«Una grande impresa, quasi con la stessa valenza dell’oro di Nantes»… Lo stellare Sabonis…
Renzo Vecchiato è nato a Trieste, l’8 agosto 1955. All’età di 17 anni – due metri già superati di qualche centimetro – Cesare Rubini e Sandro Gamba lo andarono a prelevare nella sua casa per portarlo a Milano, e farlo crescere cestisticamente con la maglia dell’Olimpia. Qualche anno di spola con Roma, nelle file della Stella Azzurra guidata da Valerio Bianchini, poi Rimini, Torino e Pesaro, dove conquistò lo scudetto nel 1988. Il suo ingresso in Nazionale, con Giancarlo Primo, avvenne in occasione degli Europei di Liegi ’77, manifestazione alla quale prese parte nelle successive quattro edizioni, passando poi alla corte di Gamba; nel suo ciclo in maglia azzurra, anche due Olimpiadi e un Mondiale; e tutti piazzamenti dal quinto posto in su. Pivot con ottime doti di difensore e di rimbalzista, in Nazionale vanta il primato dei tiri liberi segnati in una partita (21 su 22 contro la Spagna a Ginevra, in una partita di qualificazione per le Olimpiadi di Mosca).
“La medaglia di bronzo di Stoccarda ’85 è stata per me una grande impresa! Senza voler esagerare, dico che per certi versi ha avuto la stessa valenza dell’oro europeo conquistato a Nantes due anni prima e dell’argento olimpico di Mosca… Non era facile ripetersi a certi livelli, tanto più che per la prima volta dovevamo fare a meno di un punto di riferimento importante come Dino Meneghin. Invece abbiamo ancora dimostrato quella compattezza di squadra che Sandro Gamba aveva sapientemente saputo costruire…”.
“Sinceramente non potevamo fare di più. In semifinale ci siamo trovati davanti un’Unione Sovietica praticamente insuperabile, piena di fuoriclasse e con un Sabonis stellare: ricordo che contro di noi fece 36 punti, segnando in ogni maniera, compreso il tiro da tre; la forza atletica e la classe di questo giocatore mi sono rimasti impressi… (nella memoria di Vecchiato, evidentemente, non è rimasta ugualmente impressa la sua di prestazione in quella partita, con 23 punti all’attivo e la solita messe di rimbalzi conquistati, n.d.r)…”.
“Quella di Stoccarda fu la mia ultima apparizione in Nazionale. Purtroppo l’anno dopo mi ruppi il tendine d’Achille e rimasi un po’ fuori dai giochi (anche se poi mi ripresi così bene da vincere lo scudetto a Pesaro) … Comunque erano stati otto anni di maglia azzurra pieni di grandi soddisfazioni, sia con Primo che con Gamba; e mi piace ricordare anche Riccardo Sales, ottimo assistant coach… Devo ammettere che ho avuto la fortuna di ritrovarmi in un periodo particolarmente felice della Nazionale, al fianco di fior di giocatori… E poi c’era un segreto: intanto la convocazione era la cosa alla quale tenevamo più di ogni altra, a costo di qualsiasi rinuncia; ma soprattutto, tutti andavano meravigliosamente d’accordo, dentro e fuori dal campo…”.
a cura di
Nunzio Spina
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