Il coach del Cus Catania promosso in Serie C spiega come si è arrivati a questo successo… «Non ce l’aspettavamo, difficile gestire le emozioni»… «Santa Croce la partita più difficile»…
Rubens Malagò è arrivato in punta di piedi a Catania, con una carica di professionalità ed educazione sportiva che si riflette nel suo lavoro. Ha fatto del Cus una seconda famiglia, una casa in cui ha allenato tutte le fasce di età. Nel 2013, Gaetano Russo gli ha passato il testimone della prima squadra cussina e lui, senza proclami, s’è messo al lavoro. Sono arrivate la qualificazione a sorpresa alla Poule Promozione l’anno scorso e l’ammissione alla Serie C unica quest’anno. Ora è il momento di godersi la festa per un risultato insperato.
«Non ce l’aspettavamo a inizio stagione – ammette lui, originario di Feltre –, non era preventivato. Ci siamo catapultati in una situazione difficile da un punto di vista della gestione delle emozioni. Eravamo molto tesi, soprattutto nell’ultima parte del campionato e nelle finali, e alcuni ragazzi hanno reso meno. Però l’esperienza vissuta è stata importante: prima arriva questa emozione nella crescita di un giocatore e prima si affronta. I ragazzi hanno raggiunto un risultato importante e a me fa piacere. Le soddisfazioni allenando arrivano da tanti lati, dal percorso in sé: ci vuole anche fortuna, ma le gratificazioni derivanti dai feedback e dall’empatia con il gruppo sono splendide».
La squadra ha un nucleo importante cresciuto nel settore giovanile cussino, con pochi innesti che lo hanno reso un carro armato in casa e competitivo fuori. «I miei ragazzi sono più o meno tutti vicini d’età – prosegue il coach –, a parte Selmi e Grasso, per cui avevano tutti questa caratteristica: potevano avere un impatto positivo in partita ed essere importanti. Lo stesso aspetto si ritorceva contro quando mancava la continuità. Sono molto soddisfatto di Federico Lo Faro ed Enzo Santonocito, cresciuti nel nostro vivaio: hanno dimostrato che per essere leader si può essere giovani, e poi sono continui. Gianluca Selmi ha una grossa mano, alla fine anche il leone Maurizio Grasso è stato un insegnamento per i giovani: malgrado il fisico non regga sempre, fa delle giocate pazzesche, si butta su ogni pallone».
Il punto di svolta del campionato, quando il Cus ha sognato anche la promozione diretta, è stato il 22 febbraio, 17ª giornata di campionato: «È stata la partita più difficile – ricorda Malagò –: la vittoria a Santa Croce. È vero, siamo partiti vincendo sul Gravina e non me l’aspettavo, ma non mi aspettavo nemmeno la sconfitta a Capo d’Orlando. Siamo cresciuti durante tutto l’anno. Non ci aspettavamo nulla, ma il focus era sul miglioramento generale, vedevamo i nostri limiti di partita in partita e provavamo a superarli. In trasferta l’unica vittoria importante è stata Santa Croce, mentre in casa è andata bene, ma giocare nel proprio campo, con i ragazzini delle giovanili a fare il tifo, è normale per l’ambiente positivo che si trova. È in trasferta che si vedono i giocatori veri e in C2 abbiamo trovato tanti campi difficili, stretti o contro squadre fatte per salire. I ragazzi hanno assaporato questa stagione e si sono divertiti».
Ancora è presto per parlare dell’anno prossimo, ma sarà interessante vedere di nuovo insieme il Cus, il Gravina e l’Acireale, eccellenze del nostro basket. «Dell’anno prossimo non ne abbiamo parlato – chiude il coach – ma io sono a disposizione, allenerò chi mi diranno di allenare. Con il Cus mi sono sempre trovato bene, è la mia famiglia. Il nostro è un progetto sui giovani e continueremo così».
Roberto Quartarone
Twitter: @rojoazul86
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