Europei di basket: Belgrado 1975
Il ricordo di… Carlo Recalcati

Inizi da play, poi diventa guardia… Una chiamata in extremis… Un ottimo torneo…

 

Carlo Recalcati ha disputato in maglia azzurra quattro Europei, due Olimpiadi e un Mondiale.

Carlo Recalcati è nato a Milano, l’11 settembre 1945. Cominciò a giocare a basket a 13 anni, nel campetto di un istituto che si trovava proprio sotto casa, ma già a 15 dovette smettere per… motivi di lavoro, essendo stato assunto come apprendista alla Radiomarelli. Fu Gianni Corsolini a portarlo a Cantù, due anni dopo, e da lì cominciò la lunga epopea con la maglia della squadra brianzola: ben 17 stagioni, con due scudetti, tre Coppe Korac, tre Coppe delle Coppe e una Coppa Intercontinentale. Col suo 1,83 aveva iniziato la carriera da play-maker, poi si spostò al ruolo di guardia, e da lì sprigionò la sua attitudine al tiro dalla distanza (veloce, preciso, imprevedibile), potremmo dire modello jugoslavo, anche se il nomignolo che gli è rimasto appioppato, “Charly”, richiamava più gli stranieri americani. Esordio in Nazionale nel maggio del 1967, in un torneo preparatorio ai Mondiali in Uruguay; Paratore lo portò poi agli Europei di quell’anno e alle Olimpiadi di Città del Messico dell’anno dopo. Tra i pochi a essere confermati nel passaggio all’era di Primo, partecipò ad altri tre Europei, a un Mondiale e a una Olimpiade, con l’intermezzo di un periodo di tre anni senza convocazioni. Avrebbe poi intrapreso una lunghissima carriera di allenatore, di club e di Nazionale (ma di questo avremo modo di parlare in seguito…).

“Se dovessi scegliere il momento in cui ho vissuto la maggiore esaltazione come giocatore della Nazionale, non ho alcun dubbio a indicare Belgrado ’75! Per me l’avventura in maglia azzurra, dopo tre Europei, due Mondiali e una Olimpiade, si era praticamente già chiusa nel ’71, con una bella pietra sopra; tanto è vero che, sapendo di avere ormai le estati libere, avevo aperto una agenzia di assicurazioni, così da cominciare a programmare il futuro di post carriera… É successo invece che nell’estate del ’75, mentre la Nazionale era in preparazione per l’Europeo di Belgrado, si infortunò Pino Brumatti, e Giancarlo Primo pensò a me come possibile sostituto, anche perché avevo appena concluso una stagione brillantissima con la Forst Cantù, conquistando lo scudetto e la Coppa Korac… Quella volta coach Primo venne di persona a cercarmi per farmi la proposta, da Bergamo (dove la Nazionale era impegnata in un torneo) fin proprio nella mia agenzia di Cantù; e naturalmente accettai prima ancora che lui potesse ripensarci…”.

Recalcati in entrata a canestro in una partita contro la Polonia, nel primo periodo della sua avventura in Nazionale; segue l’azione Massimo Masini (da archivio personale di Recalcati).

“Sarà stata la gioia di ritrovarmi in maniera inattesa quella maglia addosso, fatto sta che in Jugoslavia mi sentii particolarmente ispirato, e riuscii ad avere un rendimento superiore a tutte le altre manifestazioni da me disputate. Devo ammettere che, per il mio tipo di gioco, davo spesso il meglio quando le partite si mettevano male, e in un certo senso mi sentivo libero psicologicamente di uscire fuori dagli schemi, cercando soluzioni imprevedibili… Proprio quello che è successo, ad esempio, nella partita con l’Olanda, che ci regalò la qualificazione al girone finale…”.

“Tutta la squadra allora disputò un ottimo torneo, dimostrando di meritare ampiamente la medaglia di bronzo. Dopo avere perso di soli 4 punti con la corazzata sovietica e avere strapazzato la Spagna, la sconfitta con la Cecoslovacchia (qui 22 i punti da lui realizzati, n.d.r.) stava per compromettere tutto. Per fortuna la vittoria della Spagna sulla Cecoslovacchia, ci ha messo nelle condizioni di affrontare l’ultima partita, contro la Bulgaria, sapendo che in caso di vittoria saremmo saliti sul podio grazie alla classifica avulsa: a quel punto eravamo troppo carichi per farci sfuggire l’occasione…”.

“Un rientro così bello in Nazionale davvero non me l’aspettavo! E poi ricevetti un altro regalo: quello di essere convocato per l’Olimpiade di Montreal dell’anno dopo; ero già stato a quella di Città Del Messico nel ’68, ma senza partecipare alla sfilata della cerimonia inaugurale, per i disordini che vi erano stati alla vigilia; e così sono riuscito a vivere, da giocatore, anche questa emozione…”.

 

 

a cura di

Nunzio Spina

 

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