso l’aereo“: il film uscirà nelle sale a fine 2019 col titolo “Mamma ho perso l’aereo per Roma – mi sono smarrito a Catania“.
Tutto bello, per carità! Ma dov’è finito lo spirito della partita?
Dove sono finiti gli scontri faccia a faccia, le provocazioni di Spina, le triple doppie con 20 punti, 10 rimbalzi e 10 antisportivi, lo status di “ex” di Enzo Higuain Santonocito, le perdite di tempo, le triple incarognite, gli allenatori che “L’obiettivo della mia vita? Vincere sto derby anche se siamo ultimi in classifica“, dove sono finiti?
Per non parlare dei giovani, la nuova leva cestistica catanese, che sembrava stessero giocando contro il Canicattì in amichevole: nessuna cattiveria agonistica, nessuna voglia di prevalere sull’avversario, dove andremo a finire?
C’era una volta il derby in quel di Catania… una partita a sé, fuori campionato, dove le disparità erano annullate, 40 minuti di fuoco in campo. Nelle tribune si respirava un’aria diversa, c’erano le vecchie glorie, i giocatori delle giovanili che un giorno avrebbero giocato quel derby in prima squadra, c’era l’amicizia fuori dal campo ma l’agonismo e la voglia di vincere dentro, c’erano le “mamme” e le “sorelle” nominate invano nel corso della partita, c’era il rispetto condito da quattro gomitate sotto canestro, c’era il basket catanese racchiuso all’interno di una semplice partita.
C’era una volta il derby, ma adesso non c’è più.
Alessandro Randazzo
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