San Luigi non farà la Serie D: cerchiamo di capire i passaggi che hanno portato al caos nella post-season. Le radici sono anche nell’eccessivo ricorso alle società satellite.
L’Humana San Luigi non si iscriverà alla Serie D. Acireale e GM Academy, le due migliori squadre di Promozione della stagione appena conclusa recentemente, sono state multate di 140 € per non aver disputato il campionato giovanile, Palermo ha visto vanificarsi la promozione sul campo. È questa l’ultima pietra sulla scorsa stagione di Promozione, che ha vissuto alcuni casi eclatanti. Quello dell’Humana San Luigi e della Pegaso Trapani escluse e poi riammesse ai play-off è ovviamente il più evidente.
È stato approfondito poco l’argomento, anche perché ha avuto una soluzione relativamente rapida e ha rispettato il risultato al termine della regular season (non sul campo, come si commentava con Pietro Marzo), però si deve tornare su qualche aspetto per capire meglio alcune dinamiche.
Burocrazia cieca e confusa. La più importante delle “wh questions” di questa vicenda non è stata spiegata a sufficienza: perché è successo tutto questo? Torniamo alla primavera 2015, quando vengono pubblicate le DOA e le DOAR, con cui si regola l’attività dei campionati dell’anno seguente. Secondo il documento nazionale, al termine della regular season ogni Comitato regionale deve verificare chi abbia o meno partecipato ai campionati giovanili; chi non l’ha fatto sarà escluso «da eventuali partecipazioni ai play off o play out» e potrà poi iscriversi «ai soli Campionati a libera partecipazione» (pag. 57). Diverso il discorso delle disposizioni siciliane, che specificano solo che le squadre che non adempiono agli obblighi giovanili «se vincenti il campionato, non verranno ammesse al campionato di D/M» (pag. 6).
Alla società neo affiliata, l’Humana, interessa poco: si è iscritta come satellite dell’ASD Istituto San Luigi, ha inviato tutta la documentazione per posta e dunque l’obbligo giovanile è assolto dalla promettente Under-14 di Carmelo Minnella. Invece no: dopo l’ultima giornata salta fuori l’inghippo di una spunta non data alla procedura online e dunque non c’è affiliazione tra le due società. Errore di chi ha eseguito la procedura, ovviamente: per l’ufficio gare regionale l’Humana San Luigi è fuori dai play-off, come da DOA.
I sanluigini sponda Humana non ci stanno e con una tenacia encomiabile si mobilitano chiedendo anche aiuto al Settore agonistico a Roma. Nessuno li ha avvertiti che la procedura non era andata a buon fine, pur sapendo che bisognasse portarla a termine sia sul web che in via cartacea. Prevale la linea dell’interpretazione larga delle DOAR regionali: se si può vincere il campionato, significa che si devono fare i play-off. Alla fine vincerà il GM Academy Palermo, ma almeno così si è permesso alla squadra che ha vinto agevolmente il girone orientale di provarci.
La burocrazia qui è stata cieca e confusa: cieca perché non ha un sistema d’allerta che permetta di capire se a una procedura iniziata manchi qualcosa per essere conclusa; confusa perché DOA e DOAR non sono chiare e anche l’ufficio gare regionale ha avuto bisogno della FIP nazionale per interpretarle. Più che contro il singolo componente dell’ufficio gare che si è intestardito nell’esclusione di San Luigi e Pegaso, bisognava prendersela con chi ha scritto le DOAR, che hanno creato confusione. Ovviamente, i dirigenti delle società dovrebbero anche leggerle tutte prima di ogni campionato.
C’era bisogno dell’Humana? Ma la prima domanda che mi sono fatto appena ho saputo di questa storia è stata perché si fosse creata una nuova società per riportare in campo senior il San Luigi. La società storica non è decaduta, è viva e attiva. Senza scegliere di separare le due società, non ci sarebbe stato alcun caso e il campionato si sarebbe concluso senza il colpo di scena. Purtroppo quella di creare più società di quante servano è una pratica che a Catania è diffusa. L’estate scorsa sono sorte una miriade di nuove compagini e non è difficile capire il perché: ci si avvicina alle prossime elezioni d’autunno del comitato regionale, ogni affiliata è un voto e, con la campagna elettorale iniziata più di un anno fa, è necessario metterne da parte il maggior numero possibile.
Non che le società satellite siano un male assoluto, tutt’altro. Avrebbe fatto comodo, per esempio, al Basket Club Ragusa iscriverne una alla Promozione: il super-quintetto ibleo allenato da Scrofani avrebbe meritato di qualificarsi ai play-off e invece le regole impongono l’annullamento di tutte le partite disputate. Per chi volesse approfondire, ne parlavamo con Giacomo Corallo, allenatore sanluigino.
L’esempio più eclatante del sovrannumero di “satelliti” che possono creare scompensi è il Cus Catania, il cui dirigente di riferimento, Michelangelo Sangiorgio, si è candidato a presidente del comitato regionale con un gruppo di altri dirigenti. Quest’anno, il centro universitario si è presentato ai campionati con otto società diverse! Una di queste, il Progetto Tremestieri, è stata al centro di una complicata vicenda raccontata dai colleghi di SiciliaBasket. Ma sapete che la squadra ha avuto altri tre punti di penalizzazione per il mancato pagamento della quinta rata e poi un’altra multa per la mancata partecipazione alle giovanili? Queste sanzioni si aggiungono ai tre punti già tolti a novembre e costati la retrocessione in Promozione.
«Non abbiamo chiesto mai nulla – spiegava l’allenatore Carmelo Gullotti –, non volevamo niente a livello economico, bastava che ci fossero ricordate cose basilari, come la scadenza della tassa. Nient’altro. Siamo una società parente del Cus». «I nostri patti sono stati sempre chiari – rispondeva Sangiorgio –: la gestione societaria spetta a loro. Ci sono aspetti negativi in ogni campionato che solo l’esperienza non fa diventare determinanti, bisogna diventare autonomi e conoscere tutti le regole imposte dalla Federazione».
Altro aspetto ancora poco approfondito sulle società satellite è che finora i parametri Nas andavano per l’85% all’ultima società che aveva tesserato il giocatore quand’era under e il 15% a chi lo aveva tesserato per primo; dai nati dal 1998 in poi, il parametro sarà suddiviso di anno giovanile in anno giovanile (Art. 165 c. 4, regolamento organico). Un ragazzino sballottato da una società satellite all’altra alla fine potrebbe non fruttare alcunché a chi lo ha formato, se non si sta attenti o se si abbandona poi la società per strada.
Ecco quindi gli scompensi della continua creazione di società satellite: è difficile controllare tutti i dettagli e gli aspetti, ogni virgola sfuggita sono multe, punti di penalità, campionati gettati alle ortiche. Tutte le squadre indubbiamente fanno attività, ma così servono solo a far numero (o a tenere in vita società che incassano i parametri). Ne parlai con lo stesso Sangiorgio anni fa, stimolato da una domanda del fu Contestatore, in una discussione esaustiva del suo pensiero in materia.
Gli spunti. Queste storie lasciano in eredità qualche spunto. Non ci si può mai improvvisare nell’affrontare un campionato federale: ogni piccolo errore costa punti di penalizzazione, multe e financo il successo o meno di intere stagioni. La burocrazia federale (a tutti i livelli) è intricata, troppo spesso cieca, perde di vista che ogni società è cliente della FIP, non una mucca da mungere, e nello stilare le DOA dovrebbe trovare una via per semplificare la vita, non renderla impossibile da interpretare. Infine, la continua creazione di società satellite avrà i suoi vantaggi, ma crea anche dei danni collaterali che vanno valutati e chi ne fa abuso dovrebbe rifletterci. Quando ce ne accorgiamo è troppo tardi.
Roberto Quartarone
Twitter: @rojoazul86
Lascia un commento