Chirizzi: «Condizione disperata del settore arbitri»

L’ex commissario regionale del CIA Sicilia ha inviato una lettera ai media con il suo punto di vista sulla gestione degli arbitri nell’Isola, sottolineando la mancanza di una linea politica, la «débacle della gestione Beneduce», le designazioni e i provvedimenti disciplinari…

Ho appreso da alcune testate giornalistiche delle “lamentele e preoccupazioni” esternate da Coach Sidoti, in merito al big match del PalaSerranò tra Sport è Cultura Patti ed Irritec Costa d’Orlando, disputatosi qualche giorno fa. Premetto che non ero presente alla gara e pertanto non posso e non voglio entrare nel merito di quanto accaduto in quella gara. Mi riferisco ad esempio, all’arbitraggio messo in discussione da Coach Sidoti. Desidero però fare alcune considerazioni in merito all’argomento ed alle problematiche, a mio parere, giustamente evidenziate da Sidoti e mi riferisco all’attività CIA oltreché all’attività politica posta in essere dal Comitato Regionale FIP ed in primis da chi lo guida.

Coach Sidoti, che saluto, al di là dell’amarezza per la perdita di una gara importante per la sua squadra, evidenzia, oggettivamente, un problema drammatico che ogni fine settimana “cestistico” è sulla bocca di tutti, ovvero il divario tecnico che vi è ormai tra il basket giocato ed i direttori di gara. Vero è che si può perdere una gara anche per un tiro sbagliato all’ultimo secondo o per un fallo fischiato erroneamente a filo di sirena ma è altrettanto vero, come diceva un grande del CIA, scomparso qualche giorno fa, l’amico Gigi Caslotti, a cui in queste ore va il mio deferente pensiero, che la prima domanda che un arbitro a fine gara ha il dovere di porsi è: “Ha vinto la squadra che meritava di vincere?” se ciò è avvenuto si può iniziare una serena dinamica di tutto il resto altrimenti siamo al punto zero, di non ritorno, ed al fine di evitare che le mia parole vengano travisate e/o strumentalizzate, non mi riferisco alla gara tenutasi tra Sport è Cultura Patti ed Irritec Costa d’Orlando.

Desidero fare un brevissimo excursus partendo però dalla fine ovvero il settore arbitri regionale, gestito dalla FIP Sicilia, per il tramite del CIA, si trova in una condizione drammatica, direi disperata. Provenivamo da una gestione in cui i Presidenti regionali CIA, negli ultimi dieci anni sono stati arbitri di prim’ordine, internazionali e/o Osservatori anche di serie A, tranne la parentesi commissariale per la quale il sottoscritto è stato chiamato dal Direttivo Regionale ad assumerne la guida per circa un anno. Certamente, come tutti, hanno commesso degli errori, io il primo avrò fatto errate valutazioni ma mai si era arrivati a questo punto.

Negli ultimi due anni, in seguito alle dimissioni, inaspettate, dell’arbitro internazionale Tolga Sahin il Consiglio Direttivo regionale presieduto dal Dott. Rescifina, ha proposto, per la prima volta nella storia del CIA Sicilia, non un arbitro ma un ex Ufficiale di Campo. Nulla contro la persona però mi chiedo è mai possibile che colori i quali gestiscono il Comitato Regionale FIP non siano riusciti ad individuare un arbitro altrettanto carismatico e competente che potesse continuare il lavoro avviato da Sahin? Chi è chiamato a rispondere delle carenze tecniche di un Settore così vitale per il movimento, chi deve assumersi la responsabilità della dèbacle della gestione Beneduce, che, nei fatti, è tornata indietro di decenni?

Come è ovvio che sia, in generale, la crescita tecnica delle squadre e dei giocatori, a parità di potenziale umano, rispetto a dieci anni orsono è percentualmente aumentata di molto mentre la crescita del settore arbitrale proprio in questi ultimi dieci anni, non solo non è aumentata, neanche di poco ma è sentire comune nell’ambiente CIA che il “livello” degli arbitri regionali si è notevolmente abbassato. È evidente che le Società avvertano il malessere che serpeggia negli ambienti arbitrali e la consapevolezza di sapere che, in generale, non si è ritenuti all’altezza, delle gare per le quali si è designati, irrigidisce gli arbitri nei confronti delle Società e talvolta in particolare nei confronti degli allenatori che ne sono la naturale interfaccia.

La prova provata che queste affermazioni sono vere e riconosciute proprio dal Comitato Regionale FIP, è data dalle scelte tecniche poste in essere dal CIA o meglio dai Designatori il fatto che nella direzione di finali U.13 si designino arbitri di categoria nazionale, affermando che lo si fa per “tutelare” la gara e le società non fa altro che rendere pubblica la scarsa considerazione che lo stesso settore CIA e il Designatore hanno dei propri arbitri, messaggio che si trasferisce di conseguenza sotto forma di disagio alle Società. Tra l’altro affidare a due arbitri nazionali una finale U.13 ha la conseguenza di far letteralmente “impazzire” tutti gli attori di quella gara in quanto, i predetti arbitri utilizzeranno un metro arbitrale assolutamente diverso da quello utilizzato dagli arbitri di categoria U.13 durante tutto il campionato e questo manderà in tilt i giovani cestisti in primis oltreché gli allenatori ed il pubblico, insomma si finisce con il fornire un pessimo servizio a tutto il movimento.

Non in ultimo, in questo modo, si uccide la voglia di arbitrare dei giovani fischietti. Per quest’ultimi, arbitrare la finale del “loro campionato” è considerato un traguardo che gli viene negato e ciò fa perdere stimoli e voglia di impegnarsi per il futuro. La cosa ancora più grave è che il mancato impiego di fatto blocca la crescita tecnica e caratteriale del giovane arbitro che non sarà e non si sentirà mai pronto per gare più impegnative.

Questo tipo di scelta, sconsiderata, fa il paio, ad esempio, con i Campionati nazionali ed in
particolare la Serie A. Immaginate che ad ogni finale di qualunque livello, per “tutelare” la gara si impieghino arbitri di categoria superiore, bene con questo criterio la direzione delle finali di serie A dovrebbero essere affidate ad arbitri americani di NBA perché i nostri non sarebbero ritenuti all’altezza.

Quanto ciò da me affermato trova riscontro nella consultazione dei provvedimenti disciplinari che mai come quest’anno, specialmente nei confronti dei tesserati nella provincia di Messina, sono stati tanti ed eclatanti.
Credo sia il momento in cui ciascuno debba assumersi le proprie responsabilità, inchiodando gli altri alle proprie, perché la cattiva gestione del mondo arbitrale regionale, nel suo complesso, ha dei precisi responsabili che sono facilmente individuabili che vanno rimossi per semplice incapacità. Chi deve pagare per la mancanza di una linea politica efficiente a livello regionale ed a caduta in tutti i settori? Perché le colpe di una cattiva gestione devono ancora una volta ricadere sulle Società che fanno attività con sacrifici economici e non solo? Perché devono ricadere su arbitri che vengono lasciati allo sbando?

Anziché perdere tempo nel magnificare se stessi con comunicati stampa privi di qualsivoglia costrutto tecnico perché non si pensa invece di fornire, con umiltà, risposte concrete alle Società? Probabilmente non vi è più alcun interesse e si aspetta la fine del mandato mentre la Sicilia …è già affondata. “Dopo di me, il diluvio” (cit. madame de Pompadour).

Dott. Fausto Chirizzi
già Commissario Straordinario CIA Sicilia

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