«Un incrocio di situazioni sfortunate»… «Pesante l’assenza di Myers»… Il rapporto con Tanjevic…
Gianluca Basile è nato il 24 gennaio 1975, a Ruvo di Puglia, cittadina in provincia di Bari, dove ha giocato a basket fino all’età di 18 anni. Passato nelle giovanili della Pallacanestro Reggiana ha esordito in prima squadra nel ’95, conquistando l’anno dopo la promozione in A1. Il passaggio alla Fortitudo Bologna, nel ’99, lo ha lanciato alla ribalta e gli ha regalato i primi successi: in sette stagioni, due scudetti e una finale di Eurolega. L’ha vinta poi qualche anno dopo, l’Eurolega, ma con la maglia blaugrana del Barcellona: l’emigrazione in Spagna fruttò anche la vittoria di due campionati e tre Copa del Rey. Guardia di 1,92, all’abilità come difensore e contropiedista ha poi aggiunto quella di tiratore, adattandosi anche al ruolo di play. Esordio in Nazionale maggiore nel ’96, convocato da Ettore Messina per una amichevole; è stato poi Tanjevic a lanciarlo nelle competizioni ufficiali: con lui, un Mondiale, due Europei e l’Olimpiade di Sidney; altri tre Europei, un Mondiale e l’Olimpiade di Atene, con Recalcati in panchina. Occupa il quinto posto per numero di presenze in maglia azzurra. Tornato in Italia, ha giocato ancora a Cantù e Milano, per poi concludere in bellezza la sua carriera in Sicilia, a Capo d’Orlando, con un’altra promozione nella massima serie.
“L’Europeo di Istanbul 2001 è stato un incrocio di situazioni davvero sfortunate; forse il destino ci ha fatto pagare – e pesantemente – il prezzo degli episodi favorevoli che due anni prima ci avevano aiutato a conquistare l’oro a Parigi. Basti pensare alla partita di esordio in Turchia nel girone di qualificazione, che abbiamo giocato contro la Grecia: avevamo segnato il canestro che ci portava avanti a 5-6 secondi dalla fine; a quei tempi la rimessa in gioco partiva ancora da sotto canestro, e quindi doveva trascorrere anche il tempo per portare la palla avanti… Ebbene, siamo stati capaci di fare una difesa a zona pressing, che ha finito col disorientare noi invece che gli avversari, lasciando libero proprio il loro miglior tiratore in campo, Alvertis, che ci ha punito dall’angolo… Porca miseria, se ci penso!”.
“Col senno del poi, ovviamente, non si possono fare i conti, ma sono convinto che se avessimo vinto con la Grecia, sarebbe stato tutto un altro Europeo. Anche perché poi abbiamo fatto fuori le altre due del girone, Bosnia e Russia (Basile sempre in doppia cifra in tutte e tre le partite di qualificazione, n.d.r.). La Russia sembrava una squadra devastante (con Kirilenko e compagni), noi l’abbiamo superata giocando una grande partita, ma non è bastato per arrivare primi, e così ci è toccato lo spareggio con la Croazia, che ci ha rimandato a casa…”.
“L’assenza di Carlton Myers ha indubbiamente pesato, come purtroppo ci si aspettava; dei suoi canestri la squadra non poteva fare a meno… Però Tanjevic, anche stavolta, aveva preparato molto bene la squadra, soprattutto dal punto di vista atletico; ricordo ancora le ripetute sui campi di atletica e le salite nei percorsi di montagna che facevano parte del suo programma di allenamenti. Lui non cercava attenuanti, e non gli importava chi c’era o chi non c’era: voleva che in campo tutti dessero il massimo… Dopo la sconfitta con la Croazia è entrato negli spogliatoi, ci ha abbracciato e ringraziato uno per uno: sapeva già, evidentemente, che quella sarebbe stata la sua ultima apparizione in Nazionale… Per me è stato un allenatore che ha lasciato il segno: ho appreso da lui la mentalità del lavoro duro, dell’impegno costante, quelle cose insomma che sono indispensabili se si vogliono ottenere dei risultati…”.
a cura di
Nunzio Spina
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