Il play di scuola Cus in finale play-off di C2 con Canicattì… «Puntavamo alla vittoria finale»… «Il Cus Messina è pieno di talenti»… «Potrei continuare il progetto qui»…
È stato un innesto in corsa che ha regalato freschezza alla cabina di regia della sfidante per l’accesso alla DNC. Fulvio Gambino da Catania, play cresciuto nel centro universitario etneo e nel Basket Trapani, sta avendo la sua consacrazione alla corte di Beto Manzo dopo le esperienze vissute ad Acireale, Adrano e Capo d’Orlando. In gara-1, ha segnato 14 punti ed è stato il miglior marcatore dei suoi.
«È stata una partita storta – esordisce –, nella quale abbiamo pagato la giovane età della maggior parte del gruppo e un certo rilassamento dopo la sfida di Paceco. Sono molto dispiaciuto della prestazione soprattutto perché rischia di minare il rapporto di un gruppo che è stato fantastico fino a questo momento. In gara 2 onoreremo questa finale».
Qual è l’arma in più del quintetto che è riuscito ad eliminare Melilli e Paceco?
«L’intensità. Dal punto di vista tecnico, credo che partissimo svantaggiati in entrambe le sfide, perché il nostro organico, esclusi Manzo e Strazzera, non dispone – o, meglio, non disponeva – di nomi da far temere il peggio ai nostri avversari. La maggior parte del nostro organico non percepisce stipendio e fa i salti mortali per allenarsi, ma ciò nonostante è quello che nella maggior parte dei casi ha dato quel mattoncino in più per portare a casa i risultati».
Cos’è cambiato nella vostra mentalità dalla stagione regolare alla seconda fase?
«Io sono arrivato qui solo a gennaio, ma come ho detto subito a Manzo e società, non mi ero trasferito da Capo d’ Orlando giusto per allungare di un paio di settimane la stagione. Volevamo vincere il campionato e ci siamo riusciti. Non è cambiato nulla, come in tutte le stagioni ci sono dei momenti in cui paghi la stanchezza, dovuta anche a un paio di infortuni e due-tre trasferte sfortunate. Nei play-off abbiamo rialzato la testa con serenità e siamo riusciti a dimostrare un valore in campo che probabilmente nemmeno noi ci aspettavamo».
Come vedi Messina?
«La partita contro il Cus, per noi è più che una finale un test per vedere quanto davvero siamo in grado di fare. La C2 si è sempre conclusa dopo tre turni di play off, quest’anno è stata aggiunta questa finalissima tra le due vincenti dei gironi, ed è sicuramente uno stimolo in più per fare bene. L’abbiamo preparata al meglio nonostante le fatiche di una stagione, e non mi aspetto di concludere da sparring partner degli Harlem Globetrotters. Loro sono una squadra completa e piena di veri e propri talenti: rispetto massimo».
Com’è maturato il tuo passaggio alla Mura e quale sarà il tuo futuro?
«Sono contento di aver fatto la scelta di venire qui a gennaio. Dopo gli spiacevoli avvenimenti di Acireale l’anno scorso, avevo bisogno di un anno importante per rilanciarmi, Capo d’Orlando mi aveva dato la prima possibilità, ma mi piaceva guardare più in grande e la chance di vincere il campionato qui mi allettava. Lavorare con Beto non è certo una passeggiata, ma devo ringraziarlo, per riavermi dato stimoli e capacità che temevo di farmi sfuggire. Per la prossima stagione non escludo di continuare il progetto qui a Canicattì, dove mi sono trovato benissimo, ma non spetterà solo a me questa scelta. Se cosi non dovesse essere mi guarderò intorno, di sicuro rifiuterò eventuali offerte di squadre che in questa stagione mi hanno letteralmente denigrato».
Roberto Quartarone