L’intervista al presidente della Rainbow sul momento della formazione rossazzurra, sulla Serie C e sulle giovanili e come può diventare interessante l’A2 per Catania…
La Rainbow guarda tutti dall’alto, prima nel Girone L di Serie C, e veleggia verso i play-off per l’A2 e continua a coltivare il suo progetto giovanile. Il presidente Fabio Ferlito guarda comunque oltre i risultati sul campo, finora senza macchia: «Vedo la squadra – spiega – per certi versi molto concentrata e in certi momenti assolutamente distratta. L’obiettivo è progredire verso una concentrazione maggiore. La nostra è una squadra giovane, che si è dimostrata all’altezza. Ora si è fatta male Valentina Parisi, le bambine devono portar palla e dunque si valuterà se aggiungere un play per sostituirla. Ma se dovesse arrivare qualcuno, prenderei delle giovani, non certo delle 30-35enni, va contro il progetto».
L’obiettivo rimane comunque l’A2?
«Un’A2 può essere interessante a Catania se c’è un gruppo locale che la conquista. L’esperienza dello scorso anno con l’Olympia insegna. Inneggio dunque alla prudenza assoluta e alla valorizzazione delle giovani che devono crescere. Bisogna creare ricambio e una generazione che si appassioni più rispetto al passato. Bisogna stare attenti, essere prudenti e lungimiranti. I costi sono assurdi, tra trasferte e costi di federazione e lega se ne vanno 70 mila euro. Dunque si va in A2… e poi? Il segreto è farlo con le proprie forze, senza immissioni di altri soggetti, e usando le proprie strutture. Questo per fare una figura dignitosa, se invece si vuole soffrire è un altro discorso».
Come vede le giovani che stanno avendo spazio in C?
«Le ragazzine le vedo bene, c’è una crescita evidente. Giulia Patanè, poi, farà bene se continua così. Non solo lei, ancora devono esordire Spampinato e tante altre ragazzine molto buone. Adesso dobbiamo dedicar loro una persona che curi i fondamentali, il lavoro fisico e individuale. Bisogna curare i particolari. L’Under-13 è ora allenata da Tania Seino, Gabriella Di Piazza si occupa un po’ di tutto, ma l’anno prossimo avremo un altro istruttore importante per le giovanili, di cui non diciamo il nome finché non firma».
Cosa la spinge a rimanere ancora nella pallacanestro?
«Sono entrato molti anni fa grazie a mia figlia Marzia. Mi spinge ancora la passione. Pur vedendo l’ignavia e l’indifferenza delle istituzioni e degli sponsor, nelle mie vene, tra eritrociti e leucociti, gira anche il basket».
Roberto Quartarone
da La Sicilia, p. 51
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