Si è concluso il Trofeo delle Regioni 2011… Conclude terzultima la squadra di Giambelluca, vincendo contro Emilia-Romagna e Sardegna… Penultime le ragazze, decisivo 53-38 alle Marche…
Tirando le somme, il Trofeo delle Regioni 2011 non è andato male per le due rappresentative siciliane. I ragazzi hanno migliorato di una posizione le ultime due annate, giungendo 14i dopo aver battuto una big come l’Emilia-Romagna. Le ragazze partivano senza i favori del pronostico, ma si sono comunque distinte tanto da vincere contro Marche, Umbria e Abruzzo e vincere l’ultima finalina.
Il basket giovanile siciliano non può competere contro i grandi squadroni del Nord, che non solo contano su mezzi economici più grandi, ma anche su impianti in cui i cestisti possano allenarsi regolarmente e ci possa essere più varietà di società, allenatori e sbocchi. In Sicilia manca quasi tutto. Serva da esempio una interessante polemica sollevata di recente: quest’anno non è stato organizzato il campionato Under-14 femminile siciliano, quindi s’è venuto a creare un enorme vuoto tra l’U15 e l’U13. La crisi di questa categoria era nell’aria già dallo scorso anno (si varò un girone unico regionale, con un grande dispendio economico per le società e fisico per le giovanissime giocatrici), ma questa soluzione ha privato di un importante mezzo di crescita le ragazze del ’97, già ammesse al Trofeo delle Regioni.
«La squadra sembra di livello tecnico lievemente inferiore alla rappresentativa dello scorso anno – diceva prima di partire, Giuliana Licciardello, ’97 della Lazùr, sorella d’arte ed elemento di spicco della rappresentativa regionale -, ma abbiamo creato un bel gruppo con il quale contiamo di ben figurare a Torino e di regalarci qualche soddisfazione. Già la mia ce l’ho: vestire la maglia della Sicilia per il secondo anno consecutivo, ripagando gli sforzi miei e di chi crede in me, come coach Catanzaro e il prof. Guerrera». Alla fine, aver vinto tre partite rappresenta un risultato che va ben oltre il 15° e penultimo posto della classifica. Non solo: la Licciardello è stata tra le più costanti realizzatrici (tra cui 14 punti nella vittoria sull’Umbria), l’altra lazurina Carolina Pappalardo è stata la miglior stoppatrice del torneo, e non è poco considerando che è un’ala, e premiata come miglior giocatrice isolana (nonché miglior realizzatrice). Nel girone, è andata benissimo, la vittoria contro l’Abruzzo è stata netta (58-25!), ma la superiorità non s’è ripetuta nella semifinale 13°/16° posto e così la squadra è finita nella penultima piazza. La terza catanese, Giuliana Bellomia, ha dato il meglio contro nel girone contro l’Abruzzo (7 punti), ma non ha avuto molto spazio.
La rappresentativa maschile, qualificata tramite uno spareggio, ha fatto la sua ottima figura contro uno squadrone come l’Emilia Romagna: i campioni in carica hanno ceduto per 78-71 (mattatore Ducato, 9 punti per il gravinese Magrì) nell’ultima partita del girone eliminatorio. L’altra vittoria, fondamentale, è arrivata nell’ultima semifinale, quella per evitare le ultime due piazze: 98-81 sulla Sardegna, con 11 elementi su 12 andati a segno (Magrì 14, Persano 9, Genovesi 10). La finalina, tuttavia, è stata appannaggio dell’Umbria. A conferma della bontà della squadra, alla fine è giunto il premio simpatia (per «correttezza, disciplina, fairplay»).
Da questo torneo escono rinforzate alcune individualità che, continuando così, diventeranno dei punti di forza del basket siciliano. In primo luogo i premiati Ruben Zugno e Carolina Pappalardo: il primo è un play nisseno che gioca a Bagheria ed è un crack nell’Under-15 d’Eccellenza (insieme al suo compagno di squadra Riccardo Ducato, altro elemento di spessore), la seconda è già nell’orbita della Nazionale e con l’altra catanese Licciardello forma una coppia dalle grandissime potenzialità, collaudate già con le finali nazionali del Join the Game 2010. Ma anche gli altri catanesi Magrì (miglior marcatore dei suoi con 62 punti), Genovesi e Persano o la play Sara Bursi hanno registrato ottime cifre. Bisogna solo aspettare per cogliere i frutti di un lavoro fatto di sacrifici, ma che paga.
Roberto Quartarone
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