Europei di basket: Madrid 2007
Il ricordo di… Angelo Gigli

«Un Europeo d’altissimo livello»… «Le partite più belle a Madrid: contro Turchia e Germania»…

 

Angelo Gigli è nato il 4 giugno 1983 a Pietermaritzburg, città del Sudafrica, dove la famiglia risiedeva per motivi di lavoro del padre (quel giorno, guarda caso, l’Italia vinceva il suo primo oro europeo a Nantes!). Un passato sconosciuto per Angelo, perché il rientro in Italia, a Roma, avvenne quando lui aveva appena due anni. Le prime esperienze cestistiche con due club minori della capitale (Vigna Pia e Fortitudo), poi il trasferimento alla Pallacanestro Reggiana, che a 20 anni lo lanciò in prima squadra, in Legadue; subito promozione, e conseguente debutto nel massimo campionato. Il passaggio alla Benetton Treviso coincise forse col periodo della sua maturazione: col coach statunitense-israeliano David Blatt vinse nella stagione 2006-2007 la Supercoppa, la Coppa Italia e, senza la penalizzazione per il “caso Lorbek” (giocatore sloveno, tesserato irregolarmente), avrebbe anche disputato i play-off scudetto. Due metri e undici, fisico armonico, ha ricoperto finora sia il ruolo di ala grande che di centro, mostrando atletismo, buone qualità di rimbalzista e di realizzatore, anche nei tiri da tre. Esordio in Nazionale con Recalcati nel dicembre del 2004, preludio alla convocazione per gli Europei dell’anno dopo; a seguire i Mondiali del 2006, quindi gli Europei del 2007. Avrebbe preso parte ad altri due Europei (2011 e 2013) se non fosse stato fermato da altrettanti infortuni. La sua carriera di club ha poi toccato altre tappe importanti (Roma, Virtus Bologna, Milano, di nuovo Reggio Emilia) fino a quella di Ferentino, in A2, con cui ha giocato nelle ultime due stagioni.

Angelo Gigli in azione nell’Europeo 2007; la sua tenace e produttiva difesa sull’asso Nowitski non bastò all’Italia per evitare sconfitta e eliminazione da parte della Germania (da Superbasket, n° 37, 2007).

“La Nazionale che disputò l’Europeo del 2007 viveva un periodo di transizione. Si era lasciata alle spalle l’esaltazione dell’argento olimpico di Atene, ed era avviata verso una fase di rinnovamento; per forza di cose non poteva avere lo stesso affiatamento del gruppo storico di qualche anno prima: quello era una specie di computer perfetto, il nostro ancora tutto da impostare…”.

“Eppure, se andiamo a rivedere risultati e partite dell’Europeo spagnolo, possiamo senz’altro dire che la mancata qualificazione alla fase finale e il nono posto non furono affatto conseguenza di un tracollo… Cominciamo dalla partita di esordio con la Slovenia: la perdemmo di un punto, dopo avere tanto inseguito ed essere poi andati avanti nella fase cruciale… Sembrava fatta, se non fosse stato per Jaka Lakovic, il loro play, che si inventò un canestro all’ultimo secondo da quasi metà campo… Per tanto tempo ci siamo chiesti quale sarebbe stato il nostro destino se quella parabola non avesse centrato la retina…”.

“Abbiamo anche saputo reagire, perché con Francia e Lituania le partite le abbiamo giocate alla pari… Solo che la differenza la fanno gli episodi nei momenti determinanti, e questi vanno sempre a favore delle squadre più esperte e più rodate, come non era la nostra in quel periodo…Comunque siamo riusciti a qualificarci con la sola vittoria sulla Polonia, e in quella occasione Basile ci tolse le castagne dal fuoco…”.

“Forse le partite più belle sono state le due giocate a Madrid, nella seconda fase, contro Turchia e Germania… La prima è stata combattutissima, l’abbiamo spuntata al tempo supplementare, dopo che loro avevano sbagliato il tiro decisivo; io ero particolarmente ispirato, ricordo di aver segnato un bel po’ di punti e catturato un buon numero di rimbalzi (17 e 10 rispettivamente, n.d.r.)… Nella seconda, Recalcati mi aveva dato il preciso compito di marcare Nowitski, di rimanergli attaccato senza fare cambi difensivi; fermarlo non era facile, lui era un grande realizzatore, viaggiava a 25 punti di media a partita, e infatti alla fine vinse la classifica marcatori; contro di noi si limitò (15 punti, n.d.r.), ma questo purtroppo non bastò per avere la meglio… Fummo eliminati dalla fase finale a otto, e tornammo a casa con qualche rammarico…”.

“Quello in Spagna, comunque, fu un Europeo di altissimo livello. Lo vinse la Russia guidata dal mio coach di Treviso, David Blatt, che in squadra aveva un grande fuoriclasse come Kirilenko… Ma avrebbero potuto vincerlo anche i padroni di casa della Spagna, che furono sconfitti in finale di un solo punto, e in formazione c’erano non so quanti NBA… Stesso discorso per la Lituania, arrivata terza… Insomma, si capì che per stare al passo con queste Nazionali bisognava recuperare tanto terreno…”.

 

 

a cura di

Nunzio Spina

 

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