Terza volta in Gran Bretagna… L’Italia cestistica assente… Lamonica e Cerebuch arbitri… Vezzali-Sensini-Idem: un trio di atlete su cui puntare…
Il Big Ben sta per fare suonare l’ora. Dall’alto dei suoi 96 metri, la Torre dell’orologio più famosa al mondo diffonde ormai gli ultimi rintocchi di avvicinamento ai Giochi Olimpici. Partenza il 27 luglio. Ci siamo! Londra li ospita per la terza volta, dopo le edizioni del 1908 (quella del maratoneta Dorando Petri e della sua storica squalifica) e del 1948 (quando lo sport provò a cancellare le ferite della Seconda Guerra Mondiale). Un ritorno che stabilisce già un primato – nessuna città finora era arrivata al tris – strappato per un solo punto alla concorrenza di Parigi nella assegnazione da parte del CIO. Con la prospettiva e l’augurio che tanti altri, di primati, ne vengano abbattuti lungo il cammino.
Tutto pronto nella capitale britannica, che per l’occasione è riuscita a migliorare ancora il suo volto di metropoli moderna e funzionale, pur legata intimamente alle sue tradizioni. Un intero quartiere, Stratford, è stato ristrutturato per dare spazio all’immenso Parco Olimpico, dove oltre al Villaggio (con 17.000 posti letto) risiedono gran parte degli impianti sportivi, tra cui il nuovissimo Stadio Olimpico che accoglierà la cerimonia d’apertura e le gare di atletica leggera. Un apparato organizzativo che – finora – sembra aver funzionato con la stessa precisione dell’orologio di Westminster. Che peccato sarebbe se le nuvole che continuano ad addensarsi in questi giorni di vigilia (parliamo di quelle vere, cariche d’acqua, ma anche delle immancabili minacce terroristiche) finissero col rovinare la festa!
Per il Presidente del Comitato Organizzatore si tratta di una scommessa da vincere. Anche perché lui, Sebastian Coe, il mezzofondista vincitore di due medaglie d’oro e due d’argento alle Olimpiadi di Mosca ’80 e Los Angeles ’84, di sfide importanti ne ha affrontate e vinte tante. Su questo evento ha investito il suo passato di sportivo tenace e il suo presente di politico impegnato. Ha sempre sostenuto che in tempi di crisi come quello che stiamo vivendo (economica, politica, sociale) i Giochi rappresentano una opportunità, non uno spreco. Dietro gli investimenti ci sono posti di lavoro; dietro una sana competizione, un messaggio di pace per il mondo.
I numeri parlano di 26 sport e 39 discipline olimpiche; per un baseball e un softball che escono di scena, c’è un pugilato femminile (donne sempre più alla ribalta e sempre più aggressive) che fa il suo debutto. Intorno a 200 le nazioni partecipanti, più di 10.000 gli atleti. La rappresentativa italiana non arriva alle trecento unità, ridimensionata dalla sempre maggiore difficoltà a centrare la qualificazione o i tempi minimi. Ma Gianni Petrucci, presidente di un CONI in continua ristrettezza finanziaria, si aspetta il solito miracolo. Invoca non meno di 27 medaglie (il bottino di Pechino 2008) e la conferma di restare tra le prime dieci nazioni al mondo. Prendiamolo come un incoraggiamento, se come proclama può sembrare presuntuoso.
A sostenere le speranze di podio azzurro, oltre che il tricolore nella sfilata inaugurale, ci sarà Valentina Vezzali. Quinta partecipazione olimpica, insegue quella vittoria che le permetterebbe di raggiungere i mitici schermidori Edoardo Mangiarotti e Nedo Nadi, in testa alla classifica (a quota sei) dei medagliati d’oro italiani di tutti i tempi; fossero due le vittorie, nel fioretto individuale e in quello a squadre (perché non sperare?), il primato per lei diventerebbe assoluto e, forse, mai più raggiungibile. Portabandiera della squadra azzurra, la Vezzali, e soprattutto delle legittime ambizioni al femminile. Da Federica Pellegrini, che per un po’ le aveva conteso questo ruolo rappresentativo, si attendono tutti l’ennesimo trionfo sulla vasca del nuoto (bene accetto, a quel punto, anche il gossip…). Così come nessuno si accontenterebbe di una semplice partecipazione da parte di Alessandra Sensini, da Los Angeles ’96 sempre sul podio nella gara di windsurf (disciplina che dopo Londra scomparirà dal programma olimpico). Per non parlare di Josefa Idem nella canoa: qui si taglierà il traguardo delle otto partecipazioni (appena una in meno del primato di tutti tempi); se poi arrivasse anche il sesto podio della carriera, a 48 anni, c’è da scommettere che l’aggettivo più utilizzato per lei sarà quello di «eterna».
Toccherà magari ai maschi stupirci con qualche prodezza inattesa. E qualcosa di buono vorremmo che venisse fuori anche dalle (poche) squadre azzurre che sono riuscite a qualificarsi: alla pallavolo e alla pallanuoto il compito di farci rivivere le ormai lontane emozioni di Atene 2004, quando anche il calcio e il basket riuscirono a regalare soddisfazioni di medaglia. L’Italia cestistica sarà ancora una volta completamente assente, per la delusione – e l’incredulità quasi – dei suoi tanti appassionati. Ai forfait della squadra femminile (il quarto consecutivo) ci si è purtroppo ormai fatta l’abitudine; a quelli della squadra maschile (il secondo dopo Pechino) un po’ meno, anche perché non si riesce proprio a capire come si possa essere rimasti impantanati nei bassifondi della classifica mondiale, pur avendo anche noi adesso i nostri bravi giocatori NBA (Bargnani, Belinelli, Gallinari) da esibire al mondo. Dopo Recalcati, l’opera di ricostruzione è stata affidata a Simone Pianigiani (l’uomo dei sei scudetti a Siena): l’eliminazione agli ultimi Europei in Lituania lo aveva quasi spinto alle dimissioni, ma era giusto concedergli ancora tempo e fiducia. Si ripartirà dalle qualificazioni agli Europei del 2013, risollevarsi sarà praticamente un obbligo.
A Londra, dunque, vedremo il basket degli altri. E sarà comunque un bel vedere. Gli USA presentano l’ennesimo Dream Team per spaventare gli avversari, col proposito di sbaragliare il campo come ai tempi di Barcellona ’92, quando – a suon di punteggi record – cominciò l’avventura di questa «squadra da sogno». Sempre favoriti, non sempre vincenti, specie quando sono caduti nell’errore di snobbare gli avversari. Lo sa bene coach Krzyzewski, che a Pechino dovette sudare anche lui in panchina per avere ragione della Spagna nella finale per l’oro. Per questo ha deciso di puntare ancora sulla esperienza, oltre che sulla classe, di giocatori come Kobe Bryant, LeBron James, Carmelo Anthony, Chris Paul e Deron Williams, già protagonisti di quell’oro olimpico. Accanto a loro, quattro elementi della formazione che si è aggiudicata i Mondiali del 2010 (Chandler, Durant, Westbrook e Love). Nomi sicuri per un obiettivo da non mancare: ogni altro risultato diverso dall’oro corrisponderebbe a un fallimento!
Dodici le squadre finaliste, come il solito, divise in due gironi eliminatori. Le prime quattro di ogni girone accederanno ai quarti di finale incrociati. Il girone A, quello degli USA, sembra sulla carta quello più scontato ai fini della qualificazione, per la presenza delle due compagini africane, Tunisia e Nigeria, destinate a non superare il turno (anche se la Nigeria ha recentemente eliminato a sorpresa la Grecia, quinta nelle ultime due edizioni olimpiche). Per le altre, l’Argentina di Manu Ginobili, la Francia di Tony Parker, la Lituania dell’«italiano» Jonas Maciulis, dovrebbe trattarsi di una lotta per la conquista delle migliori posizioni tra il secondo e il quarto posto. Molto più equilibrato e incerto il girone B. La Spagna guidata da Sergio Scariolo (ecco una presenza italiana nel torneo) potrebbe essere considerata la testa di serie, ma più o meno sullo stesso piano ci sono tutte le altre squadre, dal Brasile all’Australia, dalla Cina alla Russia, agli stessi padroni di casa della Gran Bretagna, quasi debuttante in un torneo olimpico di basket (partecipò solo a Londra ’48), ma in rapida ascesa nelle sue quotazioni.
USA accreditati della vittoria finale anche nel torneo femminile di basket, dove puntano decisi al quinto oro consecutivo. Una azione di disturbo (e probabilmente niente di più) proveranno a farla l’Australia, la Russia e il Brasile, le squadre salite sul podio nelle ultime quattro edizioni. Con poche ambizioni le altre finaliste, Cina, Croazia, Canada, e ancor meno Repubblica Ceca, Turchia, Francia, Gran Bretagna e Angola.
I due tornei di basket attraverseranno tutto il periodo delle Olimpiadi, dal 28 luglio fino al 12 agosto, quando saranno in programma le finali maschili. Due gli impianti che ospiteranno le partite: il Basketball Arena, costruito all’interno del Parco Olimpico, capienza di 12.000 posti, la particolarità di essere una struttura «sostenibile» per la facilità di trasformarsi al suo interno (nel giro di sole 22 ore diventerà il tempio della pallamano) o di essere smontata (al termine dei Giochi i suoi pezzi verranno utilizzati per altri fini); il North Greenwich Arena, situato nella penisola omonima, capienza di 20.000 posti, già teatro di eventi di grande richiamo sportivi (finali del Master di tennis) e non (concerti soprattutto). Tra gli arbitri designati (cammin facendo ne abbiamo trovate altre di presenze italiane…), il pescarese Luigi Lamonica, riconferma di Pechino, e il triestino Guerrino Cerebuch; e ci sarà anche la viterbese di origini cagliaritane Daniela Isola, istruttrice nazionale degli ufficiali di campo, chiamata dal Cio come consulente tecnico per questa figura che solo in Italia e Spagna è riconosciuta e che la Gran Bretagna si è affrettata a formare, per fare da supporto agli arbitri.
I sondaggi danno il basket tra le competizioni di maggiore interesse dei Giochi 2012, grazie ovviamente al Dream Team maschile: facile prevedere, per le sue partite, il tutto esaurito nelle due arene londinesi e una partecipazione record di telespettatori. A proposito: ad aggiudicarsi la copertura dell’intero evento olimpico è stata la BBC, storica società radiotelevisiva britannica, che trasmetterà in anteprima mondiale con la nuova tecnologia UHT (Ultra Alta definizione). Telecamere puntate sui fuoriclasse NBA, dunque, al pari di altri grandi atleti: quali il velocista giamaicano Usain Bolt, che rincorre la seconda tripletta olimpica (100, 200 e 4×100), l’astista russa Yelena Isinbayeva, decisa a riscattarsi dalle ultime opache prestazioni con il terzo successo consecutivo, il nuotatore statunitense Michael Phelps, già in testa nella classifica dei medagliati d’oro di tutti i tempi, sia nel conteggio totale (quattordici) che in una sola edizione (otto). Vedremo, inoltre, con quanto spirito olimpico affronteranno l’impegno campioni professionisti come il tennista Roger Federer, fresco vincitore di Wimbledon, o il ciclista iridato Mark Cavendish, che dovrà a tutti i costi esaltare il pubblico di casa.
Protagonisti attesi e non. Ogni edizione dei Giochi ne celebra di nuovi: molti di loro non figurano tra i favoriti, alcuni vengono fuori come illustri sconosciuti. Per scoprirli – sperando magari in qualche sorpresa azzurra – non ci resta che attendere. Cominciamo a sistemarci comodi davanti la TV. Il Big Ben sta per suonare l’ora.
Buon basket e buona Olimpiade a tutti!
Nunzio Spina