Europei di basket: Zagabria ’89
Il ricordo di… Walter Magnifico

«L’Europeo che ha segnato la mia maturazione cestistica»… Le difficoltà nel contrastare i giganti di Jugoslavia e Urss…

Walter Magnifico ha vestito la maglia azzurra in cinque Europei, una Olimpiade e un Mondiale.

Walter Magnifico è nato il 18 giugno 1961 a San Severo, in provincia di Foggia. A 10 anni era già alto un metro e 72 (sarebbe arrivato a 2 e 09) e il bidello della scuola media, cercatore di talenti, non perse un attimo a mettergli un pallone di basket in mano. Nella cittadina pugliese fece i campionati giovanili ed esordì in prima squadra; ma a 18 anni era già tempo di approdare in una società di serie A, la Fortitudo Bologna. Seguirono gli anni di Pesaro, dove con la Scavolini fu artefice di due scudetti, una Coppa delle Coppe e due Coppe Italia. Nel club marchigiano, di cui divenne bandiera e capitano, sarebbe tornato a fine carriera, dopo le positive esperienze a Bologna (sponda Virtus, con un’altra Coppa Italia) e Roma. Nel ruolo di ala grande, Magnifico è stato uno dei migliori talenti espressi dal basket italiano (tanto da attirare le attenzioni della NBA): ottimi fondamentali, rimbalzi, agilità sotto canestro, tiro dalla media distanza. In Nazionale occupa il settimo posto nella classifica delle presenze (e il sesto in quella dei marcatori), avendo disputato cinque Europei, una Olimpiade e un Mondiale. In campo fino a 43 anni, si è poi cimentato nel ruolo di allenatore e in quello di dirigente, divenendo peraltro capo delegazione di Nazionali giovanili. Da qualche anno ha creato a Pesaro una propria società di basket giovanile, la “Real Magnifico Basket Club”, nome suggerito dalle sue simpatie per il Real Madrid Baloncesto.

Zagabria ’89 è stato forse l’Europeo che ha segnato la mia piena maturazione cestistica. Avevo fatto con Gamba il mio primo percorso in Nazionale, coronato dal bronzo all’Europeo di Stoccarda ’85; ero poi stato valorizzato da Bianchini, e quel quinto posto all’Europeo di Atene ’87, con una sola sconfitta, fu per me un’altra tappa importante. Il ritorno di Gamba in panchina mi trovò pronto sia da un punto di vista fisico, sia da quello psicologico: ero attaccato a quella maglia azzurra, nell’indossarla avvertivo sempre una grande emozione, oltre che un senso di responsabilità…”.

Magnifico a canestro in una partita della Nazionale, eludendo la stretta marcatura avversaria (da Giganti del basket, n° 7/8, 1985).

“Come al solito Gamba aveva cercato di costruire una formazione unita e equilibrata; io facevo parte di un gruppo ormai collaudato, assieme a Brunamonti, Costa e Riva; c’erano diversi giovani che si erano affermati in campionato, il valore aggiunto era rappresentato da Mike D’Antoni, che si inserì benissimo in questo spirito di squadra… Il girone di qualificazione ci diede molto coraggio, grazie alle belle vittorie contro Spagna e Olanda; e la sconfitta iniziale con l’Unione Sovietica, che ci aveva superato di soli tre punti, non ci aveva affatto demoralizzati. Un pensierino alla medaglia di bronzo, sinceramente, lo avevamo fatto, dopo aver ceduto in semifinale ai padroni di casa della Jugoslavia; mi ricordo che seguimmo in albergo l’altra semifinale, tra URSS e Grecia, sperando che perdesse quest’ultima, una squadra che ritenevamo più alla nostra portata. E invece quel diavolo di Galis ha fatto l’ennesimo miracolo, rispedendoci i sovietici, e arrabbiati per giunta… Superare giganti come Sabonis, Bilostinnyi o Volkov, vi assicuro che era una impresa allora… Così come impossibile era contrastare i fuoriclasse jugoslavi: quell’anno ce n’erano proprio tanti in squadra…”.

“Comunque avrei fatto in tempo a risalirci, sul podio europeo, due anni dopo a Roma; e sempre con coach Sandro Gamba: ogni volta che pronunzio il suo nome, quasi mi commuovo, perché è stata una persona che mi ha dato tantissimo, sia sul piano tecnico che su quello umano… Devo dire che sono stato fortunato ad avere allenatori come lui, come lo stesso Bianchini, che mi sono ritrovato anche a Pesaro; e non vorrei dimenticare Ettore Messina, che addirittura nel ’95, quando avevo già 34 anni, mi ha richiamato in Nazionale per l’ultimo Europeo della mia carriera, ad Atene…”.

a cura di

Nunzio Spina

 

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*