L’inizio del suo percorso da capitano della Nazionale… Un torneo giocato con il tendine d’Achille infiammato…
Marino Zanatta è nato l’8 febbraio del 1947 a Milano, città dove ha giocato a basket con la squadra sponsorizzata All’Onestà, fino a 24 anni. Ala di 1,98, la sua lunga serie di successi arrivò col trasferimento a Varese, dove in sette stagioni conquistò quattro scudetti, quattro Coppe dei Campioni e una Coppa Intercontinentale. Era una risorsa per gli allenatori, che lo potevano impiegare in vari ruoli in campo; buon tiratore dalla lunga distanza, ottimo difensore, sia a uomo che a zona. Con la maglia della Nazionale ha totalizzato 170 presenze, disputando ben quattro Europei (due volte medaglia di bronzo), un Mondiale e due Olimpiadi (Monaco ’72 e Montreal ’76), tutte manifestazioni con Giancarlo Primo allenatore. Intrapresa la carriera di dirigente, è stato general manager e poi presidente della Pallacanestro Varese.
“Quello del ’73 fu un Europeo particolare per me. Innanzitutto perché iniziava il mio corso da capitano della Nazionale: dopo le Olimpiadi di Monaco prendevo il posto che era stato di Massimo Masini, e per sole quattro presenze in più stavo davanti a Meneghin… Avevamo esordito insieme, quando il prof. Paratore ci aveva convocato nel 1966 per una tournée in Germania e Finlandia, poi Dino era stato costretto a uno stop per un infortunio…”
“Un altro motivo che rese indimenticabile l’edizione di Barcellona fu quello di dover giocare tutto il torneo con una fastidiosissima infiammazione ai tendini d’Achille, che mi costrinse addirittura a indossare scarpette di due numeri in più, e naturalmente anche a zoppicare in campo… Stringevo i denti, cercavo di mascherare in tutte le maniere. Giancarlo Primo mi considerava ormai un punto fermo della squadra, e io non potevo certo tradire la sua fiducia…”.
“Arrivammo quinti, che era un risultato affatto negativo, ma dopo il bronzo europeo di Essen ’71 e il quarto posto alle Olimpiadi ’72 tutti si aspettavano da noi una medaglia… Le sconfitte con Spagna e Jugoslavia ci misero fuori dalle semifinali. Ma mentre con i padroni di casa, scatenati davanti al loro pubblico, non ci fu niente da fare, con gli slavi poteva scapparci la clamorosa vittoria, che invece sfuggì per l’ennesima volta… Mi ricordo che giocammo una partita eccezionale, soprattutto in difesa come voleva il nostro allenatore, e riuscimmo in parte a bloccare i loro formidabili tiratori. Che rabbia, allora (e ancora adesso a ripensarci)!”.
“Fummo bravi, però, a non crollare psicologicamente. Vincemmo le ultime tre partite (con un totale di 48 punti di Zanatta zoppicante, n.d.r.) e portammo a casa un quinto posto che, ripeto, non era da buttare… Mi piace ricordare anche le prodezze di Pino Brumatti, che era davvero un tiratore eccezionale, uno di quelli che avresti sempre voluto nella tua squadra; come uomo aveva un cuore grande così, che purtroppo… lo ha tradito qualche anno fa (21 gennaio 2011, n.d.r.) quando ci ha lasciato prematuramente…”.
a cura di
Nunzio Spina
Lascia un commento