Intervista alla play della Trogylos Priolo, in partenza per il raduno con la Nazionale U20… Dallo scudetto U15 con la Lazùr al progetto della Rainbow… «Ancora non ho scelto l’università»…
Ilaria Milazzo è il nome sulla cresta dell’onda. Sabato scorso ha vinto il premio Emanuele Molino, dedicato al fratello di coach Nino, giovedì è arrivata la convocazione per il raduno pre-Europei U20, quest’anno è stato il secondo anno da protagonista in A1 con Priolo come play di riserva alle spalle di Marija Erić. È solo la parte più recente di una carriera finora ricca di successi per la ragazza di Canicattì, che ha spento pochi giorni fa 19 candeline sulla torta e ora prepara le valige per Pesaro, dove si allenerà in attesa di sapere se farà parte delle 12 che andranno in Turchia per l’EuroBasket.
«Sono contentissima per il verdetto della giuria».Raggiungiamo Ilaria all’indomani del plebiscito che le ha consegnato il premio Molino, dedicato alle cestiste siciliane nate tra il ’94 e il ’97. «È frutto di tanti sacrifici, allenamenti e rinunce. Alla fine, se si lavora costantemente, con voglia, motivazione e determinazione i risultati arrivano. Più che altro sono onorata per il premio ricevuto: è stata una bella premiazione e mi ha fatto piacere essere stata parte del memorial».
L’onore è doppio perché il premio è stato organizzato da Nino Molino, il ct della Nazionale U20…
«Sì, partiamo mercoledì per il raduno. Sono doppiamente contenta: non conoscevo il fratello di Nino, ma non metto in dubbio che fosse una grande persona e un grande appassionato».
Sei giunta prima davanti a Carolina Pappalardo e Giorgia Guerri. Come giudichi le annate coinvolte dal premio?
«Sicuramente il livello in Sicilia non è come quello del Nord Italia. Quando siamo andate a giocare a Parma con Priolo abbiamo visto i calendari delle giovanili: 15-16 squadre partecipano a ogni campionato. Qui purtroppo ce n’è solo quattro, cinque, massimo sei e non c’è una grande competizione. Questo va a indebolire il movimento e il livello. È una pecca, è da sempre così. Il movimento non è adeguato per far crescere le giovani e manca la competizione tra le giovani. I campionati sono positivi perché vinciamo tutte le partite di 20-30 punti, ma è un peccato perché non ci permettono di affrontare squadre di livello più alto e quindi di crescere».
A livello giovanile hai vinto lo scudetto Under-15 con la Lazùr (più hai conquistato una finale nazionale la stagione precedente), i Giochi delle Isole e i campionati regionali con Priolo e Rainbow. Qual è il successo più importante?
«Lo scudetto è stato un primo passo verso successi e grandi soddisfazioni. L’ultimo titolo, l’Under-19 con Catania, è stata una soddisfazione ma che non ci ha portato a conquistare le finali nazionali. Sarebbero state il coronamento della stagione, un incentivo per migliorarsi, ma è mancato quel qualcosa in più per raggiungere un obiettivo più grande».
Come giudichi il progetto che coinvolge la Trogylos, la Rainbow e l’Olympia?
«In questi due anni è stato positivo, ma purtroppo non abbiamo avuto possibilità di allenarci. Siamo arrivate all’interzona senza aver fatto un allenamento tutte insieme. Questo è dovuto agli impegni delle società, ai play-off, alla preparazione per le partite importanti. È un’iniziativa positiva, ma dall’altro lato non ci siamo potute confrontare e conoscere bene per formare una squadra che sarebbe stata più competitiva».
Hai disputato finora due stagioni nella massima serie. Un bilancio?
«Sono stati due anni molto positivi. L’A1 ha un livello molto alto e ancora non mi reputo così in grado di poter giocare con una certa consistenza. Quest’anno ho imparato molto, e l’esperienza conta moltissimo, Marija Erić mi ha insegnato molte cose. C’è ancora tanto da lavorare e imparare. Con il tempo spero di acquisire la capacità mentale per gestire le situazioni e i minuti difficili, per giocare palloni importanti: quest’anno è capitato e ho peccato un po’».
A settembre inizia il tuo percorso universitario. Seguirai le orme di tua sorella Oriana, che dopo varie stagioni in A1 si è trasferita a studiare a Roma e quest’anno è rimasta inattiva, o rimarrai in Sicilia?
«Questo non lo so. Continuerò a studiare, andrò all’università, cercando di conciliare basket e studio. Finché il basket mi dà piacere e mi diverto voglio continuare a giocare. Non è un lavoro, finché c’è passione e divertimento continuerò. È fondamentale studiare, il futuro non è fatto solo di basket, non voglio rimanere con niente in mano. Ancora non ho deciso la facoltà, però».
Conosci le ragazze convocate in Nazionale U20?
«L’annata ‘93 è ottima, in passato hanno sfiorato l’oro, ci sono molti talenti, tante ragazze che giocano in A1 e A2. Ho fatto solo un raduno con loro a marzo, le conosco per sentito dire e alcune a livello umano, ma non bene. Non metto in dubbio che sia un ottimo gruppo, soprattutto a livello cestistico. Basta trovare quell’affinità che serve per giocar bene. A livello umano non ci sarà nessun tipo di problema».
Roberto Quartarone
Twitter: @rojoazul86
Lascia un commento