La società etnea vorrebbe tornare a disputare in casa almeno le partite giovanili… Giuffrida: «Azione di valenza sociale, stiamo facendo il necessario per mettere in sicurezza, giocare sempre in trasferta costa caro»… Sangiorgio: «Giocare lì è da irresponsabili, perché non si usa il campo all’aperto?»…
Circa un anno fa, Maurizio Manno, dirigente del Basket Club Valverde, ha indirizzato una lettera al presidente della FIP regionale per far luce su un problema sorto con l’introduzione delle nuove norme sull’omologazione dei campi. Vista l’impossibilità di mettere a norma la piccola palestra di Valverde, l’unica soluzione per la squadra etnea era trasferirsi altrove (si trovò poi l’accordo per il San Luigi di Acireale).
«Abbiamo giocato cinque campionati tra Serie C femminile e Promozione nella palestra di Valverde – ci dice Giuseppe Giuffrida, dirigente della società – ma con le nuove disposizioni è impossibile. Volevamo mantenere almeno l’attività giovanile lì: l’azione di carattere sportivo ed educativo (pertanto con un’alta valenza sociale) deve essere indirizzata ai ragazzi, giovani e bambini del territorio. In un piccolo comune come il nostro è particolarmente sentita quest’azione e pertanto contavamo di poter essere nelle condizioni di utilizzare in quest’ottica la palestra».
Il responsabile regionale dei rilevatori dei campi (che poi inoltrano le relazioni al presidente regionale per l’omologazione dei campi) è Michelangelo Sangiorgio, ovvero il presidente del comitato provinciale di Catania. «Nonostante le rassicurazioni – prosegue Giuffrida – Sangiorgio non ha omologato il nostro campo, trincerandosi dietro i regolamenti e le misure indispensabili». La questione delle misure è fondamentale per la sicurezza degli atleti, come più volte sottolineato al momento dell’introduzione delle regole. «È chiaro che le misure di sicurezza vadano garantite – continua Giuffrida – e noi stiamo facendo tutto quello che è necessario, rivestendo tutte le pareti con gommapiuma da 7 cm, eliminando gli spigoli e le sporgenze. Sappiamo che ci sono altri campi omologati pur non avendo i requisiti, molte società sono anche disponibili a venire a giocare a Valverde. Ma il presidente… picche!»
Una soluzione per far giocare i ragazzi sarebbe stata anche trovata dall’ufficio gare di Catania: si dovrebbero giocare tutte le gare in trasferta. «Facendo così però ci addebitano 80€ per ogni spostamento. Dovremmo spendere 800€ più le tasse, le eventuali sanzioni e i costi delle trasferte. Ma ci rendiamo conto?». Malgrado la solidarietà, la società etnea si sente anche sola, pur proseguendo per la sua strada. «Abbiamo cercato di coinvolgere altre società, ma nessuno ha mosso un dito. Ci sono tanti altri problemi, ma noi senza soldi facciamo quello che ci siamo imposti da statuto (non lo abbiamo dimenticato), siamo sicuramente pazzi, ma… sai quanta gente chiede di venire a giocare a Valverde?»
La risposta di Sangiorgio non lascia spazio ad aperture: il campo non è omologabile ed è una storia vecchia: «Già tre anni fa una società di Caltanissetta presentò un ricorso – spiega – e le regole non sono cambiate dallo scorso anno, quando non si è disputata alcuna partita ufficiale». Il problema non sono solo le dimensioni, ma la distanza dagli ostacoli: «Le dimensioni minime sono 26×14 metri con 1,5 metri di fascia esterna (in deroga, perché normalmente dovrebbe essere di 2 m.); su delibera del consiglio direttivo regionale, l’Under-13 si può giocare su un campo 24×13. Va bene proteggere gli ostacoli fissi, ma non ha senso farlo quando sono a 70-80 cm: non si garantisce l’incolumità di chi sta in campo. In più il campo di Valverde ha il tavolo per gli ufficiali in un corridoio e le panchine a fondo campo…»
«Giocare lì con il solo settore giovanile – prosegue Sangiorgio – è da irresponsabili: non è l’età che discrimina se puoi farti male o no. In molti si lamentano e non vogliono giocare su quel campo. A Valverde c’è una struttura all’aperto idonea, perché la società si ostina a non usarla?» C’è anche la questione dei soldi da versare per gli spostamenti gara: «Bastava non indicare quel campo in sede di iscrizione – chiude Sangiorgio – o spostare le gare prima che venisse consolidato il campionato. Purtroppo ci siamo accorti di tale situazione successivamente per cui i sistemi informatici gli addebitano lo spostamento, che è di 40€ e non 80».
Il caso è concreto, ma il problema sta a monte: l’attività di base in Sicilia è stata fatta per anni su campi obiettivamente piccoli. Le regole attuali cancellano la possibilità di lavorare ad alcune piccole realtà, che magari continuano ad allenarsi nei piccoli impianti e a giocare (pagando) nei campi omologati. La necessità di sicurezza è una priorità, ma la soluzione potrebbe passare almeno dal contenimento dei costi, che già pesano molto sulle società.
Roberto Quartarone