Da più di dieci anni coach Gianfranco Morelli vive e lavora a Catania… Le finali nazionali cadetti con la Grifone… Adrano, Virtus, Gravina: tanti anni di giovanili… L’augurio a Minnella…
È fermo da più di un anno, ma il suo lavoro con i giovani è durato un decennio e ha dato un impulso all’ultima fase di vita della Grifone, alla crescita dell’Adrano e al Gravina che si preparava a tornare grande. «La Sicilia è la più bella regione d’Italia»: Gianfranco Morelli, 46 anni, triestino, dopo una vita in giro per i campi di C1 e B2 del Nord Italia, nel 1999 ha fatto le valigie e ha ricominciato da Ragusa, per poi stabilirsi a Catania. Carattere forte e idee chiare, ha iniziato un’avventura che ha cambiato la sua traiettoria, che era partita all’ombra di grandi allenatori e con società storiche.
«Nel 1996 mi sono laureato a Bologna – racconta –, dove avevo anche allenato i propaganda della Kinder, e sono tornato a casa. Alla Pall. Trieste, allenata in A1 da Cesare Pancotto, mi occupavo dei grandi e grossi juniores nazionali. Pancotto è un signor allenatore, bravo tecnicamente, e allora faceva anche il supervisore delle giovanili. Ero giovane, avevo la natura dello zingaro, così ho accettato la chiamata di Giorgio Valli a Ragusa, dove erano stati amici miei, come Pecile e Bortolotti. È stata una bella stagione, c’era l’A2, il Pala Minardi, un’ottima organizzazione, Gebbia come responsabile delle giovanili, Riccardo Cantone… Mi occupavo degli allievi nazionali quando mi è arrivata la proposta di Massimo Di Maita».
Inizia così una lunga collaborazione con la migliore squadra giovanile etnea dell’epoca, la Grifone. Era il 2000-’01 e il “Moro” si occupava dei cadetti, di ragazzi sotto i diciott’anni. «Era un bellissimo progetto, avevamo la disponibilità del palazzetto tutto il pomeriggio e facevamo lavoro individuale con tutti i ragazzi. Con i cadetti siamo arrivati alla finale regionale, Catania-Palermo a Piazza Armerina, e abbiamo vinto di due dopo un supplementare, una roba meravigliosa! La ricordo come la mia più grande soddisfazione: eravamo un branco di nani, ma abbiamo fatto le finali nazionali a Rieti contro Milano, Avellino (con Capobianco) e NCH Siena. Ci hanno massacrato, ma i ragazzi hanno fatto un’esperienza che mai dimenticheranno. C’erano Marco Consoli, Roberto Pulvirenti, Enrico Verzì, Marco Ferrera, Vittorio Mazzerbo, Vittorio Esposito… ed è un peccato che non se ne parli più, anche perché nessuna squadra maschile catanese è più arrivata alle finali nazionali».
Se ne andò presto Di Maita, ma Morelli rimase. «Facevo l’allenatore-giocatore in C2, ero responsabile settore giovanile quando la Virtus acquisì la Grifone, la società era solida e cresceva. Per un anno sono tornato a casa, nella Don Bosco, satellite della Società Ginnastica Triestina; è andata bene ma non benissimo. Al mio ritorno, sono passato ancora dalla Grifone, poi avrei dovuto allenare la Virtus in B2, ma non ci accordammo e in agosto scambiai il mio posto con Anselmo, che doveva allenare Adrano. Dopo una stagione positiva in C2, a marzo mi hanno chiamato per gli ultimi tre mesi di B2. La squadra era penultima in classifica, con Gottini, Riva, Rolando e quindi dei professionisti. La squadra non difendeva e per me la pallacanestro è difesa in primo luogo, l’attacco è una conseguenza, quindi li ho fatti lavorare tantissimo. È stata una salvezza incredibile, in condizioni pessime; Carmelo Carbone e Pippo Famoso erano al mio fianco ed è stato bellissimo. Subito dopo avevo tanto entusiasmo, potevo essere confermato, ma sono saltati gli sponsor e il titolo è andato a Bisceglie».
L’allenatore così torna ad Adrano, dove c’è una società ambiziosa e grandi prospettive, con una squadra rinforzata. «Per sette mesi non abbiamo perso una partita, poi in finale Grasso e Schisano erano infortunati ed è stata una mazzata allucinante: abbiamo perso di tre contro Acireale. Adrano andò lo stesso in C1, ma fu un peccato: spendendo bene i fondi, avrebbe potuto far nascere un bel progetto dopo quell’anno. Per me è stato pesante, sono rimasto fermo, ho rifiutato Siracusa (che quell’anno avrebbe vinto la C1), poi ho accettato Gravina, come allenatore di C2 e responsabile delle giovanili, collaborando con il bravo Pino Projetto. Giocavamo anche con i ragazzini del ’94 e non potevamo vincere la C2, ma abbiamo fatto un quarto e un quinto posto e play-off, mettendo alle spalle di Cavazza, Gulinello e Ganci tanti ragazzi in vetrina. Ho lavorato sul bellissimo settore giovanile come mi era stato chiesto e siamo anche arrivati terzi alle finali regionali con l’Under-17».
Ora Gianfranco Morelli è fermo, è tornato in campo in D a Gorizia per qualche mese (nel catanese ha giocato per anni in D e Promozione, ottenendo anche due promozioni con Fortitudo ed EuroVirtus) e ha vinto il Trofeo del Meridione, ma un tecnico del suo calibro non potrà rimanere a lungo lontano dal campo. Guardando l’ambiente dal di fuori, il coach ha tanto da dire.
«La palestra mi manca da morire! Sono fermo perché ci sono poche squadre (anche se in provincia ce ne sono tre in DNC) e pochissimi soldi, e forse c’è gente a cui sto antipatico. I pochi soldi che ci sono sembra che si utilizzino solo per avere grandi risultati, non per crescere i ragazzi».
Forse il rimpianto più grande è la dispersione dei giocatori che ha seguito negli anni alla Grifone: «Sarebbe stato bello poter continuare a far giocare i ragazzi schierati dalla Virtus in B2, oggi ci sarebbe modo di fare una squadra a Catania con soli ragazzi catanesi, facendo ritornare Livera e i Saccà, che giocherebbero con la maglietta della propria città. È un peccato che non ci siano più la Grifone e la Pall. Catania: Condorelli è una bravissima persona, con grande entusiasmo e con una bella organizzazione, ma il suo progetto è durato solo tre anni».
Morelli chiude con un augurio: «Faccio un grande in bocca al lupo a Carmelo Minnella, che è un bravissimo “carusu” e sono felice per lui perché ha vinto la C2 con il Gravina, con tutti giovani e ragazzi catanesi».
Roberto Quartarone