Perché il ferro del basket è alto proprio 3,05 metri? La spiegazione di una regola rimasta intatta per anni e nata per caso…
Nella fertile mente del reverendo James Naismith, inventore e profeta del basket, tutto era stato disegnato con precisione: due squadre, un pallone da calcio da trattare (solo) con le mani, il passaggio tra compagni, il fallo quando si colpisce un avversario, infine il tiro per centrare un qualcosa, un recipiente posto in alto. Tutto, fuorché la distanza dal terreno alla quale mettere questo «recipiente»: due metri, due metri e mezzo, tre metri, più su ancora…? Due ceste di pesche, prelevate dalla cucina dell’istituto scolastico nel quale svolgeva l’attività di insegnante di educazione fisica, si erano già bene accordate alla sua immaginazione. Quando le portò all’interno della palestra, gli venne facile appenderle ai piedi di una balconata in legno che girava tutt’intorno, recintata da una ringhiera a colonnine. Uno sguardo dal basso, forse anche un tiro di prova: ma sì, poteva andar bene. Misurò l’altezza: erano circa 10 piedi, esattamente 3 metri e 5 centimetri!
Definito quell’ultimo particolare (che nella sua mente non poteva avere una collocazione altimetrica precisa), Naismith si affrettò a trascrivere le famose «tredici regole» che avrebbero guidato il nuovo gioco; o meglio, le fece battere a macchina alla segretaria, Miss Lyons, ignara – ovviamente – di quanto prezioso fosse il documento affidato alle sue dita.
Quando gli allievi entrarono in palestra per la consueta ora di attività scolastica, la trovarono già sgombra di attrezzi per la ginnastica, il professore al centro (col pallone in mano) che li invitava a prendere visione dei due fogli dattiloscritti affissi sulla bacheca e dei recipienti appesi alle due estremità della balconata. Il resto è storia conosciuta: la prima partita nove contro nove, lo schieramento con attaccanti e difensori, la scaletta per andare a recuperare il pallone dopo un tiro centrato… Il basketball – così battezzato solo qualche tempo dopo – aveva mosso i suoi primi, impacciati, passi!
Da quella vigilia di Natale del 1891, quando a Springfield (città del Nord-Est degli Stati Uniti) ogni trovata era buona per tenersi in allenamento al riparo dal freddo, di anni ne sono passati tanti, di cambiamenti al regolamento pure. Ma il canestro – così ancora chiamato, nonostante l’anello in ferro e la retina si siano sostituiti alla cesta di vimini – è rimasto lì, a 3 e 05 dal terreno… Balconata, palestra, edificio scolastico (l’YMCA) e la stessa via in cui era ubicato (Armory Street) sono tutti entrati nella storia del basket. Era stato il destino a voler metterci del suo, come di solito avviene in ogni grande invenzione!
Nunzio Spina
Vedi anche:
Il basket al tempo delle… pesche!