Il presidente degli Stati Uniti è notoriamente un appassionato di pallacanestro che passa il tempo libero sul playground. Una sua partita ha fatto notizia, ma non per i punti segnati…
Quelli che contano, alla fine, sono i punti. Nello sport agonistico questo principio vale sempre. Nel basket è legge. I canestri stavolta non c’entrano, ma se – mettiamo – il Presidente degli Stati Uniti si becca una gomitata sul labbro giocando in un campetto della Casa Bianca, cosa fanno più notizia due puntazzi di seta messi lì (ma quale anestesia!) tanto per chiudere la ferita oppure dodici punticini con un filo speciale sottile sottile (in anestesia, of course!) per lasciare una cicatrice la più invisibile? Più punti, più notizia, che discorsi!
Parliamo così perché il fatto – una involontaria gomitata e niente più – è realmente successo. Banale, ricorrente, quasi un marchio di iniziazione per ogni cestista che entra in campo con lo spirito da lottatore, che sia parquet e partita ufficiale o cemento e scommessa tra amici. E sicuramente anche Barack Obama, quando era il Signor Nessuno nella squadretta dell’high school di Honolulu o nei playground di Chicago, aveva già assaporato l’amaro di un olecrano puntato in faccia. Ma nel suo ruolo attuale (quello politico, s’intende), nulla ormai può essere considerato normale: «brutta disavventura», «vittima di un incidente», leggere gli articoli dei quotidiani per credere alla amplificazione data al fatterello. Il mondo guarda, il mondo sa. E «dodici punti» su un titolo di giornale (scritto in cifre fa lo stesso effetto) valgono e pesano per quanti sono.
Tutto poi viene di conseguenza. Una feritina rimarginata dalla saliva (o tutt’al più dai due puntazzi di cui si diceva) poteva passare inosservata. Dodici punti no: TV, magazine, foto, editoriali. L’infortunio diventa un caso, anzi il caso! Perché è successo? Era il Presidente «…forse troppo rilassato per via della Festa del Ringraziamento» o al contrario «…troppo teso per i venti di guerra che spazzano la penisola della Corea»? Cosa gli passava per la testa, quando l’altro pomeriggio si trovava a giocare con i suoi fedelissimi una partita di «street basket» sul campetto che lui stesso aveva fatto costruire all’indomani del suo insediamento alla Casa Bianca? Assorto nei pensieri o stava solo concedendosi – come è suo solito – un piccolo svago dopo il pranzo? E soprattutto: come la mettiamo con quel mischino che gli ha sferrato la botta in faccia mentre stava per tirare a canestro (Obama in veste di difensore)? Proprio vero che manco ’na gomitata in pace uno si può prendere!
Su quel labbro sanguinante, poi, si è avventata l’equipe della «Medical Unit», e anche lì nessuna possibilità di minimizzare o di sottrarsi alla risonanza del personaggio suo malgrado. «Stia calmo, Presidente, qui la situazione è delicata, adesso ci pensiamo noi…». Anestesia, prego… Uno, due, tre… e via col ricamo. Ogni punto in più, dimensioni di caratteri che aumentano nei titoli dell’indomani. Dodici punti, alla fine. Hai detto niente! Pare che nella vita di certi uomini famosi, episodi in apparenza insignificanti possano cambiare il loro destino. Chissà? Per il momento registriamo l’ennesima – questa proprio non voluta – spinta promozionale data dal presidente Barack al basket. Che ne ha guadagnato anche in termini di immagine etica. Dicono che abbia incassato il colpo con molta sportività, stringendo la mano all’avversario con un arrivederci alle prossime sfide. La partita è stata sospesa quando ormai volgeva alla fine, con quale punteggio non ci è dato sapere. Ma ciò nonostante, quelli che hanno contato, alla fine, sono stati i punti!
Nunzio Spina