Il ritorno dopo il biennio a Bologna… Lo scherzetto tentato all’Urss di Sabonis… L’infortunio di Riva condiziona… «Mi ritenni soddisfatto»…
L’addio alla Nazionale, dato tra lacrime di gioia e di commozione con la medaglia di bronzo al collo conquistato all’Europeo di Stoccarda ’85, si rivelò poi un… arrivederci! Sandro Gamba venne richiamato sulla panchina azzurra (e lui ben volentieri accettò) all’indomani del quinto posto riportato da Valerio Bianchini all’Europeo di Atene ’87. C’era l’Olimpiade di Seul all’orizzonte, ma al torneo pre-olimpico disputato in Olanda, tra Arnhem e Rotterdam, la qualificazione non arrivò nonostante sette vittorie su dieci incontri (compresa quella con la Spagna, che a Seul invece sarebbe andata). A coach Gamba, quindi, non restava che preparare nel migliore dei modi la squadra – in piena fase di rinnovamento – per il successivo appuntamento continentale, gli Europei di Zagabria ’89. Dove peraltro, per nuove disposizioni della Fiba, si poteva accedere solo con una qualificazione sul campo; compito che era stato assolto in maniera alquanto disinvolta, battendo, tra le altre, la Svizzera a Forlì, in quella che è passata alla storia come la partita dei record: 141 a 75 (il precedente maggiore attivo era 128 a 49 contro l’Irlanda), con 46 punti di Antonello Riva (che superò il primato dei 45 punti messi a segno da Adelino Cappelletti, trentuno anni prima). Nei due anni di assenza dalla Nazionale, intanto, Gamba aveva nuovamente respirato l’aria eccitante del campionato, guidando la Virtus Bologna fino ai play-off scudetto in entrambe le stagioni.
“Quella che si presentò a Zagabria era una Nazionale un po’ sgangherata – lo dico ovviamente in tono affettuoso – una squadretta frizzante che non aveva, e non poteva avere, grandi pretese. E invece risultò una bella sorpresa! Attorno ai vari Magnifico, Riva, Costa e Brunamonti, i più giovani si sono battuti con grande coraggio, tutta gente disposta a correre e a sacrificarsi… Nel girone di qualificazione abbiamo spazzato via l’Olanda e la Spagna (a cui la mia presenza doveva essere particolarmente indigesta!); stavamo per fare un bello scherzetto anche all’Unione Sovietica di Sabonis e compagnia bella… “.
“Quella volta sorpresi un po’ tutti con la convocazione in Nazionale di Mike D’Antoni, e ammetto che la mia decisione poteva apparire un po’ fantasiosa… Devo dire che lui, da grande professionista qual era, mi ha aiutato molto a inserirlo nei meccanismi di gioco; c’era il rischio che interpretasse a modo suo il ruolo di play-maker, invece si è mostrato molto fedele alle mie indicazioni. Pensate che, durante la preparazione, mi invitò a dargli una copia degli schemi, affinché lui li imparasse a memoria… Il suo contributo in campo si è poi rivelato determinante…”.
“Giunti in semifinale, avremmo dovuto compiere un miracolo per andare a medaglia! Contro la fortissima Jugoslavia, tanto più in casa sua, neanche a pensarci… Forse con l’URSS potevamo provare a ripetere la bella prova offerta in qualificazione, ma l’infortunio di Antonello Riva (che in quella partita aveva segnato più di 30 punti) ci ha sicuramente condizionato… Comunque io mi ritenni molto soddisfatto di quel quarto posto; e soprattutto ebbi la sensazione che il futuro poteva riservarci qualcosa di meglio…”.
a cura di
Nunzio Spina
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