Riccardo Cantone, il meglio deve arrivare

Da anni, Riccardo Cantone lallenatore catanese pi conosciuto e apprezzato in Italia. La sua reputazione si consolidata negli anni grazie alle tante esperienze in giro per lo stivale, coronate da tanti successi e qualche delusione. Questanno passato da Catania come avversario, sulla panchina della Cisa Massafra, ed stato accolto con tutto laffetto possibile. Oggi, il tecnico che vive a Ragusa da qualche anno, impegnato nellorganizzazione dellOrange Camp.

SEMPRE ATTIVO. Riccardo Cantone, 48 anni, ha chiuso l’esperienza con Massafra a novembre ma sempre attivo su pi fronti [C.Carbone].

Questanno siamo giunti alla decima edizione spiega e contiamo su uno staff di tutto rispetto: solo per citare gli allenatori, abbiamo Giorgio Valli, Nando Gentile, Gianni Lambruschi, Paolo Marletta e me.

Cosaltro fa oggi Riccardo Cantone?
Sono un allenatore professionista, quindi sono sempre in giro per vari clinic e mi aggiorno andando a vedere pi partite possibile sia in Sicilia che in Italia. In questo modo, cerco anche di conoscere giocatori nuovi che nel prossimo futuro potrebbero tornarmi utili.

C stato qualche contatto per la prossima stagione?
Ancora prematuro come periodo perch non si sono conclusi i play-off e i play-out. C stato qualche abboccamento ma presto per parlarne.

PGS SALES. Un giovanissimo R.Cantone in prima fila con le giovanili della PGS Sales [C.Sgroi].

La considerano il miglior allenatore catanese presente sulla piazza. Come riuscito a raggiungere certi livelli?
Sono orgoglioso di essere catanese, tanto che dico di essere marca Etna, molto pi che un semplice catanese. Sulla questione di essere il migliore, il campo a giudicare. E pensare che ho iniziato per scherzo nel 1978, quando ho smesso di giocare per una questione di principio. Con i miei compagni di squadra del Gad Etna avevamo fatto uno stupido sciopero che mi ha portato a lasciare la squadra, cos ho iniziato ad allenare alloratorio, dove mi hanno coinvolto perch sapevano della mia grande passione per la pallacanestro. Da cosa nata cosa, sono passate tante stagioni e tanti risultati e ne sono venuti alcuni che non aspettavo. Questattivit da hobby diventata qualcosa di molto serio, una professione al punto tale da farmi lasciare giurisprudenza; sono un avvocato mancato! La pallacanestro mi assorbiva tutto il giorno, limpegno nella preparazione era totale. Per riuscire ad emergere non c una ricetta, ma la voglia di far bene quello che si fa, la grande curiosit, la voglia di imparare. Bisogna anche avere la voglia di vedere gli allenamenti di un altro allenatore di qualsiasi categoria e a prescindere dal suo blasone, perch in palestra si impara a riproporre le idee positive e costruttive e a non mettere in pratica quelle negative; comunque costruttivo vedere gli altri. Con il passare degli anni ti crei la tua filosofia e la tua metodologia, ovviamente. Io ho avuto la fortuna di lavorare con grandi allenatori come Cacco Benvenuti, il mio padre putativo dal punto di vista cestistico, Gianni Lambruschi, Riccardo Sales, Giancarlo Sacco. E in trentadue anni ho avuto la fortuna di toccare dallA1 alla D, la maschile e la femminile; ho fatto molto, sono andato avanti e cresciuto confrontandomi con realt diverse. Il segreto di pulcinella di non accontentarsi ad oggi, ma trovare nel domani una motivazione importante per rifare meglio quello che hai gi fatto. Quando mi chiedono il curriculum, io scherzo rispondendo che preferirei parlare del mio curriculum futuro! Ovviamente, ho fatto tante cose positive, ma anche negative. Quando ci si assume la responsabilit si i primi a sbagliare, mentre se si sta in tribuna a sindacare si ha sempre ragione. La realt in campo, non fuori.

SERIE A. L’Alfa Romeo Catania promossa in Serie A con Cantone in panchina [La Sicilia].

E quindi quali sono i suoi obiettivi futuri?
I massimi, voglio ritornare nellorbita della pallacanestro che conta al massimo livello, magari in Serie A, ma senza scorciatoie. Voglio vincere un campionato sul campo e acquisire quindi il diritto ad allenare in Serie A in prima persona, non per chiamata diretta. Ognuno di noi deve avere delle aspirazioni e degli obiettivi importanti, che servano da sprone ogni giorno. E non intendo snobbare le altre categorie, potrei anche allenare in C1 lanno prossimo! Il problema di fondo la possibilit di lavorare ad un progetto, in grande sintonia con lapparato societario. Lapparato tecnico lo costruisco io e se c feeling e fiducia con la dirigenza i risultati vengono. Certo, se chi se ne occupa fosse un brocco non lavorerebbe a lungo Punto al massimo delle mie possibilit e voglio sgraffignare personalmente una posizione migliore. Se trovassi una societ con un progetto strutturato e lungimirante, anche giovanile, ripartirei da l. chiaro che per me la pallacanestro un lavoro, che io cerco di svolgere al massimo dellimpegno e delle conoscenze culturali e umane e mi aspetto una risposta adeguata dalla societ che interessata a me.

per questo che ripartito dalla Grifone?
Sono tornato a Catania nel 95 per un motivo disgraziato: era scomparso mio padre e mia madre era rimasta sola con mio fratello. Venivo da quattro anni di Serie A a Trapani, quindi con una serie di esperienze di assoluto livello, ma mi sembrava giusto stringermi attorno alla mia famiglia, dovevo dare una mano in una situazione cos particolare. Nella stessa stagione, la Grifone faceva un lavoro dlite nel contesto di un progetto ambizioso e lungimirante, grazie alla programmazione e allorganizzazione di Enzo Molino. In un momento di stanca di Enzo, io e Andrea Reggio prendemmo in mano la situazione. Ma fu una cosa relativa, perch si risolsero i problemi familiari e dopo un anno andai di nuovo via (mi trasferii a Caltanissetta) e quindi non ho potuto portare avanti il progetto. Purtroppo il mio lavoro da zingaro e in questottica non vivo neanche pi a Catania. Da dieci anni sono residente a Ragusa, dove mi sono sposato dopo essermi trasferito per lavorare con Gianni Lambruschi. Comunque, come ho detto, mi sento profondamente marca Etna.

PREMIATO. Riccardo Cantone premiato da Michelangelo Sangiorgio e Carmelo Carbone durante Virauto Catania-Cisa Massafra [Basket Ct].

Quali sono state le sue soddisfazioni principali?
Trapani e Ragusa sono quelle pi appariscenti. Il mio primo anno a Trapani eravamo in Serie A1 e ricordo ancora le centinaia di metri di fila degli spettatori al botteghino per la prima partita contro la Benetton Treviso al PalaGranata, che purtroppo oggi un bowling. Andai a Trapani perch il senatore Vincenzo Garraffa aveva un progetto giovanile ambizioso e mi chiam come responsabile del settore giovanile. Trapani aveva aperto una foresteria e voleva creare un progetto a lungo termine facendo reclutamento in tutta Italia. Io cos andavo in giro a visionare e reclutare ragazzini per portarli l. Per quattro anni questo discorso continu, finch la societ riusc a reggere economicamente. Dopodich si scopr che aveva un buco enorme e, qualche anno dopo la mia partenza, la societ fu dichiarata fallita perch non riusciva pi a reggere lurto. Quella fu la prima esperienza della Serie A, con un anno in A1 e tre in A2 di cui lultimo prima da assistente di Benvenuti e poi da capoallenatore. E laltra esperienza legata a Ragusa. Sono arrivato dopo la vittoria dei play-off di B1 e ho fatto tre anni di Serie A, con Gianni Lambruschi, Giancarlo Sacco e Giorgio Valli. Queste sono le esperienze di Serie A pi gratificanti e importanti, ma ne ho fatte altre in giro per lItalia e la Sicilia: dieci stagioni tra B1 e B2, la Serie B e poi lA2 femminile a Catania con lAlfa Romeo del compianto Piero Dupplicato, lesperienza della C1, la gratificazione degli stage dei settori giovanili fino al supergrado, il superstage. In 32 anni ne ho viste tante. Tuttavia, a me piace pensare che la stagione migliore sar quella dellanno prossimo; ancora vado in palestra per divertirmi, tanto che dico sempre a mia moglie che le ferie iniziano quando riprendo a lavorare! Quando il gioco non varr pi la candela smetter e far altre cose.

Quali sono state le sue esperienze a Catania?
Partono dalloratorio San Francesco di Sales. Inizio a fare centro daddestramento con la PGS Sales e da l passo alle giovanili del Gad Etna con Trovato dirigente, Molino allenatore, Strazzeri assistente e poi allenatore. E da l dopo il settore giovanile divento assistente di Enzo Molino e nello stesso anno Enzo per motivi personali lascia e concludo io la stagione. Poi parto per il servizio militare alla brigata Folgore e, al mio ritorno, accetto la proposta di Andrea Reggio per allenare la femminile. Lui, Pippo Strazzeri, Natale De Fino, Gaetano Russo sono miei fratelli putativi, cestisticamente parlando! Il primo anno facciamo la Serie B e vinciamo il campionato. Andiamo in A2 e ci salviamo. Ho un altro anno di contratto ma decido di concludere la mia esperienza nella femminile, anche se mi piaciuta perch stata determinante nella mia vita da un punto di vista umano e tecnico. Le problematiche di un gruppo femminile sono completamente differenti da quelle maschili, a partire dalla giocatrice migliore che rimane incinta a met campionato Per, se c un buon gruppo, le ragazze riescono a coagularsi molto meglio per affrontare e superare qualsiasi problema, anche importante.

INTERVISTATO. Riccardo Cantone intervistato da da un giornalista di Basket Puglia [Basket Ct].

AllAlfa Romeo cera un buon gruppo allora?
S, sono stati due anni meravigliosi per me. Un mese fa vado al palazzetto di Santa Croce Camerina a vedere una partita tra Italia e Spagna Under-16 e una signora mi ferma e mi dice: Posso salutare il mio ex allenatore? Non la riconosco allinizio, ma lei mi spiega che la mamma di uno dei ragazzi che giocano in nazionale. Da signorina si chiamava Gabriella Salmaso, da sposata Azzaro. Con grande piacere, dopo ventanni ho rincontrato questa persona e scopro che suo figlio gioca in Nazionale! Era un grandissimo gruppo con un ottimo spirito di amicizia. A parte lei, cerano Antonella Sirianni, Mariella Seminara, Maria Acquarone, Lorella Pasquinucci, Gabriella Serafica, Laura Mione, Valeria Campo, la Recca Una meglio dellaltra, una pi importante dellaltra. Dopo due anni ho lasciato tutto e ho ripreso da zero per ricominciare un progetto a Comiso, in Serie D. Il presidente, il dottor Amato, aveva un progetto molto buono e per tre anni sono rimasto l: per due anni consecutivi abbiamo vinto il campionato arrivando in Serie B e da l sono stato chiamato dalla Pallacanestro Trapani. Un altro intermezzo a Catania stato con il Cus in Serie B2; stata unesperienza improvvisata a luglio, quando avevo rescisso il contratto con Ragusa. Avevamo pochissimi mezzi, ma era una squadra molto marca Etna con un gruppo eccezionale; io ero entusiasmato dallidea di lavorare con degli amici e di inventare una squadra da zero. Abbiamo fatto una stagione incredibile, agli allenamenti eravamo in sei o sette e ciononostante abbiamo lottato fino alla fine, anche se poi non siamo riusciti a restare in Serie B. Dopo, andai a Cefal. Le mie esperienze catanesi sono queste! Le altre sono state fuori ovviamente perch per lavorare cos tanto devi girare.

Qual stato il ruolo di Camillo Sgroi nella sua crescita?
stato il mio mentore iniziale. lui che mi ha trasmesso lamore per questo sport e la disciplina per fare il lavoro, con un approccio serio, perch non si deve prendere in giro la gente. Negli anni settanta giocavo a pallacanestro nella PGS Sales e in contemporanea facevo anche rugby, che mi ha sempre colpito per la tipologia di gioco e per la correttezza e lo spirito sportivo. Facevo rugby nei giorni dispari e quando arrivavo a fare pallacanestro ero distrutto fisicamente, pieno di botte ed ematomi! Un bel giorno, Camillo mi disse di scegliere. Preso molto dal rugby ma ancor di pi dal mio allenatore, che era come un fratello maggiore, decisi di fare pallacanestro. una persona di una grande correttezza umana, me lo ricordo a tuttoggi come una persona duna purezza danimo e sentimenti eccezionale e di una bravura tecnica eccezionale, anche come giocatore. Grazie a lui, i ragazzi della classe 61 fecero varie finali regionali e in tutto cinque o sei finali nazionali consecutive, continuando sotto il nome di Gad Etna.

ESPERIENZE. Riccardo Cantone ai tempi della Grifone.

A parte lo sciopero, smise di giocare perch le mancavano le motivazioni?
No, tuttaltro. Avevo stimoli pazzeschi, ma ho un bruttissimo carattere. Per me una questione di principio e correttezza vale molto di pi di tanto altro. Quellanno, quando andai via dal Gad Etna, iniziai ad allenare al centro daddestramento ai salesiani e intanto continuai a giocare a Zafferana! Era quasi una malattia, avevo tanta di quella voglia di giocare che mi adattai alla Promozione, dove cerano tanti amici, a partire dallallenatore, Gaetano Russo. Gli stimoli non erano persi, erano annegati nella rabbia di non poter giocare con lo Jgermeister. Era pi forte di me, non avevo niente contro la societ o lallenatore, ma la mia era una presa di posizione nei confronti dei miei compagni, con cui non ero daccordo per il loro modo di fare. Ho accettato pochissimi compromessi nella mia vita per il mio carattere testardo e per questo scelsi di andarmene.

Ha rimpianti?
Pi che rimpianti a volte c la rabbia per non aver preso unoccasione. Sono un fuscello in un sistema molto pi grande e ogni opportunit deve capitare con i contorni giusti; so che qualche occasione capitata nel momento sbagliato, quando non ero pronto e il contesto non era quello pi giusto per farmi crescere. Per, ogni volta ero consapevole che ne avrei potuta incontrare unaltra. Questo non per lasciare al caso quello che mi succede, ma perch molte volte funziona cos. Quando smetter magari dir che non sono riuscito a fare tutto ci che volevo, ma ci avr provato; o sar soddisfatto per essere riuscito in tutti i miei obiettivi.

Qual stato il miglior gruppo che ha allenato?
I due gruppi della Gaudium Canicatt. Sono riusciti a cementarsi ad essere una sola persona in campo. Alla fine abbiamo ottenuto dei risultati che nessuno avrebbe mai immaginato, perch tutti i ragazzi erano degli emeriti sconosciuti e non si scommetteva un centesimo su di noi. Per merito loro, della societ e mio sono riusciti a rendersi un unico blocco che ha raggiunto tutti gli obiettivi. simile a quello che successo questanno alla Pallacanestro Catania, una squadra che non era formata da giocatori di grande esperienza, ma tutti lavoravano con grande dedizione. Questo il segreto di tutto.

E a livello giovanile?
Il penultimo anno di Trapani, con i ragazzi del 74 (juniores) che facevano la Serie C1 con il nome di Paceco. Da quel gruppo l uscirono Salvatore Alfonso, Ruben Polselli, Mario Romeo, Daro Andr, Nino Strazzeri, Salvatore Scir e vari altri. Quello stato il gruppo giovanile pi bello, li crescevo gi da due anni. Alla fine del girone dandata eravamo primi in C1 e il senatore Garaffa mi chiam e mi disse Ric, non che vinciamo il campionato e andiamo in B con questi? Era una battuta per dirmi che era contento del risultato. Come immaginavo, per, nel girone di ritorno lesperienza delle altre squadre costruite per vincere il campionato venne fuori. Arrivammo terzi o quarti perch perdemmo in trasferta le partite pi importanti contro squadre di vecchi marpioni.

MENTORE. Camillo Sgroi, il mentore di Riccardo Cantone [La Sicilia].

Qual stato il giocatore pi bravo che ha allenato?
antipatico rispondere. Mi lego moltissimo a tutti, sento ancora molti ragazzi che mi chiamano non solo per Natale ma anche per chiedermi consigli o semplicemente per amicizia.

Allora un giocatore che avrebbe potuto avere una carriera migliore?
Angelo Destasio, che paradossalmente ha iniziato e finito con me. un anno pi piccolo di me e lho reclutato io per la PGS Sales. Ha chiuso a Comiso, allenato da me lanno della Serie B. Poteva diventare una guardia di valore assoluto. Ha avuto la sfortuna di avere un infortunio importante al ginocchio che ha pregiudicato la sua presenza ai massimi livelli; ha avuto una buona carriera, ma avrebbe potuto fare di pi.

Quali sono stati gli errori che si sono commessi nella pallacanestro a Catania in passato?
Non so giudicare chi ha fatto pallacanestro a Catania. Sicuramente, lavorare in una grande citt pi difficile, perch abbiamo la Serie A per sette discipline diverse e se non si lotta per lo scudetto il pubblico neanche viene in palestra; inoltre, molto pi difficile sia reperire i fondi che organizzare qualsiasi manifestazione In un piccolo centro, invece, pi facile agglomerare ragazzi e creare sinergie attorno ad un movimento sportivo. Daltro canto, in citt c pi possibilit di trovare professionalit.

Comunque, come vede il progetto della Pallacanestro Catania?
Faccio lallenatore, ma dopo trentanni mi faccio unidea. La Pallacanestro Catania, con Costantino Condorelli in testa, sta seminando molto bene, ma sono lultima persona che vuole giudicare le societ. Penso che abbiano iniziato con il piede giusto. Il mio consiglio di andare avanti con piccoli passi per costruire delle fondamenta inattaccabili da ogni terremoto. Hanno le potenzialit intellettuali e culturali per andare avanti, ma non devono farsi prendere dai voli pindarici n dallo sconforto. la strada giusta e poi credo che abbiano la serenit danimo e le ambizioni giuste.

Segue ancora la femminile?
Poco, so qualcosa dai giornali. Sia la Rainbow che la Lazr nelle loro rispettive categorie si fanno molto onore. La Rainbow uscita contro Ragusa ai play-off, ma quando si giocato a Ragusa ero fuori citt. La Lazr ha fatto un ottimo lavoro in campo giovanile con lAleksandrova. Comunque, malgrado abbia unesperienza pi limitata con la femminile, se mi arrivasse una richiesta per un progetto serio lo accetterei sicuramente.

Roberto Quartarone

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Il miracolo di Camillo Sgroi
Cantone ha lasciato Massafra
Virauto Catania-Cisa Massafra 84-82