Iniziamo un viaggio tra le società di vertice per capire i problemi e le prospettive del nostro basket… Acireale, un’interpretazione alla grande del proprio ruolo… Paolo Panebianco: «Stiamo strutturando il movimento giovanile»… «La Federazione è confusa, per un futuro solido ci vuole un impianto e basi organizzative ed economiche»…
Sembrava difficile ripetere l’ottimo campionato 2009-’10, concluso con il miglior risultato della propria storia: una squadra costruita con poco, tante scommesse, qualche punto certo, a partire da coach Foti, hanno portato al 4° posto nel Girone H di Serie C Dilettanti e alla qualificazione ai play-off. Anche quest’anno la Pol. Basket Acireale sta interpretando alla grande il proprio ruolo: finora ha passato tredici giornate in vetta, non è mai sceso sotto il secondo posto, si è anche rinforzato inserendo il vice-capocannoniere del girone. In più la sinergia con il San Luigi ha apportato un’ulteriore linfa all’attività giovanile, la terza più importante della provincia in termini di numeri.
Abbiamo tentato di andare oltre questa cronaca del campionato in corso. La pallacanestro non sta attraversando un periodo florido, quella etnea in particolare è regredita di molto con la scomparsa del vertice (la Pallacanestro Catania) e l’appiattimento delle ambizioni nella femminile. Ad Acireale non si sta meglio: il settore senior in tre anni è passato da tre società maschili e una femminile alla sola Edil Tomarchio. Partendo dall’attualità, il presidente Paolo Panebianco dà qualche spunto in più anche per capire come proseguirà l’attività in futuro.
Come giudica il campionato attuale dell’Acireale?
«Il nostro campionato è al di sopra delle aspettative della vigilia, anche se il risultato fin qui conseguito è il frutto del gioco, delle individualità e della determinazione con il quale coach Foti ha costruito questo gruppo».
E il movimento giovanile?
«Il movimento giovanile lo stiamo strutturando sfruttando appieno le sinergie formate dalle società che fanno parte del gruppo Acireale».
Secondo lei si arriverà ad una stabilità che eviterà ogni estate di rischiare di dover rinunciare alla categoria?
«È una domanda difficile a cui poter rispondere. La Federazione è, secondo me, in uno stato confusionale dato che non riesce a dotare i campionati di un assetto strutturato e funzionale. A ciò si aggiunge un’escalation di costi e adempimenti che a lungo andare rischiano di far deragliare il sistema. L’impoverimento tecnico dei campionati minori è destinato a crescere, con i giovani che si credono già pronti (e non lo sono) ad affrontare campionati di una certa levatura e ventenni che pensano già di essere affermati».
Quest’estate abbiamo stuzzicato Foti chiedendogli se Acireale può ambire a ripercorrere le orme di squadre come Veroli, che non appartengono a capoluoghi di provincia e ottengono grandi risultati; secondo lei cosa ci vuole perché questo avvenga?
«Una società che sia ben strutturata dal punto di vista organizzativo ed economico e soprattutto un impianto che non venga diviso con altre dieci società».
La collaborazione con le altre società della zona è ripresa?
«Noi da cinque anni abbiamo già intrapreso la strada che portava alla collaborazione tra società vicine. Con il prof. Sgroi e le società di Acicatena, Aci San Filippo, Aci Sant’Antonio abbiamo già creato un primo gruppo 94/95 che sfruttava la sinergia e che l’anno scorso ha portato a vincere il titolo provinciale Under-15, in un torneo privo però di Cus Catania e Gravina, che partecipavano all’Under-15 d’Eccellenza. Quest’anno si è raggiunto lo storico accordo con il San Luigi ed inoltre la sinergia e collaborazione si è estesa anche alla Polisportiva Alfa di Catania».
Roberto Quartarone
[1 – continua]