Natoli: «Vi anticipo che parecchie società non si iscriveranno»… Passalacqua: «Le prese di posizione non servono a nessuno»… D’Anna: «Se vogliono sostenere le giovanili, sbagliano»…
Catania, 7 giu. – Premio per chi guarda al futuro o mazzata per chi vive il presente? L’introduzione dei premi per le Nuove atlete svincolate (i Nas) anche per la femminile stimola in dibattito in tutta Italia e, quindi, anche in Sicilia. 5.000 euro per il tesseramento di un’atleta in A1, 3.500 in A2, 2.000 in A3 e 300 in B, denaro che andrà a sostenere la società “che hanno tesserato le atlete a titolo definitivo nel corrente anno sportivo nella misura del 100%”, come recita la delibera del Consiglio federale.
L’ufficialità dei Nas ha suscitato le reazioni di Priolo, tra le prime squadre a non accettarli: «Siamo stati a Roma in assemblea – spiega Nicolò Natoli, presidente della Trogylos –, è intervenuto anche Petrucci per sentire le nostre ragioni. Ma si è verificato un nulla di fatto. Ora siamo contro la Lega, perché non ha difeso le società da un po’ di tempo a questa parte. Vedremo il da farsi, ma la situazione è diventata insostenibile per le società, vista la crisi. Noi stiamo valutando, ma vi anticipo che parecchie società di A1, A2 e A3 non si iscriveranno con grave danno per tutto il movimento».
La nuova tassazione non piace neppure al presidente della neo promossa Ragusa, Gianstefano Passalacqua: «L’arrivo dei paramestri è un problema grosso. Si è provveduto nel giro di un anno a mettere in campo una normativa senza preavviso; serviva almeno un periodo di transizione per arriavare alla norma. I costi federali sono cresciuti tanto. Volendo inserire sei – sette novità nel roster, le spese si aggirerebbero intorno ai 35 – 40 mila euro. Bisognava cercare di trovare una via di mezzo». Sulla prese di posizione fatte dal presidente della Fip Gianni Petrucci in settimana, Passalacqua ha detto: «Le prese di posizione non servono a nessuno, né al vertice né alla base. Parlerà poi il consenso. Così si va a danno nello sport, non ne vale la pena, si danneggia solo la pallacanestro».
Nemmeno la Rainbow condivide l’idea, che sulla carta potrebbe essere interessata visti gli accordi degli ultimi anni per il settore giovanile. «Ci sono delle cose che non stanno in piedi – spiega il presidente Fabio Ferlito, che ci ha confermato l’intenzione di non chiedere il ripescaggio in A3 –. Chi è proprietario dell’addestramento è proprietario a lungo di una giocatrice e la FIP obbliga a pagare perché garantisce chi ha fatto fare la formazione. La lungimiranza del presidente è avere un settore giovanile molto molto forte, bisogna avere delle ragazze che stiano quattro anni con te, per lanciarle nel firmamento del basket, e anche se le dai gratis cominci a tesaurizzare. I parametri sono però un disastro assoluto, su 12 giocatrici del roster si dovrà spendere tantissimo. A lungo termine ha utilità ma a breve termine no».
Più concilianti le posizioni di Verga Palermo e Nova Basket Castellammare. «È difficoltoso partecipare ai campionati figuriamoci pagare i premi delle giocatrici, ma non ci tireremo indietro dalla partecipazione al campionato. Le soluzioni ci sono, si potrebbero applicare i parametri non da un giorno all’altro ma gradualmente, per esempio», ci spiegava la palermitana Francesca Elice. «Ne prendiamo atto – è la posizione di Maura D’Anna, coach castellammarese –, tutto sommato per la Serie B il costo, seppur pesante in un bilancio stagionale, non è impossibile da sostenere con 300 euro a giocatrice, ma è ovvio che sarà un ulteriore ostacolo alla presenza di squadre che già quest’anno non arrivavano a 10 unità, e temo l’anno prossimo diminuiranno ulteriormente. Purtroppo la federazione sembra essere miope e non capisce che così facendo accelera la morte del movimento femminile, giàagonizzante. Se vuole essere un modo per puntare sui settori giovanili, quello dei Nas è il più sbagliato».
A Messina, in casa Rescifina, i Nas non sono l’unico problema esistente a limitare il movimento femminile. Queste le parole di Pino Caudo: «Ancora non abbiamo affrontato il problema. Contiamo di partecipare lo stesso al campionato pagando i tre quattro paramentri che servono, pazienza. Sappiamo tutti che il provvedimento arriva nel momento meno adatto, costringendo le società a tener ancora di più il conto. Nell’attività giovanile credo non ci saranno grossi cambiamenti, si continuerà a cercare d’incrementare il movimento. A Messina quest’anno eravamo comunque già in sofferenza per i problemi alla struttura Ritiro. Il contenzioso tra comune ed Enel, scoperto nella seconda metà del campionato, ha costretto le società a sacrificare un turno ciascuno. In quanto delegato ho mostrato la mia idea alle altre società, la situazione potrebbe cambiare con l’ingresso della nuova amministrazione».
Prestando attenzione ai problemi delle altre squadra siciliane Caudo ha detto: «Ho letto della posizione di Priolo e capisco il loro disagio. È difficile aprire una stagione, svolgerla e chiuderla. Per una squadra di serie B qualche sacrificio si può fare, ma più in alto si sale più è difficile la situazione. Non dimentichiamo che siamo anche in Sicilia purtroppo. Cerco di capire anche le posizioni della Federazione. Credo che il loro ragionamento sia dettato dal bisogno di far quadrare le entrate, ma senza sapere neppure con certezza quando queste entrate arriveranno. Il parametri sono l’ennesima mazzata, capisco il loro punto di vista ma non credo sia questa la soluzione. In Italia non ci sono più neppure molti settori giovanili fiorenti. In Sicilia abbiamo avuto quest’anno la Rainbow, ma sono tutte eccezzioni, dei casi rari».
Nessuna rivoluzione in vista, quindi, ma un malcontento diffuso e che dalla maschile (in cui i parametri sono presenti da varie stagioni, con tanti ragazzi che si sono ritrovati a spasso ma anche settori giovanili interi che vivono degli introiti dei giocatori che hanno lanciato) sta contagiando anche il settore rosa del basket italiano.
Chiara Borzì e Roberto Quartarone
Twitter: @chiaraborzi e @rojoazul86
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