Scrive l’ex guardia di Adrano in risposta all’intervista al presidente Rosario Menza… «I miei genitori mi finanziavano da troppo tempo, ora sono nella mia camera e non posso giocare»…
Mentre l’Unifarmed Adrano crollava sotto i colpi della Gea Alcamo al PalaTenda, mille chilometri più a nord un ragazzo di ventitre anni stava scrivendo un’e-mail. Da casa sua, in Toscana, Giacomo Belli, guardia protagonista della strepitosa stagione d’esordio in C Dilettanti della società bianconera e quest’anno sesto uomo con un contributo meno importante, ha deciso di rispondere all’intervista rilasciata da Rosario Menza, massimo dirigente adranita, che aveva individuato la causa dell’addio del giocatore nella mancanza di stimoli.
«Innanzi tutto – esordisce Belli – voglio ricordare che nei confronti del mio ex presidente provo grande affetto e ho un rapporto di stima, sentimenti che ci hanno accompagnato in questi due anni e che sono rimasti anche dopo il divorzio consensuale pochi giorni fa. Per questo motivo mi dispiace e mi rammarico nel vedere scritte delle cose che non sono corrette, nei miei confronti, dato tale rapporto di stima vicendevole».
La guardia aretina, infatti, sostiene che gli stimoli non mancavano, tutt’altro. «Mai avrei lasciato la mia squadra e quella stupenda tifoseria per questo. Ho sempre creduto nella possibilità della salvezza e la volevo ancor di più anche per un certo senso di dovere-debito, poiché l’anno precedente Adrano mi aveva lanciato come vero professionista. Avrei giocato sino alla fine, qualunque fosse stato il risultato».
La motivazione della rescissione consensuale dell’accordo tra Belli e Adrano sarebbero invece riconducibili ai problemi economici di cui si è parlato nei giorni scorsi: «Erano svariati mesi che i miei genitori mi finanziavano per rimanere in Sicilia dato che non ricevevo più le mensilità di quest’anno, sommate ad altri mesi non retribuiti dell’anno scorso. Se fosse stata una questione di stimoli, che senso avrebbe avuto andarmene proprio una settimana dopo la chiusura del mercato cestistico? Un atto suicida! Me ne sarei potuto andare via molto tempo prima, ancora in tempo per giocare da qualche altra parte; ma ho preferito rimanere nonostante le avversità».
Malgrado capisca le ragioni della sua ex società, Belli è comunque deluso: «Non ho intenzione di scagliarmi contro alcun dirigente perché, purtroppo, quando ci sono dei problemi economici gravi, non ci si può fare nulla. Io l’ho capito e il divorzio è avvenuto, con il dispiacere di entrambe le parti … spero! Comunque, una chiarificazione preventiva- e a tempo debito, senza ridursi all’aut aut- sullo stato economico societario non sarebbe stata una mossa sgradita. Non accetto che siano state dette cose errate, gettando fango sulla mia faccia, perché ne va della mia carriera e della mia persona. Intendo dunque sottolineare che non ho abbandonato la mia squadra, i miei amici, il mio pubblico, per mancanza di stimoli, ma per il semplice fatto che non potevo rimanere senza una retribuzione così a lungo».
A questo punto, la guardia dovrà obbligatoriamente star ferma fino al prossimo campionato, considerando che il mercato è chiuso per tutte le categorie. «Adesso mi trovo a scrivere dalla mia cameretta, senza poter giocare a ciò che più mi piace al mondo, senza poter sudare nel palazzetto coi miei amici, senza potermi godere il fantastico sole della Sicilia, ma soprattutto senza poter più udire quel ritmare del tamburo che scandiva oramai i battiti del mio cuore. Con questo faccio i migliori auguri ai miei amici e per le sorti dell’Adrano basket».
Roberto Quartarone
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