Seconda puntata del viaggio tra le realtà di vertice catanesi… Una macchina costruita per vincere, ma in un contesto di dubbi… Marco Distefano: «Con un gruppo locale per risalire, saremo pronti per la C Dil.»… «Senza benzina non torneremo in B»…
Il titolo è un verso che si ripete varie volte all’interno della Canzona di Bacco di Lorenzo il Magnifico. Lì aveva un senso che si avvicina più al latino Carpe diem, però si può riciclare benissimo per la situazione del basket catanese attuale. Il capoluogo è ripartito dalla Serie C regionale, che aveva lasciato nel 2008 con grandi speranze e grandi progetti. Tutto finito come una bolla di sapone, senza nemmeno tanto clamore. La dirigenza della defunta Pallacanestro Catania è ripartita comunque, malgrado tutto. Le forze sono state messe nel Gad Etna e nel Cus Catania, continuando il lavoro nel settore giovanile.
Ovviamente, però, si è persa quella spinta che dava la Serie B, ma la società e la squadra hanno comunque allestito una macchina costruita per vincere, che si sta dimostrando la fuoriserie del girone e sta dominando il campionato con una certa disinvoltura. Lorenzo il Magnifico entra in gioco perché si tenterà di tornare in un campionato nazionale, magari si proverà ancora la scalata e a migliorare gli ottimi risultati dell’ultimo biennio, ma il futuro è decisamente incerto e si può vivere solo stagione per stagione: “Di doman non c’è certezza”.
«Quando è finita l’esperienza della Pall. Catania – spiega Marco Distefano, che della squadra rossazzurra era il direttore sportivo –, le alternative erano due: o abbandonare del tutto, perché per noi la delusione è stata fortissima, o ripartire dal Gad Etna. La squadra esisteva già e io personalmente ho voluto continuare per convogliare le figure in gioco fino a quel momento, perché mi sembrava una pazzia mandare tutto a monte. Siamo ripartiti cercando di avere sempre un obiettivo preciso e impostandolo in maniera decente».
«Proprio per questo – prosegue Distefano –, abbiamo continuato il rapporto con il Cus e abbiamo scelto di impostare una squadra che avesse una certa continuità con il passato, lanciando uno sguardo al futuro. Giuseppe Marchesano è stato scelto come allenatore perché è stato con noi tre anni, è catanese, ha bisogno di far esperienza come primo allenatore con una responsabilità assoluta; inoltre fa lavorare i ragazzi per farli migliorare sotto tutti gli aspetti. La squadra è stata fatta sposando la sua tipologia di gioco, dando un senso tecnico al nostro campionato. Gli unici trentenni sono Di Masi e Scarpa (quest’ultimo è il giocatore che nessun’altro ha, l’unico non catanese), gli altri sono giovani che si sono messi in mostra con il Gad Etna e si sono anche allenati con la Serie B. Per fare la C2 ci vuole questo mix, considerando che le candidate alla promozione hanno grande esperienza e allenatori marpioni».
La scelta finora ha pagato: la squadra ha perso solo una partita e Pardo, Santonocito, Caltabiano, Saccà e Lo Faro sono tutti nati negli anni novanta e hanno un buon minutaggio, anche se ovviamente dovranno farsi le ossa per fare un campionato superiore. «Quest’impostazione serve a far crescere tutto il gruppo e cominciare a ripartire, si spera dall’anno prossimo, dalla Serie C Dil., con un gruppo locale che possa crescere. È chiaro che il Cus di Gaetano Russo ha degli elementi al momento troppo giovani ma che potranno venire utili a questo contesto. Considerando i costi generali dei campionati per adesso, forse, ci possiamo permettere una C Dil., dove già fanno fatica altre realtà. Noi vogliamo avere un’impostazione completa, basandoci sui bisogni dei ragazzi, che si allenano tanto e l’anno prossimo continuerebbe così perché sono già pronti, però con una squadra che si continuerà ad evolvere».
Economicamente, quali sono gli obiettivi realizzabili?
«I problemi sono tanti, per fare la B ci vuole uno sponsor decente, che almeno dia la metà del budget, se no è impossibile. Non abbiamo un socio magnate che possa pagare di tasca propria. Stiamo lavorando per dare continuità per l’anno prossimo, ma la situazione è questa. Speriamo che, crescendo noi, crescano gli altri e qualcuno voglia investire. Sinceramente non so dove possiamo arrivare. Si possono avere buone intenzioni, organizzazione, idee giuste, ma senza la benzina nemmeno una bella Ferrari può camminare».
Qual è la sorte di tutti i progetti collaterali che erano stati attivati?
«Attualmente stiamo facendo poco. Fondamentalmente anche Condorelli è rimasto scottato, è stato difficile tenerlo dentro il sistema, quindi in questo momento i progetti paralleli sono bloccati, perché bisogna essere realistici: anche quelli hanno bisogno di essere foraggiati, e il budget ci basta per ciò che stiamo facendo».
Roberto Quartarone
[2 – continua]
Vedi anche:
«Acireale al di sopra delle aspettative»