Via Del Vecchio, Famà e Belli: perché?… Le parole dell’ex coach Mike Del Vecchio: «Non ho abbandonato nessuno»… La risposta del dirigente Alberto Verzì…
Cosa stia succedendo nell’Unifarmed Adrano pare sia un mistero. Lunedì trapela qualcosa, la squadra è senza allenatore e senza due giocatori ma non vengono spiegati né perché né se la decisione è definitiva. Martedì, c’è voglia di capire cosa stia succedendo. Contattiamo il presidente Rosario Menza, che per problemi di lavoro deve rimandare l’intervista. Attendiamo una risposta, ma tutt’ora non siamo riusciti ad avere notizie ufficiali da lui.
Contemporaneamente, cerchiamo di spiegarci la “panchina vacante” chiamando il diretto interessato, Mike Del Vecchio, giunto ad inizio febbraio al posto di Gigi Bordieri. Il tecnico catanese ha un lungo passato da playmaker nelle giovanili della Scavolini, nel Gad Etna, nel Massafra e in molte altre formazioni. Ha iniziato ad allenare proprio ad Adrano, per poi far tappa in Belgio, a Comiso e a Termoli. Oggi, si ritrova senza squadra. «Non ho abbandonato nessuno – precisa Mike Del Vecchio –, in tutta questa vicenda ci sono alcune cose che non vanno e vorrei spiegare la mia versione dei fatti.
«Sono passate appena tre settimane dal mio arrivo e sabato 27 febbraio, dopo l’allenamento e alla vigilia della partita contro Pianopoli, sono convocato da Alberto Verzì, un dirigente che si è avvicinato da poco alla società e che mi ha detto di parlare a nome di tutti. Verzì mi dice che la salvezza non è più possibile con questi giocatori. I dirigenti sono delusi dal gruppo e sono proiettati a mettere in campo i ragazzini e a liberare tutti il 28 febbraio (a mercato chiuso), pagando gli arretrati. “Abbiamo difficoltà economiche – aggiunge Verzì –, non possiamo più andare avanti a pagarli. Tu però stai tranquillo, ripartiremo da te e potrai fare il mercato per l’anno prossimo perché chiedermo il ripescaggio…”
«”Voi quando avete partorito quest’idea?” chiedo io. “Sono cose che vengono dalla pancia” mi risponde Verzì. “Non capisco perché non credete nella salvezza – obietto –, abbiamo due partite consecutive da giocare in casa, la squadra è in crescita. Sono convinto che ci salveremo con questa squadra”. Il dirigente mi risponde: “Il ripescaggio è sicuro, noi abbiamo un buco di 40.000€, a questo punto anche se ci salviamo l’anno prossimo incorreremo la stessa situazione”. “Ma se avete un buco economico, come avete fatto a cambiare un tecnico e prendere un giocatore? Sono degli optional se si hanno problemi di soldi”.
«”Non ho intenzione di allenare i ragazzini – gli rispondo – perché non sono questi gli accordi che abbiamo preso”. Al mio arrivo, infatti, volevo contare sulla stessa squadra per tutto il resto del campionato e rimanere anche la prossima stagione per poter costruire una formazione ambiziosa, sempre in Serie C Dilettanti. “La politica la sceglie la società – proseguo nella discussione con Verzì –. Mi stai dicendo che il pensiero dominante è che la dirigenza non crede nei giocatori e che volete risparmiare. Rispetto a quando sono arrivato, mi ritrovo già senza Alessandro Saccà e non capisco se volete il mio avallo, ma per cosa? A questo punto, non capisco la scelta di cambiare allenatore e andare sul mercato con i problemi economici”.
«”Mi auguro che questa storia la mettiate in stand by fino a domani sera – chiedo al dirigente -, per rispetto del pubblico e del lavoro mio e della squadra. Voglio giocarmi la partita contro Pianopoli, poi darò due giorni liberi ai ragazzi mentre voi pensate a come procedere. Poi mi farete sapere. La mia risposta è che se devo allenare i ragazzini mi chiamo fuori. Se trovate un accordo con tutti i giocatori e non si parlerà più di soldi, mercoledì tornerò ad allenare il gruppo”. Il dirigente mi risponde: “Chiamerò Dino De Masi per dire che la società risponderà dei pagamenti lunedì”.
«La discussione si chiude lì, io torno a casa e mi sento con Turi Sanfilippo, mio dirigente di riferimento. Con lui ci incontriamo domenica pomeriggio alle 15. “Sai che sono stato convocato?” chiedo. “Mike, sono mortificato – mi risponde Sanfilippo -, ti chiedo scusa. Noi della vecchia dirigenza non siamo d’accordo ma ci adeguiamo, chi ha deciso mette i soldi. Non ci avevano detto che c’erano problemi. Io sono stato assente per problemi familiari e non so del mercato”. “Prendo atto delle scuse ma non le posso accettare – rispondo io –, non siamo dei bambini, prendete una decisione forte e discostatevi dalla nuova dirigenza. Mi auguro che la partita si giochi, che i giocatori non sappiano della situazione”.
«Ho infatti paura che la loro prestazione venga condizionata da questa notizia. E appena arrivo al campo, mi rendo conto che nello spogliatoio qualcuno sta parlando, ma non della gara. Faccio un paio di domande e scopro che hanno saputo della volontà della società di tagliarli per mettere i ragazzini in campo. “Ma chi l’ha detto?” chiedo. “Verzì ha chiamato il capitano De Masi per dire che non c’è allenamento martedì perché c’è riunione e i più esperti hanno capito subito cosa succederà”. A quel punto vado a parlare con il dirigente e gli dico che non si è comportato correttamente. Lui mi risponde che pensava che io avessi già parlato con la squadra, ma chiudiamo lì la discussione per pensare alla gara. L’avevamo preparata benissimo in settimana, come se fossimo stati in Serie A. Conoscevamo tutti i giochi a uomo e potevamo batterli con i particolari, che fanno la differenza. Eppure alla fine abbiamo perso.
«Dopo la partita sono rimasto in campo. Non ho potuto parlare con i ragazzi, perché ho avuto una discussione animata con i dirigenti. “Ero stato chiaro, ma prima della partita sono state dette delle cose in più. Dovevo parlare io con la squadra per dare i due giorni liberi” esordisco. Alla fine, mi dicono che mi chiameranno lunedì o martedì. A quel punto ribadisco: “Se dovrò allenare una squadra di ragazzini non ci sarò. Se tutta la squadra rimane e non si parlerà più di soldi ci sarò”. Bene, non sono stato più chiamato. Mi ha contattato solo Turi Sanfilippo, che mi ha scritto: “Mi scuso con te e spero che se cambierà qualcosa in futuro tu possa tornare”. Gli ho risposto che non sono d’accordo con la situazione e non mi fido più al 100%. Non c’è stato alcun comunicato ufficiale da quel momento, mi sono sentito solo con i ragazzi».
Mike Del Vecchio, che ad Adrano aveva chiuso la carriera da giocatore, conclude con alcune considerazioni personali: «A mio avviso, questo è un atteggiamento di una società che va a chiudere, che vuole retrocedere prima che si arrenda la squadra. Ero disposto a soffrire fino all’ultimo, ma la dirigenza no. E così hanno regalato quattro punti a Pianopoli e Messina. Sono rimasto talmente poco che mi sembra di raccontare la trama di un film… Alla fine, però, posso dire che la squadra mi seguiva e stavamo lavorando bene, ci saremmo salvati».
All’intervista ha risposto il dirigente dell’Unifarmed Adrano Alberto Verzì, con un comunicato che qui riportiamo integralmente:
«“Vergogna”. Si! Vergogna avrei provato se fossi stato un allenatore professionista di C1, qualora, convocato da un mio dirigente per mettermi a conoscenza di discorsi riservati fatti nell’ambito di una riunione di dirigenza (qualunque fosse stato l’argomento) li avrei divulgati ai quattro venti. Informazioni cosi delicate e riservate, andando contro, ogni regola morale, deontologica e giuridica, venendo meno al rapporto fiduciario e di riservatezza che mi lega professionalmente a quella società.
«Ma, io non sono il Sig. Del Vecchio Michele! Ognuno di noi agisce in virtù della propria coscienza, e si assume la responsabilità morale e giuridica delle proprie azioni! Premesso tutto ciò, e puntualizzando che, sussistendo i presupposti di fatto e di diritto per sporgere querela non esiterò a farla, è bene fare un po’ di chiarezza in merito a questa vicenda. La convocazione rivolta al Sig. Del Vecchio è avvenuta allo scopo di capire, alla luce delle tre partite svolte alla guida della squadra, quali fossero le conclusioni tecniche da lui dedotte in virtù della sua esperienza professionale.
«Al fine di non entrare in articolazioni sgradevoli, inopportune e infantili, con dovizia di particolari di tipo cinematografico/romanzesco come fatto dal sig. Del Vecchio nel suo articolo pubblicato il 13 marzo, mi limiterò come è giusto fare, di riportare obbiettivamente i fatti:
«il Sig. Del Vecchio da me convocato il 27 febbraio, prima che io gli dicessi qualsiasi cosa, esordì dicendomi di voler abbandonare la guida della squadra dopo la partita che si sarebbe svolta domenica contro il Pianopoli e che la decisione che aveva preso era stata discussa e maturata in famiglia; e avrebbe provveduto a comunicare tale decisione la stessa sera al dirigente Turi Sanfilippo.
«Nel tentativo di fargli cambiare idea introdussi l’argomento uscito dalla riunione di dirigenza (inopportuno riportare visto che trattasi di cose riservate e delicate che lederebbero la privacy di tutte le parti!), parlammo di possibilità future (prossima stagione), con eventuali soggetti da lui individuati e proposti, riproponendoci di parlarne con tutta la dirigenza il martedì prossimo.
«Dopo la partita di domenica il sig. Del Vecchio s’avvicinò a me e al presidente Saro Menza e ci confermò la sua volontà d’abbandonare la squadra. Per l’ennesima volta insieme al presidente lo esortai a rivedere lontano dallo stato d’animo della sconfitta tale decisione, e a sentirci lunedì o martedì per fissare la riunione di martedì sera come antecedentemente concordato.
«Nelle giornate di lunedì e martedì provammo innumerevoli volte sia io che il presidente a contattare telefonicamente il sig. Del Vecchio ma pur squillando il telefono, non ritenne opportuno rispondere.
«In merito alla certezza di retrocedere, liberare i ragazzi, non pagarli, problemi economici, e di tutte le altre affermazioni ridicole e vergognose, atteggiamenti e ripicche infantili degne di bambini di scuola elementare (lo dovevo dire io e non tu!) mi creda, non è il caso di rispondere, mi sentirei non un bambino come puntualizzato dal sig. Del Vecchio nel suo articolo, ma un deficiente; offendendo l’intelligenza mia e di tutti coloro che ci leggono.
«In merito alla situazione difficile che stiamo e sta vivendo tutto il Basket dilettantistico, non è il caso di nasconderci dietro un dito. Tutti siamo consapevoli che il Basket dilettantistico sta passando un momento poco felice, anche in relazione alla crisi economica che attanaglia tutti i settori, ma da parte nostra non c’è assolutamente la volontà di mollare, anzi, è radicata fermamente dentro ognuno di noi la volontà di continuare e impegnarsi di più, e garantire ai nostri figli e a tutti i giovani che vorranno avvicinarsi alla nostra società un ambiente sereno, pulito e lontano dai pericoli che affliggono la società in cui viviamo.
«Inoltre, voglio ringraziare tutti i ragazzi che sono rimasti all’interno della nostra squadra che capendo (più di qualcun altro) i discorsi che gli sono stati fatti onesti e privi di sofismi, facendo delle rinunce, hanno dato il cuore nella partita di domenica 07 marzo, dimostrando la loro maturità e il loro attaccamento alla maglia e alla città “rischiando di vincere pur senza allenatore!”. “GRAZIE DI CUORE”
«Ritengo, che sia palese l’infondatezza di quello dichiarato dal Sig. Del Vecchio alla luce della decisione presa di rimanere dei giocatori (a maggior ragione i più pagati), che hanno capito il senso corretto delle problematiche espostogli dalla dirigenza.
«In conclusione mi permetto di fare un appello a tutto l’ambiente del Basket dilettantistico, vi esorto a riappropriarci dello spirito ludico di questo bellissimo sport, e di stare attenti a chi ci rivolgiamo; valutiamo attentamente chi dice di essere un professionista. Questi fatti portano solo a fare allontanare tutte quelle persone che a questo sport danno tanto senza ricevere e ne pretendere nulla in cambio».
Roberto Quartarone