La Rainbow si dissocia da qualsiasi atto di violenza

Greco: «Disdicevole usare lo sport e violare la privacy delle bambine per colpire la rispettabilità di una società che negli anni ha dato prova di grande serietà e professionalità».

 

Catania, 24 marzo 2015 – Con rammarico la società Rainbow Catania si vede costretta a replicare all’articolo pubblicato sul sito web Basket Catanese. Nell’articolo a firma di Roberto Quartarone “L’esempio peggiore per gli adolescenti” vengono mosse, dagli intervistati, accuse che la società ritiene prive di ogni fondamento.

«Nel ribadire la nostra ferma condanna per ogni atto di violenza censurabile e deprecabile da chiunque provenga, genitore o tecnico che sia, ci vediamo costretti a fare alcune precisazioni», commenta il direttore sportivo Alfredo Greco. «A nostro avviso genitori e tesserati dovrebbero esclusivamente adoperarsi per evitare di alimentare le provocazioni e polemiche che sono lontane da una corretta educazione sportiva, senza avvalersi di simili episodi, condannabili, per ledere l’immagine di una società che negli anni ha invece dato sempre prova oltre che di sportività anche di correttezza, dentro e fuori dal campo. Ci rammarichiamo, inoltre, che persone di sport abbiamo approfittato dei mezzi di comunicazione per arrivare a intaccare la credibilità della società, creando situazioni di disagio tra adolescenti e, questione molto grave, violando la loro privacy.

La Rainbow Catania è stata sempre lontana anni luce dalla violenza, anzi ha sempre portato avanti un discorso di educazione sportiva. Da parte nostra metteremo un freno “al tifo eccessivo” così come dichiarato al cronista, che ci ha contattati dopo gli eventi deprecabili in occasione della manifestazione Join The Game, domenica al PalaCus. Abbiamo grande stima del giornalista, Roberto Quartarone, che riteniamo persona leale e intelligente, oltre che professionale nello svolgimento della sua attività, ma prima di diffondere certe notizie, avrebbe dovuto accertarsi che queste siano “veritiere e notiziabili” e magari sentire anche altre versioni sull’accaduto. Il nostro ufficio stampa è stato contattato nella serata di domenica per avere informazioni su quanto accaduto al Join The Game, ma non per rilasciare una dichiarazione sulla gara disputata venerdì scorso contro la squadra San Filippo Neri. Sinceramente ritenevamo questo un capitolo, spiacevole, già chiuso con una stretta di mano tra adulti che in modo biasimevole si sono lasciati prendere dalla foga alla fine di una gara svoltasi e conclusasi regolarmente sul campo di gioco. Sì, alcuni genitori durante la gara di venerdì scorso avranno pure usato toni accesi nel protestare nei confronti dei direttori di gara, riteniamo che questo possa anche accadere, ma nessuno è entrato in campo durante la gara. Le parole “volate in campo” erano indirizzate agli arbitri e non sono mai state tali da intimorire le ragazzine in campo o tali da alterarne il regolare svolgimento. Nessuno mai della Rainbow, genitore o tesserato, si è permesso di inveire contro le atlete. Sì, durante il Join The Game è accaduto un episodio spiacevolissimo, ma in presenza di molti spettatori sugli spalti; gli interessati si sono chiariti persino dinanzi alle forze dell’Ordine, chiudendo la discussione e ammettendo ognuno le proprie responsabilità. Ci rammarichiamo, che in nota, il cronista ci abbia ricordato che esistono i “Consigli per il genitore a bordo campo” che ben conosciamo e di cui facciamo sempre opera di diffusione ma che abbia tralasciato di ricordare che esiste anche un “Codice di comportamento sportivo” della Fip. Crediamo che tesserati dovrebbero adoperarsi in ogni modo specie alla fine di un incontro, che si chiude con la fine della gara, a non alimentare discussioni e polemiche che fanno solo male al nostro sport».

Ufficio stampa Rainbow Catania

2 commenti

  1. Sono uno dei papà e delle mamme che hanno accompagnato le proprie figlie giocatrici alla partita contro la Rainbow giorno 20 marzo ai Salesiani di via Giuffrida
    Perdonatemi ma mi trovo in totale disaccordo con voi.
    Il problema sarebbe il clamore suscitato dalla notizia, e non la notizia stessa. Si parla di violazione della privacy.
    Lo spettacolo che è accaduto quel giorno è inqualificabile, ad opera di un genitore di una vostra tesserata.
    Il quale davanti a delle bambine è entrato in campo ( e lo confermo ) urlando pesantemente nei confronti dell’arbitro.
    Lo stesso genitore la partita ha tentato di aggredire il presidente della nostra squadra.
    Da genitore vi dico che tutta la squadra, tutte le bambine sono rimaste profondamente turbate da quelle scene, nonostante le vostre affermazioni.
    Ciò che fa male a questo sport non è riportare una fatto grave, ma sminuirlo, definendolo spiacevole.
    A questo sport fa male leggere affermazioni come ,” Si alcuni genitori durante la gara di venerdì scorso avranno pure usato toni accesi nel protestare nei confronti dei direttori di gara, riteniamo che questo possa anche accadere… “
    Perdonatemi qui parliamo di sport di educazione di rispetto delle regole e delle decisioni.
    Entrare in campo inveendo contro l’arbitro per voi può accadere, per me è profondamente diseducativo.
    Goffredo D’Antona

  2. Piena approvazione per le parole di R. Quartarone, forse avreste fatto meglio a calibrare meglio la replica.

    “Sì, alcuni genitori durante la gara di venerdì scorso avranno pure usato toni accesi nel protestare nei confronti dei direttori di gara, riteniamo che questo possa anche accadere, ma nessuno è entrato in campo durante la gara. Le parole “volate in campo” erano indirizzate agli arbitri e non sono mai state tali da intimorire le ragazzine in campo o tali da alterarne il regolare svolgimento.”

    Non si può leggere! Si tratta comunque di giovani arbitri. Da genitore di un ex miniarbitro che ha arbitrato alcune vostre partite, addirittura di categorie minori, ho assistito a scene simili.

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