In estate, Matías Degregori ha vinto il Premio Corridoio Solare come miglior giocatore del 2008-09. Approfittiamo della sua migliore partita dell’anno per raccontare la sua storia.
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LA SCHEDA. Matías Degregori. Playmaker-guardia, Buenos Aires 1984. |
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Domenica scorsa, un capellone con il numero 7 sulle spalle ha terrorizzato la difesa foggiana. Matías Degregori, 25 anni, ha disputato la sua migliore partita dell’anno trascinando alla vittoria la Virauto Ford Catania, giunta al culmine di un periodo veramente positivo che ha portato 10 punti nelle ultime sei partite. «Un po’ tutti abbiamo fatto una grande partita – ha detto Degregori – il match era difficile, ma noi siamo stati bravi a non mollare mai e a mettere loro pressione. Il successo è meritato e importante, considerando che questa è stata finora una stagione disgraziata, durante la quale non siamo mai riusciti a stare tutti bene. Ancora adesso dobbiamo fare a meno di Trevisan, un’assenza pesantissima. Per fortuna sono rientrati Novatti e Catotti e domenica riavremo anche Confente».
Argentino di Buenos Aires, 191 cm, Degregori è giunto alla seconda stagione a Catania. Al PalaArcidiacono ha vissuto una maturazione notevole. Da guardia-ala si è adattato a playmaker con risultati ottimi (è il quarto assistman e l’undicesimo stealer del campionato, per intenderci), non ha un tiro impeccabile tecnicamente ma ha pur sempre il 54% da due e soprattutto è il quarto miglior giocatore del girone D di Serie B Dilettanti per valutazione, dietro Corvino, Serino e Mlinar. Rispetto alla scorsa strepitosa stagione, le cifre sono leggermente più basse, ma sarebbe stato veramente difficile ripetere un campionato di così alto livello. I lettori di Basket Catanese lo hanno votato anche miglior giocatore catanese 2008-’09 e proprio per questo ha ricevuto il premio Corridoio Solare. È ora di proporre una lunga discussione cominciata tempo fa…
ESORDIO. La prima partita al PalaArcidiacono, in amichevole contro Agrigento [Basket Catanese]. |
«Ho iniziato quando avevo 7 anni – esordisce Matías, che parla un ottimo italiano –. Avevo provato a fare nuoto, taekwondo e tennis, ma una domenica ho visto l’NBA e mi sono appassionato. Così ho deciso di giocare nel Banco Provincia, l’unico club che ho avuto in patria. Già nei cadetti l’allenatore della prima squadra mi faceva allenare con i più grandi, mentre ho esordito in terza divisione quando ero uno juniores. A 18 anni, mi hanno messo davanti ad un bivio: andare in seconda divisione o tentare la fortuna in Italia. Ho pensato: “Proviamoci, male che vada tornerò a casa!”. E così sono partito per l’Europa».
Il cognome Degregori sembra di origine italiana, è stato facile avere la nazionalità?
«Vengo da una zona dove ci sono molti discendenti di italiani, ma ho preso la nazionalità da mia nonna, non da mio nonno paterno. Lei è originaria di Lanciano, in Abruzzo, ha deciso di non prendere la nazionalità argentina ed è rimasta legata alle sue origini, ma da quando si è trasferita in Argentina non è più tornata in Italia. La mia scelta è stata presa con sorpresa dalla mia famiglia, ma non ho mai dubitato e loro hanno capito. Mia mamma è venuta qui per la prima volta l’anno scorso, per i play-off con Agrigento. È rimasta un mese e le è piaciuto, era contenta, anche se ha pianto per la partita che abbiamo perso… L’ho portata a Taormina, sull’Etna e in giro per il centro-nord Italia. Ci siamo fermati a Venezia, la città che mi è piaciuta di più. Non la smettevamo di camminare!»
CAPITANO. Degregori parla con il capitano Trevisan: hanno stretto una buona amicizia [Basket Catanese]. |
In Italia, i primi tempi sono stati duri per Matías.
«Mi allenavo con la B2 di Catanzaro e giocavo con la C2 di Soverato in una squadra con quattro argentini. Frequentavo una scuola per studiare l’italiano dato che era la prima volta che superavo l’oceano e quella compagnia non mi ha aiutato ad imparare, ma sicuramente così non ho avuto nostalgia: mi sentivo a casa! È stato un anno molto difficile, ci davano un rimborso di 300€ al mese che non bastavano per vivere e ad un certo punto non ci hanno dato più nulla. Dovevamo pagarci anche l’autobus da soli, quindi non ci siamo presentati più. Alla fine ci hanno dato qualcosa degli arretrati, ma è stata dura».
Poi, però, è arrivata la chiamata dell’Ares Ribera, una società solida e con ambizioni chiare.
«Era una squadra con tanti argentini (tra cui Saborido, l’anno scorso a Massafra), costruita per la promozione in B1. Mi sono trovato molto bene, anche se in prima squadra non potevo giocare perché dovevo fare due anni di giovanili per scendere in campo in B2. Quell’anno, comunque, con l’Under-21 arrivammo fino alle finali nazionali e quindi fu una grande soddisfazione».
Il momento dell’esordio in B2 arriva, ma con la maglia di Gragnano.
«Avevo visto questa squadra giocare a Ribera con Trevisan in campo. Mi hanno chiamato a far parte di un roster competitivo che ha vinto i play-off ed è andato in B1. In Campania giocavo una quindicina di minuti a partita, Gragnano non è bellissima ma è ad un passo da Napoli e Sorrento, che andavo a visitare quando avevo del tempo libero. E poi ha un palazzetto con un pubblico molto attaccato al basket. La finale dei play-off, contro Ruvo di Puglia, è stata la mia grande occasione: ho giocato le due migliori partite della stagione, in casa e fuori».
PICCOLI. Un momento di gioco di Virauto-Bernalda, lo scorso campionato [Basket Catanese]. |
Ma la promozione non gli basta per una riconferma; lo nota però Riccardo Cantone, che lo vuole a Canicattì.
«Riccardo è un bravo allenatore, ho vissuto con lui una bella esperienza per due anni. Canicattì è un po’ più grande di Ribera e ha un pubblico che sente tantissimo il basket, forse ogni tanto esagerando. Ma il fattore campo si sentiva, così come a Gragnano. Ho iniziato dalla panchina, poi mi sono affermato come titolare. La nostra era una società che aveva speso poco rispetto alle pugliesi ma aveva tanti giocatori di categoria. Il secondo anno ho avuto addirittura quattro argentini come compagni: Ricci, Birindelli, Cornejo e Messina. Alla fine abbiamo anche raggiunto i play-off».
Con una squadra costruita per salvarsi, Canicattì riuscì a portare a gara-3 Ostuni, poi promossa in A Dilettanti. In estate, la dirigenza del Gad Etna acquista il titolo dell’Ares Palermo di Serie B Dilettanti e si pensa a portare nella neonata Pallacanestro Catania l’argentino che ormai è diventato un habitué dei parquet siciliani. Il 23 luglio 2008 Marco Distefano annuncia il suo acquisto: «è una guardia-ala e l’abbiamo preso per riequilibrare in difesa la formazione: è ottimo nell’1 contro 1».
CHE PLAY. Degregori si è riscoperto playmaker a Catania, dopo tanti anni da guardia-ala [Basket Catanese]. |
«Mi ha chiamato il procuratore – ricorda Matías – per mettermi davanti ad un altro bivio: o rimanere a Canicattì per un altro anno, anche se c’erano dei problemi economici, o venire in una nuova società. Avevo voglia di cambiare e ho accettato la seconda proposta. Ho trovato Daniele Valerio, che già conoscevo, ma ho stretto amicizia soprattutto con Davide Naso e Sandro Trevisan». Per Degregori si tratta della stagione migliore in carriera, in tutti i sensi. Alla fine, la corsa della strepitosa Virauto Ford si conclude al primo turno dei play-off, ma è comunque un’esperienza da incorniciare. La dirigenza lo conferma subito e lo vorrebbe tenere anche in caso di approdo in una serie superiore. «A me piacerebbe arrivare in Serie A Dilettanti e spero di riuscirci con Catania, rimanere qui sarebbe ottimo».
Certo, Catania non è proprio come Gragnano e Canicattì: dal pubblico arrivano molte meno pressioni. «Certo, tanto pubblico ti carica. A Gragnano il tifo è pazzesco, gli spalti bellissimi ed è molto diverso da qua. Ma qui le pressioni ci sono lo stesso, se la partita conta anche se ci sono due persone sugli spalti lo senti perché ti giochi il lavoro di tutto l’anno. Comunque, anche lo scorso anno la gente, nel finale di stagione, ha cominciato a starci ancora più vicina. Io spero che il PalaArcidiacono, da domenica contro Bisceglie alla fine del campionato, sia stracolmo e ci dia la spinta per centrare il massimo risultato possibile».
AL TIRO. Degregori tenta il tiro da due [Basket Catanese]. |
Com’è il campionato argentino?
«La massima serie equivale ad una Legadue italiana, magari con qualche squadra forte della Serie A Dilettanti. Non ci sono molti stranieri né i giocatori di qualche anno fa che sono arrivati in NBA, come Manu Ginóbili. Ricordo che ho visto “el Narigón” contro l’Italia nella finale delle Olimpiadi del 2004: ero a casa e ovviamente tifavo Argentina!»
Tempo fa, c’era chi diceva che il nuovo regolamento sugli stranieri della Lega di Serie A faciliterà i passaporti facili. Secondo te è una pratica comune?
«No, almeno non più. È difficile “comprare” un passaporto o truccare l’età, forse tempo fa era più facile. E comunque chi lo fa prima o poi viene scoperto. A proposito delle regole per dare più spazio agli italiani, sono d’accordo ma bisogna lavorare sulle giovanili. E poi se sono forti lo stesso tolgono lo spazio agli stranieri, senza bisogno di forzature».
E sull’allargamento dei campionati della Lega Pallacanestro cosa pensi?
«Girano meno soldi sì, ma con due posti per la promozione in Serie A Dilettanti le squadre hanno speso tanto lo stesso».
CONTRO FOGGIA. Degregori in campo all’andata contro Foggia; al ritorno ha disputato la migliore partita [Pall. Catania]. |
Secondo te tra i ragazzi del Gad Etna c’è qualcuno che farà strada?
«Orazio Livera è migliorato tanto, fisicamente ci sta. Anche Cavalli fisicamente è bravo. Li abbiamo fatti inserire bene, insieme a Mauceri e Caltabiano, che già conoscevamo dall’anno scorso».
E il tuo futuro sarà nel basket?
«Studio Economia e vorrei fare il commercialista, ma in Argentina. Per ora, finché posso giocare voglio farlo. Poi si vedrà. Non farò comunque né l’allenatore né il dirigente, perché dovrei avere moltissima pazienza, come Pippo Borzì, e non è facile!»
In questi giorni, Degregori ha speso due parole sulle ultime battute del campionato: «Non darei obiettivi per il finale di stagione. Sarebbe facile e ovvio dire che vogliamo puntare in alto, ma io dico che dobbiamo affrontare la stagione partita dopo partita, cercando di continuare a fare bene come stiamo facendo ora. Poi, a fine campionato, tireremo le somme. Intanto, domenica arriva Bisceglie, che non per caso si trova al secondo posto. È una squadra che gioca bene e ha un roster molto profondo e di altissima qualità. Ma noi dobbiamo continuare la nostra strada, abbiamo il massimo rispetto per Bisceglie, ma l’obiettivo sarà la vittoria».
Roberto Quartarone
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