Il restyling di due campetti e l’A2 dell’Olympia fanno da fondotinta per una crisi che coinvolge tutto il movimento: la scomparsa dei 3vs3, il ridimensionamento di Acireale, Paternò, Cus e Gravina, la chiusura dell’ufficio gare…
A fine giugno sembrava che fosse arrivata la svolta del basket a Catania. Ok, forse “svolta” è una parola esagerata, ma la rete di accordi che sottende alla Lega del Mediterraneo avrebbe portato un’attenzione mediatica maggiore sulla prima squadra femminile (l’Olympia iscritta all’A2) e sicuramente a un impegno più ramificato nel settore giovanile. Vertice alto, base larga, cioè il vecchio ritornello del successo nello sport: una buona squadra che faccia da faro per tanti giovani che puntino a migliorarsi per farne parte.
La ristrutturazione dei campetti di Battiati e piazza Nettuno poteva anche dare un’altra spinta decisiva affinché fosse un’estate da ricordare: qualcosa si muove, si potrebbe creare entusiasmo. E se in Serie C2 ci sono anche sette squadre della provincia, la serie di derby potrebbe anche accendere rivalità e interesse.
Eppure, proprio dai playground arriva un grave spunto che testimonia la crisi in atto e prova che i cambiamenti che si prospettano sembrano solo un cambio di fondotinta per nascondere rughe e invecchiamento progressivo, aggravato dalla perdita d’entusiasmo degli “animatori”.
In molti si saranno sicuramente accorti che luglio è passato senza che si giocassero tre tornei a loro modo storici: il Guarnaccia, il Basket&Solidarietà e il Trofeo del Meridione. Soprattutto l’assenza di quest’ultimo deve far riflettere. Un evento che era di risonanza nazionale, un 3vs3 che ha nell’albo d’oro impressi i nomi di tutti i migliori cestisti etnei dell’ultimo decennio e anche qualche straniero di lusso (Gottini, Naso, Grasso, Agosta…), ma che nelle ultime stagioni ha subito un grosso ridimensionamento. E ora se ne sono perse le tracce.
Altro elemento non di poco conto è la decisione del Basket Acireale di non investire più le grosse cifre del passato nella prima squadra. La nuova linea è condivisibile se è vero che la futura scomparsa della DNC renderà questa stagione di transizione per tutti (e l’incertezza, che di anno in anno diventa l’unica certezza, non fornirà grandi motivazioni), ancor di più se il progetto non viene accantonato, come in passato in altre occasioni, ma si investirà nel settore giovanile locale con convinzione. Così come si dovrebbe fare a Paternò, dov’è stata scongiurata una morte che sembrava inevitabile e ora bisognerebbe continuare su quella linea che ha permesso agli Under-17 di esordire in DNC.
Proprio dal settore giovanile, però, arriva a mio avviso il segnale più triste. Gravina e Cus Catania, ovvero le squadre etnee maschili che negli ultimi anni hanno ottenuto più successi, scompaiono dalla mappa dei campionati d’Eccellenza. Una scelta dettata dall’opportunità (ci sarà Acireale al posto del Cus nell’U15 d’Eccellenza), da fattori economici ma anche di motivazione (dal lato della società di Natale De Fino), ma che penalizza i ragazzi che si troveranno a giocare a un livello meno competitivo e senza gli stessi stimoli degli ultimi anni.
L’ultimo segnale, passato in sordina, è la chiusura dell’ufficio gare della FIP di Catania. Malgrado il «bilancio positivissimo della stagione» e i numeri in attivo segnalati la scorsa estate dal presidente del comitato provinciale, il passaggio di competenze dalla sede della cittadella a Palermo certifica la diminuzione del numero di società e quindi del numero di gare. Ed è un peccato considerando soprattutto i successi del settore giovanile, che ha annoverato sei squadre campionesse regionali: non è poco.
Roberto Quartarone
Blog “Tiri liberi” su Ctzen
Twitter: @rojoazul86
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