Scoperto da Amerigo Penzo, fu decisivo per la salvezza della Grifone ’61… Poi azzurro e pallanotista di Serie A… «Lo sport è essenziale per temprare le persone»…
Solo due stagioni, in totale quattro partite e 19 punti in prima squadra. L’impatto di Fabio Bezoari nel basket catanese non è affatto memorabile, dunque, se non fosse che il 2 aprile 1961 fu lui, con 18 punti, a permettere alla sua Grifone di agguantare lo spareggio salvezza alla sua seconda partecipazione in Serie A Seconda Serie. Quel giorno venne al Cibali la Fides Roseto, già salva, e il giovane fu l’asso nella manica messo in quintetto base da Amerigo Penzo a sorpresa e ripagò con una grande prestazione. La salvezza poi conquistata ai danni di Benevento fu in parte merito suo.
«Fortissima in difesa – scriveva Sergio Magrì su “La Sicilia” – dove hanno giganteggiato Puglisi e Bezoari, e incontrollabile nelle manovre offensive sempre per merito dello “junior” Bezoari (un ragazzo che potrebbe arrivare lontano), di Tumino e Trovato». Lontano ci arrivò, ma in un altro campo: fu la pallanuoto il suo vero sport, in cui eccelse.
«L’esperienza sportiva maturata a Catania nella Grifone e nel CUS Jonica mi ha dato la base per successive imprese sportive e professionali in Italia e all’estero – ricorda lui –. Devo molto a maestri come Penzo e Giovanelli, che hanno avuto fiducia ed educato il “pivello Fabio”. La mia più bella soddisfazione sportiva catanese avvenne nel 1959, quando i ragazzi del CUS Jonica vinsero il campionato juniores waterpolo italiano a Modena».
La svolta arrivò al momento di lasciare la Sicilia: «Il primo, severo esame fu a 18 anni nel Pegli (Genova), dove giocai quattro campionati di Serie A, allenato e diretto da Parmegiani e Majoni, con varie presenze nella nazionale juniores e quella indimenticabile partita Italia-Germania senior a Siracusa, seguita da Italia-URSS a Mosca nel 1965. Dopo la pausa militare nelle Fiamme Oro di Roma, l’ultimo anno Italiano di pallanuoto fu con il Sori. Trasferitomi all’estero per lavoro, ho continuato a praticare saltuariamente la pallanuoto in varie squadre belghe e inglesi, naturalmente ad un tenore molto più rilassato, dovuto anche al livello tecnico allora più basso delle squadre locali».
Nel basket, però, qualcosa combinò: «Negli ultimi due anni trascorsi a Catania – ricorda ancora – il basket è stato il mio sport invernale. A parte le apparizioni in prima squadra, ricordo i pochi punti segnati contro il gigante Massimo Masini della Simmenthal Milano nelle finali juniores di Bologna nel 1960-’61. Fu Penzo a insegnarmi le regole e molti compagni divennero miei amici, come Rinaldi, Cacciola, Puglisi, Spanò, Tumino, Lombardo, Mineo, il prof. Caponnetto, Aloisi, Cutugno, Barbera. Fu un’esperienza breve ma utile e indimenticabile, perché trascorsa con sani compagni-amici».
Proprio Armando Barbera, uno dei cestisti dell’epoca, ricorda la sua potenza nella pallanuoto: «Un giorno giocavo in porta – spiega – e un suo tiro mi stava sfasciando un braccio!»
Classe ’43, nato ad Acitrezza, Bezoari dopo una carriera professionale in giro per il mondo divide il suo tempo tra Spagna e Gran Bretagna. «La vita mi ha chiaramente dimostrato che lo sport (quello sano) è essenziale per formare e temprare le persone, uomini e donne. Chi non ci crede ne pagherà o ne ha già pagato le conseguenze. Prima o poi spero di ritornare a Catania e se avrò la possibilità di rivedere il Cibali, dove ho giocato a basket, calcio e atletica lo farò con piacere (anche se adesso lo chiamano Massimino e lo usano per giocare partite tipo Catania-Acitrezza!)»
Roberto Quartarone
Twitter: @rojoazul86
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