Domenica l’Olympia ha appaiato Napoli al quarto posto, entrando in zona spareggi per la Serie A1… C’è un solo precedente, datato 1957: ecco la traiettoria della società di Marco Mannisi…
Nel 1956 bastano otto giocatrici per fare una squadra di basket femminile competitiva. È luglio, gli allenamenti continuano anche d’estate, quando si attende il ritorno della Stella Rossa di Belgrado per la seconda edizione della Coppa Città di Catania. In quei giorni, su Pallacanestro, rassegna mensile illustrata viene pubblicata una foto della Libertas Catania schierata a piazza Spedini. Santo Caponnetto, professore di educazione fisica, è attorniato dalle sue otto scudiere, reduci dal primo campionato di Serie B.
Caponnetto le aveva scelte, allenate e curate una per una, viste crescere sin dai tempi della scuola. Per seguirle, l’insegnante di educazione fisica del Liceo Spedalieri aveva fondato un’associazione, la Società Sportiva Ciclope, che aveva a disposizione il campo di basket allestito in uno dei chiostri del monastero dei Benedettini, sede della sua scuola. E lì si disputavano i principali tornei provinciali, nonché le partite in casa delle formazioni maschili.
Il periodo florido dei primi anni cinquanta si era concluso in fretta. A quei tempi, al campionato propaganda prendevano parte fino a sei squadre cittadine e la sana rivalità con il CUS Catania di Domenico Cassisi stimolava l’attività e invogliava sempre più giovani ad avvicinarsi a questo sport. Ma già nel 1952 la corsa rallenta e l’interesse scema.
Viene in aiuto a Caponnetto Marco Mannisi, giovane dipendente comunale che iniziava a interessarsi di basket trovando qualche finanziamento da ambienti politici democristiani. Nasce così, nel 1954, la Libertas. Messa da parte la Ciclope e con il disimpegno della società universitaria, le forze migliori possono concentrarsi proprio nel quintetto azzurro, che lascia la palestra Umberto I per andare a giocare a ridosso dello stadio di calcio di Cibali.
La squadra è iscritta in Serie C, lotta per l’accesso in Serie B, disputa la seconda serie nel 1955-1956, è al via in Promozione nella stagione seguente, disputa infine le finali per l’ammissione alla Serie A. Nel piccolo panorama cestistico siciliano, le etnee arrivano a competere contro quella Maurolico che disputerà per due anni la Serie A, allenata dal promettente trentenne Peppino Dispenzieri e guidata in campo da Silipigni e Cobelli, oltre a far bella figura contro altre messinesi e anche Siracusa, Trapani e Termini Imerese.
Santo Caponnetto, definito da Nuccio Belvedere del Corriere di Sicilia un «maestro di tattica cestistica», era uno sportivo a tutto tondo, simpatico ma combattivo, e le ragazze lo seguivano con attenzione. Giocava in contropiede, si affidava alle sue fuoriclasse, Rosetta Montanini e Violetta Gottini, che insieme alla lunga Dora Scornavacca e alla capitana Anna Licciardello componevano un quartetto imprescindibile. In campo con loro andavano anche una tra Giovanna Celi e Benedetta Grisiglione, tra le più esperte (parliamo comunque di venticinquenni), oltre alle più giovani Calì, Marino, Garozzo e Gaeta. Il talento non è eccelso («È perfettamente inutile attendersi grandi cose», scriveva nel 1956 un cronista de La Sicilia, N.S.), ma qualche vittoria arriva.
Il 25 e 26 maggio 1957 a Napoli, senza clamore, la Libertas disputa il quarto concentramento preliminare alle finali promozione in Serie A contro Autovox Roma e Ucsi Palermo. Sono le romane a festeggiare, ma le catanesi centrano comunque un risultato inedito. È l’ultimo passo della società femminile che si ritira e viene rilevata dall’Acese, sostenuta da uno sponsor importante e protagonista per un altro paio di stagioni in Serie B.
Roberto Quartarone
Twitter: @rojoazul86
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Il libro d’oro del basket catanese
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