Intervista al neoallenatore giarrese, Pippo Borzì… «Il programma è costruire la squadra per far crescere dei ragazzi, dando responsabilità importanti»… «Faremo un bilancio dei “risultati nascosti” a fine anno»…
Fuori dal PalaJungo, all’ombra pomeridiana, Pippo Borzì ritorna sul parquet. Allenerà quest’anno la Serie C2 di Giarre, grazie all’investitura del presidente Giovanni Spada, con un progetto dall’ampio respiro. È un ritorno per l’allenatore etneo, che nel 1982-1983 portò i giarresi, per l’ultima volta, in un campionato nazionale.
Sono tre anni che Borzì è fuori dal giro senior: toccate le vette di Ragusa in B1 maschile e Palmarès in A2 femminile, l’amara conclusione del triennio tra Gad Etna e Pall. Catania lo ha allontanato dall’ambiente. Lo scorso anno, tuttavia, è stato ripescato da Pippo Vittorio per l’Under-17 dell’Elefantino: un’esperienza senza particolari sussulti.
«Mi ha contattato Peppe Quattropani, che ormai è una specie di team manager – racconta l’ex giocatore di Sport Club e Viola Reggio Calabria –. Abbiamo visto le loro idee e i progetti e i programmi, che mi sembrano saggi e condivisibili».
In cosa consiste il percorso che intraprenderete?
«Vogliano puntare sul settore giovanile, facendo crescere i propri ragazzi. Io avevo sposato questa causa anche quando c’erano i soldi… anche se è una scelta che si scontra con i risultati. Il settore giovanile della squadra è seguito e ottiene dei buoni risultati a livello locale. A fine anno, piuttosto che vedere il piazzamento, si farà un bilancio di quanti miglioramenti hanno fatto i giocatori sui quali si è investito. Si possono cogliere così i risultati nascosti dietro quelli sportivi. Il programma è costruire la squadra per far crescere dei ragazzi (da individuare), dando loro delle responsabilità importanti e la possibilità di sperimentarsi sul campo».
Ed è un ritorno a trent’anni di distanza…
«La cosa mi stimola parecchio. Li ho portati dalla Serie D alla Serie C, è stato il primo anno da allenatore, qui a Giarre. Ancora giocavo, come condizione avevo messo di poter scegliere l’allenatore: e ne scelsi uno giovane! Oggi incontro in tribuna i ragazzi d’allora, come Peppino Sergi e Donato Saggese. Molti adesso vengono a vedere i figli giocare».
L’ambiente di Giarre si sta quindi rilanciando.
«È una seconda casa, ho radici qui, mia madre è giarrese. Tutto l’insieme merita molta attenzione. I dirigenti hanno detto delle cose condivisibili. Altre volte ho sposato cause così, ma sono uno dei pochi allenatori che, al momento di fare gli acquisti, chiedono ai dirigenti di frenare. È successo sia alla Palmarès che alla Pall. Catania».
Sembra che in provincia si stia creando più movimento in questo periodo.
«Non so. Acireale si è un po’ ridimensionato perché ha perso la sua storia. Ho allenato tanti anni lì, l’idea era di andare avanti con le proprie forze, vedendo dove si arrivava, senza avventure avventate, e invece nel momento in cui hanno perso la loro identità hanno sofferto. Ma la società ha solide basi storico-culturali: perché è fondamentalmente sana. Mentre le vicende di Catania le abbiamo viste tutte…»
Sulla squadra che verrà, c’è tempo per fantasticare; non si discosterà molto da quella che si è salvata tranquillamente in C2, malgrado il ripescaggio a pochi giorni dall’inizio del torneo.
Roberto Quartarone
Twitter: @rojoazul86
Vedi anche:
Lo Sport Club/2: Pippo Borzì
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