Marino e Spanò, una miniera d’aneddoti
La cavalcata verso la B con il Gad Etna

Domani Alfa-Stella Azzurra, ecco la storia di chi c’era nel 1972-’73… Gli aneddoti, le carriere, i personaggi incontrati, le trasferte…

Domani l’Alfa giocherà in casa, contro la Stella Azzurra, la sua prima partita in Sicilia della stagione di Serie B. Uno dei vivai più importanti d’Italia affronta dunque la matricola catanese e c’è un precedente storico per i capitolini: giocarono contro il Gad Etna nel 1972-’73. In campo c’erano due giocatori etnei dalla storia fulgente: il pivot Carlo Marino e la guardia Piero Spanò.

La Dais-Gad Etna Catania 1972-1973. In piedi Paolo Scarpa, Diomede Tortora, Paolo Gallo, Giovanni Mancuso, Alessandro Ratta, Carlo Marino. Accosciati: Camillo Sgroi, Alfredo Greco, Giuseppe Mineo, Emanuele Lopresti, Piero Spanò.

L’ANNO DI SERIE B. «Loro erano molto più alti e prestanti – ricorda Marino –, ci difendevamo tecnicamente, ma erano fuori dalla nostra portata, ci sovrastavano. Ora non c’è questa differenza così netta, so che Catania è abbastanza forte». «Roma nel basket senior ha avuto un crollo – prosegue Spanò – ma non lo seguo più, mi piace giocarlo! Però qualche partita dell’Alfa l’ho vista lo scorso anno insieme a Carlo, anche per seguire Carmelo Carbone, con cui giochiamo a briscola in cinque! Nel gruppo ci sono anche Trovato, Galatà e Gangemi».

Scarpa contro Quercia nella partita d’andata

Entrambi erano in campo all’andata: finì 56-68, con otto punti di Marino e virgola di Spanò; al ritorno la Stella Azzurra vinse 87-58, con quattro punti di Marino. Era davvero fuori portata, ma Catania era all’apice in quel periodo. «Tutto sommato – spiega Spanò – il campionato fu condotto bene, ma la squadra fu presentata come più forte di quanto fosse. Giocammo con i ragazzi della C più Gallo e Lopresti, visto che Ratta giocò poco». «In quel momento storico – riprende Marino – noi eravamo la massima espressione della Sicilia, eravamo la squadra top, rappresentavamo il Sud. Fu un peccato non continuare».

Carlo Marino, nato a Buenos Aires nel 1950, è quarto tra i più presenti con la maglia del Gad Etna: 214 presenze, 2.011 punti, ha giocato tra il 1967 e il 1980 solo con i gaddini. Spanò ha un anno in più ed è nato a Catania, ha giocato dal 1964 al 1974 in prima squadra, collezionando 168 presenze (11º assoluto) e 1.118 punti; ha giocato anche con la Grifone (due partite in B) e lo Sport Club (27 presenze e 102 punti in due stagioni).

Piero Spanò (foto “La Sicilia”)
Nato a Catania nel 1949, guardia
1963-‘64 Grifone (B) 2 – 0
1964-’65 Gad Etna (B) 7 – 16
1965-’66 Gad Etna (C) 16 – 93
1966-’67 Gad Etna (C) 17 – 69
1967-’68 Gad Etna (C) 20 – 100
1968-’69 Gad Etna (C) 19 – 90
1969-’70 Gad Etna (C) 22 – 235
1970-’71 Gad Etna (C) 21 – 158
1971-’72 Gad Etna (C) 22 – 152
1972-’73 Gad Etna (B) 8 – 10
1973-’74 Gad Etna (D) 15 – 185
1975-‘76 Sport Club (C) 26 – 102
1976-‘77 Sport Club (C) 1 – 0

 

 

LA CARRIERA DI SPANÒ. «Ho iniziato al seguito di mio fratello – attacca Spanò – e fu una decisione sofferta. Mio padre era contrario, voleva che studiassi piano al liceo musicale, ma dopo un trimestre lasciai. Lui mi disse: “Ti mangerai i gomiti!” “E vuol dire che starò senza gomiti!” lo sfidai. Il basket fu per me un modo per socializzare. Delle giovanili, ricordo una finale regionale in cui non fecero giocare me e Mineo, perché il presidente federale, Enrico Vinci, era messinese e mise una regola: chi aveva giocato più di due partite nei campionati “superiori” non poteva fare le finali senior. Così ci hanno fregato quella vittoria!»

Spanò in breve giunse in prima squadra, dove fu protagonista di una crescita lenta e progressiva che portò la squadra alla promozione in B nel ’72. «Credo che la partita più bella della squadra è stata quella del 4 aprile 1971 – Spanò sfoglia il giornale dell’epoca –: “Gad costretto alla fuga nell’inferno di Caserta”! Così fu titolato l’articolo di Vittorio Corona detto Vicor, il giornalista in gamba che ci seguiva. Ci giocavamo la promozione, eravamo avanti a un minuto dalla fine, ma gli arbitri ci fischiarono tutto contro, anche nel supplementare, tanto che coach Totò Trovato ritirò la squadra a 30” dalla fine. C’erano tremila persone al palazzetto!»

«Altra sconfitta che ricordo fu quella ad Avellino – prosegue Spanò –: Diomede Tortora si ruppe un braccio, io segnai 27 punti e si giunse al terzo supplementare. All’ultima azione, malgrado stessi segnando solo io, decisi di passare la palla a Gianni Russo, che tutto solo sbagliò. Dopo la partita, ci consolammo con le giocatrici di una squadra femminile che era venuta a vederci: loro coccolavano Diomede con il braccio rotto e noi stavamo attorno per stare con loro!» Ci furono anche delle vittorie memorabili. «Ricordo due partite contro Ragusa – riprende Spanò ­– di cui una in cui segnai… “da casa mia”, una delle mie specialità; peccato che non c’era il tiro da tre! E un’altra contro Palermo, in cui trascinai la squadra. In Serie B però non trovai spazio e lasciai dopo qualche mese, rimasi in Serie D dopo la rinuncia e ad alto livello ho chiuso con lo Sport Club, dopo il militare, ma fu un’esperienza di passaggio».

Un canestro di Carlo Marino nella sfida del 6 febbraio 1972 tra Gad Etna e US Palermo (foto New Press-“La Sicilia”)
Marino è nato a Buenos Aires nel 1950, centro. Questa la carriera:
1967-’68 Gad Etna (C) 16 – 33
1968-’69 Gad Etna (C) 20 – 118
1969-’70 Gad Etna (C) 20 – 180
1970-’71 Gad Etna (C) 21 – 178
1971-’72 Gad Etna (C) 22 – 186
1972-’73 Gad Etna (B) 23 – 191
1973-’74 Gad Etna (D) 19 – 274
1975-’76 Gad Etna (D) 17 – 246
1976-’77 Gad Etna (D/C) 17 – 283
1977-’78 Gad Etna (C/B) 20 – 219
1978-’79 Gad Etna (C/B) 16 – 90
1979-’80 Gad Etna (C/B) 2 – 4

LA CARRIERA DI MARINO. Marino ha una trafila un po’ diversa. «Io con lo Sport Club non ho mai giocato invece – inizia Carlo –. Ho iniziato a 14 anni, tardi, quando Andrea Gangemi mi incontrò per strada e vide la mia altezza. Ero 193 cm, ma conoscevo solo una persona in città più alta di me all’epoca; e per me era anche motivo di vergogna quell’altezza. Nel basket trovai una valvola di sfogo e scoprii che in Serie C mi difendevo bene! Certo, in B Quercia mi dava più di 10 cm di differenza, ma ero dotato di una buona elevazione a rimbalzo».

Il nome del lungo nato in Argentina ma catanesissimo è stato legato a due generazioni, quelle che hanno avuto come coach Totò Trovato ed Enzo Molino. «Nel 1966 mi notarono – spiega Marino – e andai a un concentramento con gli allenatori Pentassuglia e Dispenzieri e con me c’era Renzo Bariviera, futuro Azzurro. Della squadra, ho ottimi ricordi di tutti. C’erano personaggi pittoreschi, come Pietro Torrisi, o Andrea Gangemi, detto osso d’Alivu, tutti grandi amici! Facevamo tanti sacrifici, eravamo tutti studenti che invece di uscire si allenavano, ma così facevamo gruppo».

«Ricordo le trasferte – prosegue Marino –. La prima trasferta in aereo, a Brindisi, con mia madre che mi accompagnò fino alla scaletta perché i controlli quasi non c’erano! Ma soprattutto in treno, quando Enzo Molino, che era uno spasso: bastava guardarlo e ci faceva ridere. Faceva le caricature di tutti durante il viaggio, era splendido. Imitava bene Trovato e il presidente Alfredo Avola. Rimase memorabile la storia dei soldi per la trasferta. Trovato gli chiedeva 300 mila lire, lui infilava la mano in tasca, estraeva 100 mila lire appallottolare e gli diceva: “‘A petra ‘un si po’ munciri!”. Poi però tirava fuori le altre banconote. Imitava anche Giuseppe Mineo, che sparava passaggi esagerati, e Alfredo Greco, che li doveva prendere con voli plastici».

Diomede Tortora, Totò Trovato e Carlo Marino (archivio Carlo Marino)

Con il tempo la squadra arrivò fino in B. «Ci salvammo – prosegue Marino – ma fu dura. Ricordo però una mia partita a Siena: nel primo tempo segnai 7/7, tra questi un contropiede e un tiro da lontano (cosa strana per me!), fummo in vantaggio. Disputammo una bella prestazione, ma poi perdemmo 111-64. Anche con Rieti fu una bella partita, con loro giocava Lombardi e perdemmo solo 68-60. Io poi ho continuato fino alla generazione successiva. Ho bellissimi ricordi con splendidi ragazzi, con La Fauci, Calì, Destasio: fior di giocatori».

Carlo e Piero si sono poi ritrovati nei campi minori di Promozione e anche fuori dal basket federale per moltissimi anni. «Fino a cinque anni fa – ammette Spanò – andavamo anche al Leonardo a giocare. Abbiamo fatto tanti campionati, dopo la C, tra cui la Promozione con l’Ardor Sales, allenati da “Ezi” Carmelo Viola». «Siamo stati anche al San Filippo Neri – aggiunge Marino ­– con agonismo anche correndo a 2 km all’ora o contro ragazzi più giovani. Filippo Galatà e Carmine Bonomo erano sempre tra i più accaniti».

Il Gad Etna Catania il 3 novembre 1971. In piedi: Paolo Scarpa, Diomede Tortora, Carlo Marino, Piero Spanò. Accosciati: Giovanni Russo, Alfredo Greco, Giuseppe Mineo, Pietro Torrisi e Camillo Sgroi. La squadra venne promossa in Serie B.

GLI ANEDDOTI. Marino, dopo il ritiro, ha lavorato come manager d’azienda, anche all’estero, mentre Spanò è stato professore universitario a Scienze politiche. Malgrado la grande carriera lavorativa, gli aneddoti sportivi sono ben vividi nella memoria. «Il papà di Carlo – riprende Spanò – aveva il negozio di fotografia in via Etnea. Un giorno mandò un suo lavorante a riprendere l’allenamento, noi ci impegnammo perché volevamo vedere il video… che alla fine ritraeva solo Carlo anche quando non giocava!»

«Trovato aveva un rapporto particolare con gli arbitri – sono le memorie di Carlo –. Diceva che erano suoi amici, si avvicinava, stava mezz’ora a parlare e poi diceva “È fatta!”, invece poi l’arbitro ci trattava malissimo e perdevamo».

Piero Spanò è una miniera d’oro, partendo proprio dal suo ex coach. «Trovato ancora lavora come rappresentante e parla tantissimo, faceva il tuttologo. Una volta lo mettemmo alla prova, mettendoci a parlare di cavalli: e anche lì disse la sua! Lui vantava sempre i viaggi premio in America. Una volta dissi a Carlo: “Sai che Trovato è andato anche in Cina? È andato con la moglie Silvana e la cognata Mara. E ha conosciuto Mao! Quando li ha presentati ha detto: ‘Mao Mara, Mara Mao!’”».

«Ricordo un derby con lo Sport Club: Santi Puglisi era un signor allenatore, sapeva che Giuseppe Mineo non era un grande tiratore e non lo fece marcare. Lui tirava comunque e fece arrabbiare anche suo padre in tribuna!»

Il Gad Etna Catania 1970-1971. Camillo Sgroi, Alfredo Greco, Giuseppe Mineo, Carlo Marino, l’allenatore Totò Trovato, Andrea Gangemi, Diomede Tortora, Piero Spanò, Giovanni Russo, Pietro Torrisi.

«Ci fu un anno in cui si chiuse il palazzetto, dove c’era il custode Valenti che si arrabbiava sempre quando ritardavamo. In quel periodo, andammo all’Enrico Toti, la palestra dell’ex Gemmellaro. Ovviamente all’aperto. Ovviamente senza docce. Noi uscivamo in strada in inverno e ci facevamo la doccia con un getto d’acqua proveniente da un tombino».

«Altra storia bellissima è a Brindisi. Alfredo Greco parlava di un’amica che aveva lì, Mineo voleva conoscere lei e le sue amiche e Greco gli disse che avrebbe organizzato un appuntamento di fronte all’hotel; gli disse di bussare nella sua porta e che lo avrebbe raggiunto. Invece lui bussò, nessuno uscì, andò solo e noi lo guardammo dalle finestre mentre aspettava le ragazze, che non sarebbero mai arrivate! Mineo faceva anche parlava sempre di grandi giocatori e giocatrici che conosceva: tipo Marisa Sannia, cantante e giocatrice famosa, che però quando incontrò davvero si rifiutò di salutare facendoci capire che non la conosceva affatto; oppure Jellini, che lui chiamava “Jello”: quando venne la Nazionale si mise a bordo campo e gli passò un’asciugamani, ma l’Azzurro lo guardò senza capire chi fosse».

OGGI. «Oggi è un mondo totalmente diverso – chiude Marino –, soprattutto dal punto di vista economico. In Serie B avevamo un rimborso, ma sciocchezze, giocavamo per niente. Era solo passione. A distanza di mezzo secolo, ci vediamo con molti del gruppo. Credo che sia una delle cose più belle. Con compagni conosciuti a quell’età, sono amicizie disinteressate che rimangono per anni. C’è una spontaneità che è rimasta. Certo, abbiamo le nostre sfaccettature, però la ritengo una grande ricchezza avere la fortuna di poterci frequentare. Lo sport è scuola di vita. In particolare quello di squadra. Serve nella vita». E ancora oggi tutto questo non è cambiato!

Precedenti Catania-Stella Azzurra nei campionati nazionali (0-2):
• Serie B 1972-’73: Gad Etna-Stella Azzurra 56-68, 58-87.

Roberto Quartarone
Twitter: @rojoazul86

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